L’UOMO
SENZA PAURA
Di Carlo Monni
(PARTE
PRIMA)
1.
Un vecchio film degli anni quaranta diceva: “Ci sono
otto milioni di storie nella città nuda”. Oggi le storie da narrare sono molte
di più ed il mio compito è proprio quello di farvele conoscere. Il mio nome? Mi
chiamo Ben Urich, sono un reporter investigativo e questo è tutto quel che vi
serve sapere di me.
La scena di un delitto non ha mai niente di bello ed
in questo caso, poi, quando la vittima assomiglia più ad una massa di gelatina
che ad un essere umano, è ancor meno piacevole. Non ci sono fotografi con me,
ma non importa molto. Ai fedeli lettori del Bugle non piacerebbe vedere quel
che rimane di un uomo dopo una caduta di oltre cinquanta piani, proprio mentre
fanno la prima colazione, o, chissà, magari si.
Beh, non importa lo stesso, perché, comunque, io non sono il tipo di
giornalista che fa cose simili.
Mi avvicino a quello che sembra il Detective al
comando e, con grande originalità, chiedo:
-Omicidio?-
Lui
sogghigna e mi risponde:
-A
meno che, la vittima sapesse volare e non abbia scelto una forma di suicidio un
po’ troppo esibizionista, direi proprio di si- Puoi scrivere questo, Urich, sul
tuo fogliaccio scandalistico. -
Non
mi fermo a ribattere che il Bugle è un giornale serio, tanto non capirebbe e
poi penso a Jameson che si chiederà se può collegare l’omicidio all’Uomo Ragno.
Peccato per lui, però, niente ragnatele sulla scena del crimine.
-Com’è
successo?-chiedo
-Perché
mai dovrei dirtelo? Ok, Ok, tanto lo scopriresti comunque, prima o poi. Come
sai la vittima era J. Harrison Winfield, uno stimatissimo finanziere, anima di
Wall Street…
Mentre parla, mi sembra quasi di poter visualizzare
la scena. Notte, J. Harrison Winfield rientra in una casa insolitamente vuota e
silenziosa. Cerca di accendere le luci, ma si accorge che non funzionano.
Qualcuno, entrato chissà come, si è preso il disturbo di sabotare il sistema di
sicurezza e le luci e mettere fuori combattimento la cameriera, Dalle ombre
emerge una figura misteriosa (in seguito potrò descriverla come massiccia ed
avvolta in una specie di mantello, ma sono cose che ancora non so) Winfield ne
è, sicuramente terrorizzato e vorrebbe scappare, ma il suo interlocutore lo afferra
per il bavero della camicia con forza e rabbia, poi lo trascina e vola fuori
dalla terrazza e giunto proprio sopra il centro della strada, molla la presa e
la sua vittima precipita urlando…
-…fino
a diventare una macchia sull’asfalto del centro strada.-
Non
proprio una bella battuta, ma non mi fermo a rimarcarlo
-Hai
idea del perché abbiano voluto ucciderlo?- gli chiedo.
-Nessuna.
Cosa potesse aver a che fare un riccone come Winfield con dei supercriminali,
non riesco ad immaginarlo-
Giusto. Le modalità dell’omicidio indicano
chiaramente un killer superumano, con almeno la capacità di volare. Ce ne sono
anche troppi in questa città, ma perché avrebbero dovuto volere la sua morte?
Non so spiegare bene il perché, chiamatelo fiuto giornalistico, se volete, ma
sento l’odore di un mistero e di una storia che potrebbe valere un premio,
qualcosa su cui vale la pena indagare. Certo, il mio sesto senso mi sta
avvisando anche che potrei imbattermi in grossi guai, ma questa è la parte che
di solito tendo ad ignorare.
Mi accendo l’ennesima sigaretta, la terza, forse, da
quando sono arrivato, e tossisco un po’. Dovrei smettere, probabilmente, ma,
dopotutto sono sopravvissuto a guai peggiori sinora.
2.
Li sento da un isolato
di distanza. I loro respiri affannosi, i battiti accelerati delle loro vittime,
sono come fari per me nel caos del quartiere e mi guidano infallibilmente sulla
loro pista, proprio come se mi dicessero dove sono. Quando li ho raggiunti, li inquadro senza
fatica, molto meglio, forse, che se usassi la vista. Quattro teppistelli da
strapazzo, il più vecchio avrà, forse, 25 anni, che rapinano una coppia di
pensionati in pieno giorno. Non c’è più religione, come direbbe il mio vecchio
amico Padre Gawaine. Beh, è per questo che sono qui io. Piombo alle loro spalle
quasi senza rumore, ma non resisto alla tentazione di una battuta
-Ragazzi
credevo che al catechismo vi avessero insegnato che non sta bene rapinare la
gente-
Mmm. Lo
ammetto, simili scemenze non fanno bene alla mia immagine di combattente del
crimine, ma, d’altra parte, non sono quel tipo con le orecchie da pipistrello
ed ogni tanto mi piace divertirmi.
- Devil!-
grida uno dei quattro. Gran prova d’intelligenza, devo dire. Quanti altri vanno
in giro con costume rosso e le corna sulla testa?
-Una
bambolina al signore.- Oh signore, ma chi credo di essere? L’Uomo Ragno?
-Sparagli
Dave-
-Oh no,
Dave, non sta bene sparare alla schiena della gente.-
Posso
sentire Dave che si prepara a sparare, il suo respiro è nervoso ed il battito
del cuore accelera. Prima che abbia premuto il grilletto, io, con un gesto
quasi noncurante, lancio il mio fido bastone alle mie spalle e quello chiamato
Dave si ritrova senza pistola, il bastone rimbalza e finisce al mento di un
altro teppista, per poi tornare nella mia mano. Il terzo scagnozzo prova a
colpirmi con un coltello, ma, prima di rendersene conto, è a terra, nel mondo
dei sogni e Dave, che mi è saltato addosso, si prende un calcio alla mascella
ed è, anche lui, fuori combattimento. A questo punto, mi rivolgo all’ultimo
rimasto in piedi
-Che vuoi
fare adesso, ragazzo? Spararmi? Pensaci bene, ho steso i tuoi amici senza
sforzo, cosa ti fa credere che riuscirai a colpirmi, prima che ti disarmi?-
Ha paura. Lo sento molto
meglio che se lo vedessi. Il cuore batte all’impazzata, la saliva è azzerata,
suda come una fontana. So che non sparerà ancor prima che lo capisca lui. Si
lascia disarmare senza opporre resistenza e, quando arriva la polizia, si
lascia portar via senza dir niente. Quanto ai suoi amici, beh i loro commenti è
meglio censurarli. I due anziani che ho salvato vorrebbero ringraziarmi, ma non
fa per me e così me la filo nel mio solito, caratteristico, modo e poi, mi sono
appena ricordato di avere un appuntamento a cui non posso assolutamente
mancare.
Quando entro dalla
finestra il tempo è ormai agli sgoccioli e così cerco d’essere rapido. In pochi
attimi, Devil, l’Uomo senza Paura è scomparso ed al suo posto c’è l’elegante
Matthew Michael Murdock, uno dei più brillanti avvocati di New York, o almeno
così dicono. Quando mi affaccio nell’atrio dello studio, non posso non
abbozzare un sorriso. È davvero venuto bene, l’architetto ha fatto un ottimo
lavoro. Si stupirebbe, se sapesse che il mio senso radar, unito al super udito,
mi fornisce un’immagine mentale esatta dell’ambiente in cui mi trovo. Proprio
dietro l’ampio atrio si apre il corridoio, con gli uffici singoli di ciascuno
di noi, quello di Foggy in fondo, poi, a lato, il mio. Ricordo i primi tempi,
quando io e Foggy eravamo appena agli inizi e potevamo permetterci solo un
grande stanzone, dove lavoravamo in tre: io, lui e Karen.
Karen, pensare a lei fa
sparire il sorriso dalle mie labbra. Credo di averla amata fin dalla prima
volta che sentii la sua voce. Eravamo ancora così giovani. Io avevo già avuto
Elektra, è vero, ma lei era un’altra cosa. Elektra era passione selvaggia, uno
spirito inquieto ed indomabile, Karen era qualcos’altro, la donna con cui
potevo pensare di passare il resto della mia vita…
Il filo dei miei pensieri
è interrotto dalla voce di Foggy, solo allora mi ricordo che sono tutti lì e
che ci sono per festeggiare questo nuovo inizio. Eccoli, quelli che mi
aspettavo: Becky Blake, che fu nostra assistente-segretaria in un’altra vita,
più o meno; David Keller, che fu il mio alter-ego, nelle aule di Tribunale, in
un tempo in cui mi era proibito fare l’avvocato a causa delle macchinazioni di
Kingpin; Willie Lincoln, la cui cecità non gli ha impedito di essere uno dei
migliori investigatori sulla piazza e poi Candace, la sorella minore di Foggy.
Chissà se è sempre la solita sventata? (quel che è certo è che usa un profumo
notevole). Il caro vecchio Ben Urich, con la sua eterna sigaretta il cui puzzo
posso sentire con anche troppa chiarezza; il mio caro vecchio amico Padre Sean
Patrick Gawaine, uno degli angeli di Hell’s Kitchen, ma un tempo i suoi fans lo
conoscevano come “Kid”, un pugile dalle promettente carriera. Lui ed il manager
della vecchia e cara Fogwell’s Gym, “Pop” Fenton, sono il legame con la mia infanzia,
il legame con il mondo (o dovrei dire i mondi?) dei miei genitori. Ma c’è anche
qualcun altro, non mi sbaglio, il profumo ed il battito cardiaco sono
inconfondibili. Rosalind “Razor” Sharpe è qui. Certo non c’è da sorprendersi,
in fondo è la madre di Foggy, dovrebbe essere normale che sia qui in un giorno
come questo. Certo, una madre che ti abbandona in fasce per seguire la sua
carriera e che, poi, anni dopo, ti licenzia dal suo studio perché sei stato
falsamente accusato di omicidio e vuol proteggere il suo buon nome, non so se
può essere considerata una madre normale. Se consideriamo poi che è uno degli
avvocati di Wilson Fisk, alias Kingpin, uno dei più temuti boss del crimine
organizzato della Costa Est, nonché uno dei miei più pericolosi nemici, che
altro ci sarebbe da dire? Foggy è imbarazzato, naturalmente, ma è Candace
quella più arrabbiata e Foggy non sa se tenerla a freno oppure lasciarla stare.
Sarà una bella lotta quella tra lo spirito polemico della piccola e la verve
sarcastica di “Razor”.
Ho appena finito di stringere mani e sono
arrivato proprio a coloro con cui volevo parlare. Se potessi vederla, sono
certo che Becky mi apparirebbe bella ed è certo determinata. Non tutti
riuscirebbero a superare una violenza carnale e la perdita dell’uso delle gambe
e, ciononostante, arrivare alla fine della Scuola di Legge con il massimo dei
voti. Certo, era sprecata come semplice assistente, ma adesso…
-Come va Becky?- le chiedo.
-Bene, Matt, devo ringraziare te e Foggy, ancora
non riesco a credere alla vostra offerta.-
-Sciocchezze, sei un ottimo avvocato Becky e
l’essere associata a questo studio ti darà l’opportunità di dimostrarlo.-
-Mr. Murdock è sempre stato un asso nell’aiutare
la gente.-
È stato Willie Lincoln a
pronunciare la frase. Un altro di quelli cui non manca il coraggio di vivere.
Una granata gli ha portato via gli occhi in un villaggio del Sud Est asiatico e
credete che gli abbiano reso onore per questo? Nient’affatto ha dovuto
cavarsela con le sue forze, reinventarsi un lavoro e tutto il resto. Alla fine,
ce l’ha fatta ed è per questo che l’ho voluto con me.
-Credevo di essere Matt, non Mr. Murdock..-
Ribatto
Quasi posso sentirlo
sorridere.
Ok, Matt. Non credi di esserti preso un
bell’impegno con questo vecchio veterano?-
-Non sei poi così vecchio Willie e poi…credi forse di non sapertela cavare?-
-Una volta
forse si, ma tu mi hai fatto capire che si può avere un handicap e riuscire
ugualmente, se lo si vuole davvero.-
Chissà dove ci porterebbe il discorso,se non ci fosse
un’interruzione improvvisa. Entrano tre uomini, dopobarba di marca, camicie
lavate di fresco, quello al centro si comporta come se fosse il capo, è massiccio
ed il suo battito è lievemente accelerato, quello più indietro ha una pistola
proprio sotto le ascelle, battiti regolari, nessuna cattiva intenzione. Polizia
o forse Governo, ma cosa possono volere?
L’uomo al centro, parla rivolgendosi a Foggy:
-Mister
Nelson? Sono George Bancroft del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.-
-Piacere di
conoscerla- risponde Foggy -…ma a cosa debbo la visita? Ehm…. Certo non avete
bisogno di un avvocato.-
-No,
infatti, Mr. Nelson.- risponde Bancroft -Sono qui per conto del Presidente
degli Stati Uniti. Lei è stato selezionato per la nomina a Procuratore degli
Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York ed io sono qui per
chiederle di accettarla.-
Rimaniamo
senza parole, particolarmente Foggy, che, dopo qualche istante a bocca
spalancata, riesce a farfugliare:
-Io…io…non
so cosa dire.-
E, di certo,
non è l’unico.
3.
Dall’alto del mio rifugio guardo il
profilo di una città su cui il tramonto disegna le prime ombre. Una volta era
la mia città e giuro che tornerà ad esserlo.
C’è stato un tempo in cui ero un uomo
di grande potere. Ero temuto e rispettato e manipolavo le vite degli altri,
come un giocatore esperto fa con le carte. Ogni cosa che volevo, la ottenevo,
con mezzi leciti oppure no. Fu a quell’epoca, che cominciarono a chiamarmi “Il
Gufo”, un giochetto di parole sul mio cognome, che non mancò di divertirmi e
che, alla fine, divenne il mio marchio di fabbrica. Poi, ancor oggi non so
capire come, tutto quello che avevo, compresa la mia dignità, mi è stato
portato via.. Ho perso il rispetto degli altri ed anche di me stesso. Ora,
però, è tutto finito. Forse avevo bisogno di toccare il fondo per capire chi
realmente sono. Mi è costato soldi, sudore e lacrime ed anche tanto dolore.
Operazioni chirurgiche avanzate, tecniche che molti definirebbero illegali ed
immorali, ma non ha avuto importanza per me. Ora sono di nuovo integro, niente
innesti biomeccanici, chips ed altre diavolerie, solo il vecchio e temibile
Gufo. E dovranno aver paura di me, oh si!
Come quell’imbecille di Winfield,.
Credeva di poter fare i suoi comodi con i miei soldi, ma nessuno tradisce il
Gufo e lui l’ha capito nel modo più duro.
Una cosa, però, mi preoccupa, devo ammetterlo,
e finché non l’avrò sistemata, non sarò tranquillo. Mi piacerebbe occuparmene
personalmente, ma, per, ora, è meglio mantenere un basso profilo. Per fortuna,
so chi mandare per fare il lavoro.
Basta lo squillo di un campanello e,
dopo pochi minuti, lui esce dall’ascensore ed è davanti a me:
-Ho un incarico per te Lapide.- gli dico – Negli uffici di
J. Harrison Winfield a Wall Street c’è una cosa che voglio che tu trovi e mi
riporti. L’avrei presa io stesso l’altra notte, ma ne ho appreso l’esistenza
solo oggi. Riprendilo e non importa cosa dovrai fare per riuscirci.-
Gli spiego
bene cosa deve cercare e come riconoscerlo. Lapide non fa domande inutili, si
limita solo a rispondere con la sua voce che è poco più di un sussurro:
-Va bene.-
E poi se ne va ed io resto ancora una volta solo a
contemplare quello che un tempo era mio e lo sarà ancora.
4.
Il
motivo che mi ha portato a svolazzare, appeso al mio fedele bastone, nella zona
degli affari, francamente non saprei spiegarlo, forse una strana voglia di
curiosare nei pressi di quelli che saranno i nuovi uffici di Foggy se accetterà
l’incarico offertogli. Dovrebbe? Questo lo metterà in prima linea nella lotta
contro gente come Kingpin, il Maggia e tutto il crimine organizzato. È un
incarico prestigioso e lui ha la stoffa per riuscire. Certo sarebbe buffo che,
proprio appena inaugurato il nuovo ufficio, lui debba lasciarlo per assumere
una carica pubblica, però…
Il filo dei miei pensieri è
interrotto da un improvviso fragore e dal corpo di un uomo che vola da una
finestra del ventesimo piano di un palazzo d’uffici. Per sua fortuna sono
svelto ad afferrarlo e, con un’agile piroetta, a portarlo al sicuro.
Immediatamente dopo, torno a concentrarmi sulla finestra da cui è, diciamo
così, uscito e mi precipito all’interno dell’ufficio in questione.
La scena che si presenta i miei
supersensi non ha bisogno di molte spiegazioni. Un altro uomo a terra, svenuto,
un buco nel muro che è, chiaramente, la nicchia di una cassaforte aperta e lui.
So perfettamente chi è, anche se fino ad oggi l’ho incontrato solo un paio di
volte: Lapide, il killer albino (non che sarei capace d’accorgermene se non me
l’avessero detto, s’intende). Mi guarda
e, senza dire una parola, mi viene addosso. Il suo guaio è che senso radar, super
udito e gli altri sensi mi permettono di anticipare le sue mosse ancor prima
che lui stesso le faccia. La nostra lotta potrebbe somigliare ad una
coreografia. Lui mi carica, io mi scanso. .Lo colpisco con un calcio, lui
ritorna alla carica, io piroetto sopra la sua testa, poi, all’improvviso, gli
stringo il collo con le gambe e, facendo forza con il mio peso, lo spedisco a
terra. È un duro, si rialza e mi viene subito addosso. Sogghigna
-Sei in
gamba, Rosso.- dice, con quella sua voce appena sussurrata, ma che per me è
come se uscisse da un altoparlante –Ma forse non abbastanza. –
È
più veloce di quanto ci si aspetterebbe, mi afferra il piede a mezz’aria mentre
sto per sferrargli un calcio e solo le mie doti acrobatiche mi permettono di
rimettermi subito in piedi, dopo, una veloce capriola, senza finire ad
atterrare sulla mia parte più morbida.
L’Uomo Ragno mi aveva avvertito che
Lapide è un avversario tosto. Lo era anche quando era solo un uomo normale, ma
dopo che un bagno di sostanze chimiche alle Industrie Osborn lo ha, in qualche
modo, mutato,[1]
è diventato ancor più pericoloso.
Ancora una volta mi carica, ma stavolta lo evito più facilmente. Una
capriola e siamo di nuovo di fronte. Sento il suo respiro pesante, si prepara a
colpire ancora. Mi aspetto una nuova carica, ma lui è furbo, una finta
dell’ultimo istante e poi, proprio mentre mi appresto a saltare per evitarlo,
si muove di lato e mi da un colpo secco ad una costola, poi una ginocchiata al
volto ed eccomi lungo disteso sulla schiena. Se non fossi già cieco, direi che
mi sento precipitare in pozzo oscuro, ma io vivo già nel buio. È sopra di me,
punta una pistola e da questa distanza non sbaglierà di certo
-Immagino
che al capo non dispiacerà saperti morto- dice -Forse vorrebbe regolare i conti
personalmente, ma se, oltre al CD Rom che cercava, avrà anche questo…beh, non
credo che piangerà a saperti con un occhio in più sulla fronte….-
Indugia, sembra quasi divertirsi, poi… il rumore di una
sirena e
-La
polizia, sei fortunato Rosso, avrei anche potuto decidere di spararti, magari
la prossima volta…-
Scappa dalla stanza ed a quel punto io mi rialzo, tirando un
lungo sospiro. Ho rischiato, fingendomi svenuto. Certo, avrei potuto evitare il
proiettile in mille modi, ma avrei annullato il vantaggio di stargli dietro,
mentre lui mi credeva fuori combattimento. Lo raggiungo sul tetto, proprio
mentre si appresta a salire su un elicottero appena arrivato. Tanti saluti alla
discrezione. Ora devo proprio fermarlo. Mi lancio su di lui, ma, come ho detto,
è tosto. Si libera e sale sull’elicottero, che decolla ed a me non resta che
provare a stargli dietro, attaccandomi ai pattini del veicolo. Naturalmente
Lapide è troppo furbo e, con un colpo preciso, trancia il mio cavo ed al
sottoscritto non resta che, con qualche abile piroetta e l’aiuto dell’asta di
una bandiera, (Dio benedica i patriottici newyorchesi) atterrare sano e salvo,
mentre l’elicottero si allontana verso chissà quale meta. Ho detto furbo? Forse
no, altrimenti si sarebbe accorto che, durante l’ultimo corpo a corpo, gli ho
sfilato dalla tasca un dischetto, proprio quello che cercava, credo. Per me è
inutile, certo, ma conosco qualcuno che ha un computer su cui farlo girare e
che sarà felicissimo di farmi questo favore.
5.
-Davvero interessante- dico con sincera
convinzione
-di
che si tratta Ben?- mi chiede il mio amico vestito di rosso. Certo se lui
potesse vedere lo schermo non mi farebbe questa domanda, ma, sì dà il caso che
sia cieco ed i suoi molti talenti non gli sono molto utili in questa
circostanza. Oh, sono certo che, avendo a disposizione abbastanza tempo e la
dovuta pazienza, riuscirebbe a cavarsela anche con lo schermo di un computer,
ma, dopotutto, ci sono io. Non ho certo molta pazienza con questi aggeggi, ma
devo riconoscere che sono utili.
-Direi
una serie di codici- rispondo- scommetterei che rappresentano una serie di
transazioni finanziarie, probabilmente non molto legali, che il sig. Winfield
ha eseguito per conto di qualcun altro o per se stesso. Roba che scotta,
senz’altro. Peccato che non sia capace di decifrarlo questo codice.-
-Forse
so chi potrebbe aiutarti- dice Devil, ma dovremo aspettare domattina.-
-Per
me va bene- dico – Tanto, ormai non abbiamo grandi speranze di andare avanti
e…-
Mi accorgo di stare parlando al
muro. Com’è sua abitudine, Matt è uscito di scena senza salutare, uno dei suoi
tratti più irritanti. Secondo me, ha letto troppi racconti di The Shadow o
troppi fumetti di quel tizio con le orecchie da pipistrello.
Il tempo passa e, come al solito,
sono l’ultimo rimasto al Bugle. Fisso lo schermo di fronte a me e mi chiedo:
cosa combinavi Mr. Winfield? E chi ne è rimasto così irritato da desiderare di
farti fare un voletto senz’ali? Cosa c’è in questo dischetto che Lapide, e
qualcun altro per lui, vuole?
Sono immerso nei miei pensieri e non
sento niente, poi all’improvviso una voce fredda, quasi senz’anima, una voce
maschile che conosco benissimo ed all’improvviso, un brivido mi attraversa la
schiena e non è il freddo.
-Tu
hai qualcosa che il capo vuole Urich- dice la voce dell’assassino più in gamba
che esista su questa terra –Ed ora me la darai.-
Mi giro di scatto e riesco a vedere
il costume blu e, poi, il brillare delle lame di un sai e, mentre la sigaretta
mi cade dalle labbra, riesco solo a pensare:
<No,
non ancora.>
Poi, non c’è altro che il buio
(PARTE SECONDA)
1.
Dicono che sono stato fortunato. Un
centimetro più in alto e mi avrebbe tranciato le corde vocali, un millimetro
più a sinistra e mi avrebbe perforato la carotide. Dicono che sono stato
fortunato. Si sbagliano
L’uomo che mi ha infilzato la gola
non sbaglia mai, colpisce sempre dove vuole colpire e questo significa che il
suo capo non ha interesse a vedermi morto. D’altra parte, io e l’uomo che l’ha
mandato abbiamo una lunga storia in comune. Già due volte mi ha mandato
all’ospedale ed io sono sempre qui, spina nel suo fianco, Peccato che, grasso
com’è, quasi non la sente quella spina.
A proposito, non mi sono presentato:
il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista, ma forse lo sapevate già.
Anche l’uomo in piedi accanto al mio
letto d’ospedale, con indosso un costume rosso da diavolo, lo sa, così come io
so il suo segreto più custodito: conosco il volto dietro la maschera.
Ironicamente, lui non conosce il mio, anche se non porto maschere. Vedete, Matt
Murdock, alias Devil è cieco e solo i suoi sensi ultra sviluppati ed uno
straordinario senso radar, che comunica direttamente al suo cervello la forma
delle cose che incontra, gli permettono di agire come, ed a volte, meglio di un
uomo che ci vede.
-È
stato lui Ben?-
-Si.-
Rispondo con un filo di voce –Bullseye.-
Lo vedo serrare le labbra. Ha una lunga
storia con Bullseye. Pochi mesi fa ha ucciso la sua donna e poi è sparito.[2]
Non è la prima volta, anni fa fece lo stesso con il primo amore di Matt, la
letale killer ninja Elektra.[3]
Certo, poi lei è tornata in vita, grazie ad arcani rituali, ma questa è
un’altra storia e non credo proprio che Karen Page avrà la stessa fortuna.
-Voleva
il dischetto ed immagino l’abbia avuto.-
-Si
e no.- rispondo –ne avevo fatta una copia poco prima che lui arrivasse e questa
lui non l’ha presa.-
Sorride
compiaciuto, un piccolo punto per i buoni, sembra.
-la
prendo io- dice -Ho un’amica che saprà farne buon uso se glielo chiedo io e
credo che avremo presto buone speranze di conoscere i segreti che Kingpin non
vuole farci sapere.-
-Se
ci riesci, fammelo sapere al più presto. Lo scoop è ancora mio, ricordalo.-
Ho
appena finito la frase e mi accorgo che è già sparito. Non c’è niente da fare,
continua sempre con quell’irritante abitudine.
2.
L’ufficio è in perenne penombra. All’uomo che lo
occupa piace così. D’altra parte, anche al buio, non si può fare a meno di
notare la sua massiccia presenza. Wilson Fisk è un uomo che non si può
ignorare, dalla sua mole emanano forza e potenza. Essere un uomo di potere era
il suo destino, da quando da bambino uccise un uomo con un martello e poi
uccise Don Rigoletto, il capo delle famiglie di New York. Una lenta,
inarrestabile, ascesa per l’uomo che divenne l’incontrastato boss di New York,
Kingpin, il signore del crimine. È quello che era e quel che tornerà ad essere.
Per
l’uomo con il costume blu questo non ha la minima importanza. Non ha paura di
Kingpin, piuttosto, lo rispetta.
Per
l’altro uomo di fronte a Kingpin, invece, il discorso è diverso, Bullseye
percepisce chiaramente la sua paura.
-I
nostri tecnici continuano il lavoro signore…- dice l’uomo –…ma chi ha scritto
quel programma sapeva il fatto suo e…..-
Kingpin
muove un sopracciglio e l’uomo s’interrompe.
-Basta
così Hoskins, non voglio scuse, ma risultati e li voglio al più presto. Spero
di essere stato chiaro. Vada adesso.-
Bullseye
sogghigna. A quanto sembra il contenuto del dischetto è davvero importante per
Kingpin. A lui non potrebbe importare di meno.
-Altri incarichi per me?- chiede
-Si, uno
adatto ai tuoi talenti. Dovrai eliminare alcuni dei miei possibili avversari al
mio ritorno come capo incontrastato del crimine di questa città.-
Kingpin
dice i nomi e Bullseye fa una smorfia:
-Un
compito anche troppo facile per uno con le mie capacità.-
Questi
sono solo i primi, vedrai che i prossimi bersagli non saranno così facili. E
non dimenticare l’interferenza dei soliti benefattori in costume.-
-Oh
quelli, beh sarebbero un diversivo gradito, magari un altro incontro con
Devil….-
-Tutto a
suo tempo, chi lavora per me, non può perdere tempo con vendette personali.-
Bullseye
sogghigna mentre pronuncia una sola parola:
-Davvero?-
Esce
dalla stanza prima che Kingpin possa replicare, ammesso che voglia farlo.
3.
Arrivo in ufficio che sono già tutti ai loro posti. Foggy è
in ufficio e Candace è con lui, proprio come speravo.
-Buongiorno
a tutti.- dico –Foggy stai pensando all’offerta del Dipartimento della
Giustizia?-
-Si-
risponde lui un po’ cupo –E ti confesso di essere ancora un po’ perplesso.-
-È tipico
per te, Franklin, ogni volta che c’è un’occasione d’oro, hai troppa paura per
afferrarla.-
La donna che ha parlato è Rosalind “Razor” Sharpe, uno dei
più brillanti avvocati della nazione, attualmente uno dei suoi maggiori clienti
è Wilson Fisk, altrimenti noto come Kingpin, il mio più grande nemico.
Incidentalmente, è anche la madre di Foggy e spero che sia qui in questa
veste.-
-Arriva il
grande avvocato e, come al solito, non perde occasione per sminuire il caro
figliolo.- è stata Candace a parlare. È chiaro che non ha molta simpatia per la
matrigna e, da quel che riesco a percepire dalle reazioni di “Razor”, direi che
è ricambiata.
-Sei sempre
una cara bambina Candy e ti intrometti troppo negli affari dei grandi.-
-Senti
tu..-
L’afferro per un braccio e la convinco a lasciare l’ufficio
di Foggy.
-Ho una
cosa da chiederti.- le dico –Devil mi ha dato questo CD Rom. È scritto in
codice ed io non conosco miglior esperta di te per decrittarlo.-
-Mf. Un
giochetto per chi è riuscita a decifrare i codici di accesso ai computer del
Pentagono.-
-Già e sei
stata fortunata a non essere stata scoperta. Pensi di riuscirci? E quando?-
-Beh,
dipende. Se il codice è troppo difficile ci potrebbe volere qualche giorno.
Dammi il tempo di controllare.-
-Bene ma
stai attenta, non parlarne con nessuno. C’è gente disposta ad uccidere per il
contenuto di questo dischetto. Non parlarne con nessuno, capito?-
-Si stai
sicuro. Fidati.-
-Bene
quando avrai finito consegna i risultati a Ben Urich del Bugle, lui saprà che
farne.-
Sento il
suo cuore sobbalzare. È chiaramente emozionata. So di potermi fidare di lei,
però. Farà un buon lavoro. Intanto
nell’ufficio di Foggy la discussione tra lui e Razor è proseguita. È stato
facile seguirla grazie al super udito, ma, in certi momenti, non sarebbe stato
necessario.
-Hai
intenzione di accettare l’incarico?-
-T’interessa
davvero?-
-Certo. È
un incarico di prestigio. Ti metterà in prima linea. Dovrai perseguire i
maggiori capi criminali della città e la maggior parte delle volte, non avrai
abbastanza prove per condannarli. Come l’ultima volta con Fisk, ricordi?-
-Certo che
ricordo. Sei tu che l’hai difeso. Credi che abbia paura di lui o di te
Rosalind?-
-Fisk è un
uomo pericoloso Franklin.-
-Oh lo so
molto bene. Molta gente per bene che conosco ha sofferto per colpa sua ed io
stesso ho lavorato per lui una volta. Senza saperlo, certo, ma l’ho fatto e non
ne vado fiero, ma non ho paura di lui. Accetterò l’incarico di Procuratore
degli Stati Uniti e non avrò pace, finche non l’avrò portato dinanzi alla
giustizia e fatto finire in galera. E tu, cara “mamma”, non potrai farci
niente.-
-Davvero
Franklin? Beh non si può mai dire, no?-
Esce dall’ufficio e, se potessi vedere, scommetterei che ha
un bel sorriso stampato in viso. Per l’ennesima molta da che la conosco mi
chiedo: a che gioco sta giocando?
4.
Le prime ombre della sera calano su Hell’s Kitchen ed al bar
di Josie c’è la solita attività. Ad un tavolo Turk sta parlando animatamente,
come al solito.
-Devil non
è poi questa gran cosa sapete? Io l’ho incontrato parecchie volte e gli ho
sempre tenuto testa.-
-A me
risulta che te le ha sempre suonate.-
-No. Beh
certo, qualche volta, si, ma se lo rivedessi io…-
-Gli
molleresti un bel pugno sul naso?-
-Beh si,
perché no? Se avesse il fegato di mostrarsi gliela farei vedere io.-
-Allora
perché non lo fai?-
Solo allora Turk si
rende conto che ero stato io a parlare e che tutti gli altri se ne sono già
andati via. Si volta e prova a scappare
-La vetrina no!- urla Josie –L’ho appena fatta
sostituire.-
-Niente paura.- dico io, mentre il fedele cavo del
mio bastone blocca Turk prima che possa fare un altro passo. Poi lo attiro
verso di me e lo prendo per il bavero.
-Ora mi dirai quel che sai su Bullseye, Turk e non
dimenticare nulla mi raccomando.-
E, non c’era da dubitarne, Turk parla.
5.
Dante Rigoletto è un pesce piccolo nel mare della
malavita newyorkese, il suo unico merito, diciamo così, è quello di essere il
nipote del vecchio Capo dei Capi e d’essere anche imparentato con Fortunato, il
vecchio Boss, attualmente in coma al policlinico. Questo basta per essere
segnato sulla lista nera. L’essere circondato da guardie del corpo non serve
quando le stesse sono subito abbattute da affilatissimi shuriken che si
piantano nelle loro giugulari prima che possano fare qualunque cosa e Dante è da
solo in mezzo alla strada. La folla si fa da parte, quando Bullseye piomba
davanti a Dante
-Le mie
condoglianze Dante Rigoletto.- dice.
-Pe…
perché?- balbetta Dante
-Che
domanda stupida- dice Bullseye, poi raccoglie una delle pistole delle guardie
del corpo e centra Dante proprio in mezzo agli occhi, poi, con un salto, è
scomparso.
Gavin Thorpe è terrorizzato, non
credeva potesse succedere. Da quando era sopravvissuto ad un attentato di
Kingpin, si era tenuto nascosto ed ora eccolo qui, anche lui circondato da
guardie del corpo in un attico di New York. I vetri blindati lo proteggono,
eppure…Sarebbe sorpreso di trovare il pericolo in un aereoplanino di carta che,
da chissà dove, si muove verso la finestra e, sorprendentemente, infrange il
vetro blindato per piantarsi, implacabilmente, nel collo di Thorpe, uccidendolo
sul colpo. Da qualche parte nelle vicinanze, Bullseye ride
6.
Arrivo
troppo tardi. L’informazione di Turk era esatta, ma Bullseye ha già colpito.
Finora è sempre un passo avanti a me, ma non sarà sempre così. Presto lo
troverò ed allora regoleremo i conti. Karen, la sua morte è una ferita sempre
aperta nel mio cuore, non passa minuto senza che io pensi a lei e questo mi
rende più determinato a fare giustizia. Giustizia, non vendetta. Questo non
devo dimenticarlo mai.
7.
Da qualche parte nelle alpi
svizzere, il Professor Paul Mondat riceve una telefonata. Poche brevi parole
dall’altra parte del filo e poi, cupo in volto, Mondat si reca in una stanza
vicina, dove una donna siede silenziosa.
-Vanessa.-
le dice -È ora di tornare negli Stati Uniti.-
Riattacco il
telefono e mi rivolgo all’uomo davanti a me, un personaggio sgradevole, ma, in
un certo senso, il più adatto al compito che intendo affidargli. Vorrei
pensarci personalmente, ma per il momento è meglio che il Gufo mantenga un
basso profilo. Ad ogni modo non permetto a nessuno di interferire con i miei
affari ed è ora che tutti lo ricordino.
-Il tuo compito è semplice. Dovrai Trovare Devil e
ucciderlo. Pensi di esserne capace?-
-Ah, ah! Ci siamo già scontrati e non mi è andata sempre
bene, lo ammetto, ma non preoccuparti.- risponde facendo dondolare in maniera
irritante uno yo-yo -Sarà un gioco da ragazzi per uno come Jester.-
(PARTE TERZA)
1.
Viaggiare attraverso i tetti, appeso al cavo del mio fidato
bastone, devo ammetterlo, mi rilassa e sa il cielo se non ne ho bisogno. Eccomi
qua, di ritorno dall’Estremo Oriente dove, con altri amici, ho dato un po’ di
fastidio ad uno dei grossi calibri nel ramo dominazione mondiale.[4] È
stato divertente, ma ora sarà meglio che torni a casa, mi faccia una doccia
veloce e poi, via agli uffici del Procuratore degli stati Uniti per il
giuramento di Foggy. Natasha mi aveva proposto di fermarmi da lei per la
doccia, ma è meglio che non abbia accettato, la Vedova Nera sa essere
pericolosa in più di un senso. Lasciarmi andare a certi pensieri può essere
fatale, quando il cavo del mio bastone viene tagliato dal bordo affilato di….
Un bastoncino di canditi? Per quanto sembri impossibile, il mio super odorato
non mente, ma come può essere? Mi chiedo, mentre, grazie alla mia agilità,
evito una caduta di parecchie decine di metri, aggrappandomi ad una delle tante
aste di bandiera, che saggi architetti hanno disseminato sui palazzi cittadini.
La risposta non tarda arrivare. Ho un solo nemico tanto bislacco da usare come
arma i giocattoli e proprio ora sento la sua risata alle mie spalle.
-Buongiorno
Devil, hai avuto un buon risveglio?-
Jester, naturalmente. Chissà perché ho creduto che gente
come lui facesse parte di un passato ormai remoto? La sua voce proviene
dall’alto ed il mio radar mi rimanda l’immagine di un uomo in aria su una
specie di mini aliante
-Ti piace
il mio glider?- continua lui –Ho preso il disegno a Goblin, ma non credo che
Osborn sia in condizione di dolersene, tu che ne dici?-
-Non ne
sarei così sicuro, fossi in te.- ribatto, mentre, con pochi balzi, raggiungo il
tetto del palazzo –Osborn è un uomo dalle mille risorse, sai? E, comunque,
Jonathan, credevo che avessi ormai capito la lezione e fossi uscito dal giro.-
-Ahimè,
Devil! Dovresti avere più rispetto per quello che è stato il tuo primo
avversario, anche se, francamente, avrei preferito potermi scontrare con il tuo
predecessore. Mike Murdock aveva certo più senso dell’umorismo di te, che sei
mortalmente serio e noioso.-
La grande bugia mi perseguita ancora
una volta.[5] Per
evitare sospetti sulla mia identità, mi fabbricai l’inesistente gemello che era
in realtà Devil e poi, quando decisi di “ucciderlo”, convinsi il pubblico che
sotto la maschera di Devil c’era un’altra persona. Chissà se quando ho avuto il
mio “periodo Ninja” erano tutti convinti che c’era in giro un terzo Devil e si
chiedono che fine abbia fatto, oppure hanno pensato che fossi semplicemente io
un po’ schizzato?[6]
-Non
contarci troppo.- gli dico, mentre scarto e salto per evitare le mortali lame
dei suoi canditi ed i colpi dei mini fucili dei suoi soldatini volanti –Murdock
era anche più tosto di me, se ci tieni a saperlo.- Perpetuo la bugia e mi
avvicino alla cella imbottita, magari
-Ascolta
Jester!- gli dico –Sul serio mi mancavano i nostri scontri, ma non potremmo
rivederci in un altro momento? Sono piuttosto impegnato sai?-
Jester ride divertito
-Nessun
problema mio caro avversario. Questa era solo una schermaglia d’avvertimento,
ma presto ci rivedremo. Mi hanno pagato per ucciderti e voglio guadagnarmi il
compenso.-
Mentre dice queste cose, i suoi
soldatini esplodono e da essi si leva del fumo che avvolge la porzione di tetto
in cui mi trovo. Quando si dissipa Jester è scomparso. Naturalmente lui non sa
che era perfettamente inutile cercare di accecarmi e che ho percepito benissimo
la sua direzione di fuga, ma non posso inseguirlo senza cavo, ovviamente. Chi
l’avrebbe mai detto che sarebbe bastato chiedergli di andarsene per sbarazzarsi
di lui? Ok, i criminali debbono essere imprevedibili, ma questa le batte tutte.
Che succederà la prossima volta? Mi chiederà un appuntamento per potermi
ammazzare? Mi dispiace Jester, ma alle quattro c’è Bullet, possiamo combatterci
solo alle cinque, se ti va. Meglio che me la faccia fredda quella doccia,
sembra proprio che ne abbia bisogno.
2.
La sala è affollata. Oltre alle autorità, inevitabili in
queste occasioni, c’è tutto lo studio al completo: Becky Blake, David Keller,
Willie Lincoln e poi la famiglia di Foggy, suo padre, la matrigna e Candace in
gran forma. Dovrei parlarle, per sapere a che punto è col dischetto, ma ci sarà
tempo.
Mentre facevo il pendolare fra Hong Kong e Madripoor, Foggy
ha superato brillantemente l’esame del Senato ed eccolo qui che giura e prende
possesso della sua carica. Ne abbiamo fatta di strada dagli esordi. Se solo
Karen fosse qui a vederlo.
Al ricevimento che
segue, Foggy si perde tra la folla dei partecipanti, colgo qualche frammento di
varie conversazioni qua e là. Il Sindaco si congratula con Foggy e gli augura
di fare la stessa carriera che ha fatto lui da quando era al suo stesso posto.
Dall’altro lato della sala percepisco un profumo familiare: Natasha è qui. In
un certo è strano, non si può dire che abbia mai avuto molta simpatia per
Foggy, cosa non molto strana, dal momento che, anni fa, quando era Procuratore
dIstrettuale ed avviato verso la candidatura a Governatore, Foggy si lasciò
ricattare da un certo Mr. Kline e perseguì Natasha con una falsa accusa
d’omicidio.[7] Beh
il tempo è passato e le ferite guariscono, anche quelle dell’anima. Mi sto
chiedendo se dovrei andare a parlarle, quando un profumo altrettanto intenso mi
colpisce più da vicino ed una voce flautata, che non udivo da anni ormai, mi
saluta:
-Ciao
Matthew come stai?-
Non riesco a credere alle mie orecchie. Esito qualche
istante prima di dire:
-Debbie!
Sei proprio tu?[8]-
-Ebbene
si!- risponde lei –La figliola prodiga si fa di nuovo viva. Non sono proprio
riuscita a mancare questa volta. Foggy si merita tutto il bene del mondo. È
sempre stato un bravo ragazzo. Non preoccuparti, però, non voglio fargli del
male questa volta. Non io, almeno.-
Mi accorgo, dall’eco della sua voce, che sta guardando un
angolo dove, lo percepisco dalle voci, Foggy si trova preso in mezzo in un
incontro tra suo padre e Rosalind Sharpe.-
-È la vera
madre di Foggy vero? Lui non ne parlava mai quando eravamo sposati. Povero
Foggy, non è mai stato fortunato con le donne. Anch’io l’ho deluso alla fine.-
-Nessuno di
noi è perfetto Debbie,-
-Già.
Ricordi i vecchi tempi, Matt? Foggy ed io, tu e Karen. Eravamo così entusiasti,
così battaglieri, cosa ci è successo?- la sua voce s ‘incrina in un tono malinconico
-La vita ci
ha cambiato Debbie. –rispondo, mentre gli occhi della mente mi riportano
indietro a tempi più semplici e spensierati.-Siamo più vecchi, e, forse, più
saggi, ma non necessariamente più felici.-
-Si ho
saputo di Karen….- la sua mano sfiora la mia -…era così dolce e piena di
vita….-
Cos’altro vorrebbe dirmi non lo sapremo mai, la complicità
che si è creata fra noi viene rotta dall’arrivo di una donna, una che conosco:
-Avvocato
Murdock che piacere incontrarla. Si ricorda di me? Sono Kathy Malper-
-Certo che
mi ricordo di lei miss Malper.-
Il mio senso radar la squadra. So che è bionda, un biondo
cenere, meno intenso di quello di Karen, i capelli sono corti, snella, bel
corpo, usa mentine per rinfrescarsi l’alito ed un deodorante leggero, ma efficace,
esalta la sua fragranza naturale. Lei non può saperlo, ma ci siamo incontrati
varie volte ai tempi della caduta di Kingpin, quando era l’Assistente
Procuratore degli stati Uniti incaricato delle indagini e poi durante l’affare
Kruel,[9]
quando era una possibile vittima. Fu a quell’epoca che venne uccisa Glorianna
O’Breen, una mia ex fidanzata con cui mi comportai molto male. Anch’io ho i
miei peccati da farmi perdonare, proprio come Debbie.
-E lei non
ha voluto entrare nello staff, Mr. Murdock?
-No Miss Malper. Non m’interessava. C’è molto da fare anche per un avvocato
socialmente impegnato. A proposito. Non credo che lei conosca la mia
amica…Deborah…-
-…Harris.-
conclude lei
-Oh!
Ricordo: lei è la moglie del Procuratore.-
-Ex
moglie.- puntualizza lei, poi si rivolge a me. –Ora devo andare Matt, teniamoci
in contatto, vuoi? Magari potremmo vederci una di queste sere..-
Mi coglie di sorpresa, ma riesco a rispondere:
Certo,
perché no? Mi farebbe piacere.-
-allora è
inteso. Chiamami o ti telefono io, OK?-
Si allontana dopo averci salutato e Kathy commenta:
-Donna
notevole, sembra.-
-Si è vero.
Mi scusi Miss Malper…-
Mi allontano con la mia andatura da
cieco e mi dirigo verso una persona che ho appena sentito entrare.
-Tutte queste
donne saranno la tua rovina Murdock!- dice con una voce resa appena più
arrochita dalla ferita alla gola
-Credo tu
abbia ragione Ben. Novità?- Gli chiedo
Ben Urich tenta di schiarirsi la gola senza molto successo,
poi risponde:
-Se ti
riferisci al dischetto, dovremmo chiederlo alla tua amica, la sorella del nuovo
Procuratore. Tra poco verrà con me al Bugle e faremo qualche altro tentativo.
Hai sentito degli omicidi di criminali?-
-Qualcosa.
Sono stato fuori città ultimamente.-
-Lo
sterminio della famiglia Rigoletto, compreso quell’inetto di Dante, e poi Gavin
Thorpe ed altri capi minori mentre eri via. Tutti con la firma di Bullseye.-
Stringo le labbra
-Lo
immaginavo. Presto io e lui avremo un colloquio risolutivo.-
-I miei
informatori mi hanno anche parlato di un ritorno in piena attività della Rosa.
Ci sono grandi attività attorno alle bande. Una guerra è alle porte e non c'è
modo di dire chi vincerà.
-Sarà
sempre la città a pagarne il prezzo.- commento. –E questo non mi piace.-
-Non deve
piacerti, ma questo non significa che tu possa impedirlo.-
E così dicendo esce dalla sala,
lasciandomi a riflettere su molte cose.
3.
La redazione di un grande giornale
metropolitano in certe ore della giornata somiglia ad una vera bolgia
infernale: le voci si sovrappongono l’una all’altra, la gente va e viene, le
porte si aprono e si chiudono, i telefoni squillano continuamente. Ci vuole
allenamento per mantenere la concentrazione ed io ho anni di pratica alle
spalle. La ragazzina è in gamba, devo ammetterlo. Prova a spiegarmi qualcosa su
come vuol procedere, ma la blocco subito
-Ascolta
ragazza.- le dico –Sono troppo antiquato per provare a capire come funzionano
questi accidenti informatici. Fai quello che sai fare, mi bastano i risultati.-
-Come
vuole, Mr. Urich.- risponde lei tranquilla –Chiunque abbia elaborato questo
programma era molto in gamba. Ci sono protezioni che non se le sogna neanche
Tony Stark, ma io sono brava sa? Le ho mai detto che quando ero alla scuola di
giornalismo sono riuscita a penetrare nella rete del Pentagono?-
-Me
l’hai detto solo altre sei volte.-
Lei non replica e si rimette al lavoro. Aldilà
dell’ironia, è brava davvero. Prova e fallisce, tenta un’altra strada e
fallisce ancora, ma non si arrende, è tenace. Certo che c’è chi direbbe che è
molto diversa dal fratello: lui è serio e posato sin quasi alla noia e lei è
più sbarazzina ed anticonformista. In effetti, ammetterò che la misura del suo
giro vita è, di certo. più interessante di quella del fratello, ma non ditelo a
mia moglie Doris. La osservo mentre riprova ancora e fa una smorfia di stizza
all’ennesimo fallimento.
-Posso
disturbare Ben?-
La voce è quella del miglior direttore
di giornale sulla piazza. Quando l’ho conosciuto, i suoi capelli non erano
ancora bianchi, ma la grinta è rimasta la stessa: Joseph “Robbie” Robertson si
è fatto strada ai tempi in cui i buffoni in costume appartenevano ancora alle
cronache dei tempi che furono. A ripensarci non siamo rimasti in molti di quel
periodo. Fred Foswell è morto da anni, come cronista era uno dei migliori e gli
errori della sua vita li ha pagati duramente, sacrificandosi eroicamente per un
altro,[10]
Jake Conover è stato licenziato durante la crisi di qualche tempo fa;[11]
Phil Sheldon è in pensione da anni, ormai. Mi strappo dall’onda dei ricordi e
rispondo:
-Certo
Robbie. Conosci Candace Nelson? Mi sta aiutando in un’inchiesta delicata, sai?
Quella storia del dischetto che Devil ha strappato a Lapide.-
Robbie fa una smorfia, Lapide è un nome che evoca
per lui brutti ricordi, poi sorride e stringe la mano di Candace
-La
sorella del nuovo Procuratore Federale, vero? Se non sbaglio è lei che anni fa
smascherò un progetto segreto del governo per creare soldati mostri immuni alle
armi chimiche. La “formula Sallis”.-[12]
-Ha
buona memoria Mr. Robertson. All’epoca ero all’Università. Ora cerco lavoro
come giornalista.-
-Semplice
e diretta eh? Bene, ho sempre apprezzato la grinta. Se il suo lavoro farà avere
uno scoop a Ben passi da me.-
Non farò commenti sull’espressione
di Candace
-Mi
metto subito al lavoro Mr. Robertson.- dice e ricomincia le sue manovre con
rinnovata foga.
4.
Bullseye esce dall’ufficio del
generale Coy Nguyen Gcoc e con calma prende l’ascensore e si dirige verso il
tetto, da lì, con un balzo, passa sul tetto successivo e si dilegua. Un’altra
missione portata a termine con successo. New York ha un capo criminale di meno
ora.
Caesar Cicero è un avvocato, ma non
uno come Matt Murdock o come Rosalind “Razor” Sharpe, no! I suoi colleghi
tendono ad evitarlo, se possono ed a non socializzare con lui. Gli unici
Clienti di Cicero sono i membri della “famiglia” Manfredi, una delle principali
del Maggia ed anche se nessuno è mai riuscito a provarlo, ed a farlo almeno
radiare dall’ordine, lui è il n° 2 della famiglia. Lo chiamano Big C, un
soprannome nato per la sua bassa statura, lui non se ne cura, è convinto di
assomigliare ad Edward G. Robinson e si atteggia un po’ come lui, veste anche
come un gangster anni trenta, borsalino compreso. Oggi Caesar Cicero ha paura.
Sa di essere sulla lista nera di Kingpin e che, presto o tardi, riceverà una
visita di Bullseye. Non ha molta fiducia nella capacità dei suoi uomini di
proteggerlo e deve riuscire a trovare una soluzione prima che sia troppo tardi
e, forse, ce n’è una sola.
5.
L’uomo che entra
nel mio ufficio è alto, magro, capelli e barba bianca, ha l’aria dello
scienziato e lo è, in un certo senso. Il
Prof Paul Mondat è un’autorità mondiale in materia di psichiatria e, se oggi è
qui, è perché lui ha qualcosa che m’interessa. Io, d’altro canto, ho qualcosa
di molto interesse per lui.
-Si sieda professore – gli dico –Sono felice di vedere che
ha così prontamente aderito al mio invito.-
-Non avevo scelta Owlsley e lei lo sa bene.- risponde
rabbioso
-Può chiamarmi Gufo, se lo vuole, non mi offendo sa? –
ribatto amabilmente.-L’ha portata?-
-Lo sa bene. È qui con me.-
-Molto bene Mr. Mondat. Lei e la sua paziente sarete
trattati bene, non si preoccupi. È mio interesse farlo.-
-Come sta mia moglie? Dov’è?-
-In un posto sicuro, non si preoccupi. Al termine di quest’incresciosa
faccenda sarete riuniti e non avrete più preoccupazioni da me-o da Mr. Fisk, se
è per questo.-
Mi squadra cercando di penetrare la mia
mente, cercando di capirmi. Buona fortuna dottore.
-Come ho detto non ho scelta. Ora mi scusi, ma ho una
paziente di cui occuparmi.-
Lo faccio
scortar fuori da uno dei miei uomini e quando è uscito, Lapide si rivolge a me
dicendomi:
-Davvero ha intenzione di lasciarli andare quando tutto sarà
finito, capo? Potrebbero accusarci tutti.-
-Mi rilasso sullo schienale della poltrona e, sorridendo,
rispondo:
.-Ho detto al professore
che lui e sua moglie non avrebbero più avuto preoccupazioni da me e da
Kingpin e manterrò la mia parola. I morti non hanno preoccupazioni, dopotutto.-
lapide
sogghigna divertito.
-Ora fai preparare
l’elicottero, ho un affare da sbrigare in città stanotte.-
6
La ragazza si è data da fare senza
sosta. Alla fine sono io a dirle:
-È
ora di fare una pausa Candace.-
-Ci
sono vicina, lo so.- borbotta lei, poi alza la testa e sorride. –D’accordo Mr.
Urich forse è meglio che mi riposi un po’…-
-Chiamami
Ben, ragazza, Mr. Urich mi fa sentire troppo vecchio.-
-URICH!!-
la voce, non propriamente angelica del nostro stimato editore, mi colpisce le
orecchie con la forza di un rombo di tuono. J.Jonah Jameson entra a passo di
carica in redazione brandendo un sigaro spento come se fosse un’arma. Anche se
il suo ufficio è ai piani alti, il vecchio J.J.J. è sempre sentimentalmente
legato alla redazione, con buona pace di chi pensa che nel suo petto batta un
cuore di pietra.
-Che
c’è J.J.J.?- chiedo
-Hanno
ucciso il Generale Coy ed io devo venirlo a sapere da un mio amico dell’ufficio
del Commissario.- grida lui –Che fanno i miei giornalisti? Battono tutti la
fiacca?-
-Calmati
Jonah, ti sale la pressione lo sai.- interviene Robbie –I nostri ragazzi sono
in gamba, ma non possono essere dappertutto. Ci pensa Urich, vero Ben?-
-Certo
Robbie, vado subito.-
-Mmf!-
borbotta Jameson –Cerca di scoprire se è collegato ai recenti omicidi di boss e
magari…-
-A
dir la verità, non credo sarà facile appiopparlo all’Uomo Ragno.- ribatto,
mentre J.J.J. mi lancia un’occhiataccia di traverso, poi mi rivolgo a Candace:
-Vuoi
fare la giornalista? Beh vieni con me. Probabilmente imparerai cose che non si
vedono sui libri.-
Scatta in piedi e mi segue dopo aver nesso in
borsetta il dischetto.
Quando arriviamo agli uffici
newyorkesi di Coy, dove siamo stati opportunamente indirizzati, il corpo del generale
è stato appena portato via dagli addetti dell’ufficio del Coroner. C’è un via
vai di poliziotti e nell’ufficio ci sono nientemeno che: il Procuratore
Federale Nelson e l’Assistente Malper ed il Procuratore Distrettuale di
Manhattan Blake Tower.
-Davvero
non avrei mai immaginato di cominciare subito con un omicidio eccellente.- sta
dicendo Nelson
-Beh
dovrà abituarsi temo. – gli risponde Kathy Malper -Cose di questo genere stanno
accadendo piuttosto spesso ultimamente.-
-Mr.
Nelson non è uno sprovveduto Avvocato Malper. – interviene Tower -È stato
Procuratore Distrettuale prima di me ed ha una solida esperienza nella lotta al
crimine organizzato.-
-Grazie
Blake. Ribatte Nelson –Hai gentilmente omesso di dire che sei stato tu a
battermi alle elezioni.-
-Cose
che capitano Franklin, anch’io potrei perdere quest’anno, se il partito
avversario sceglierà un buon candidato. Per mia fortuna non potrai essere tu.-
-Troppo
gentile.-
-Comunque..-
continua Tower –Fino a prova contraria, questo non è un affare federale, sembra
un comune omicidio, dopotutto.-
-Ci
sono indizi che puntano ad un coinvolgimento di Bullseye e Bullseye è il killer
personale di Wilson Fisk, Kingpin.- interviene Kathy Malper
-Ma
nessuno è mai riuscito a provarlo.- ribatte Tower –Lo so, ci ho provato anch’io
ed ho fallito.-
-C’è
ancora in corso un’indagine federale su Kingpin.- ribatte, a sua volta, la
Malper in tono polemico –Non ci siamo
ancora arresi.-
Mi rivolgo a Candace:
-Prendi
appunti ragazza. Quello a cui stai assistendo si chiama conflitto di
giurisdizione. L’ufficio cittadino del Pubblico Ministero e quello federale si
stanno disputando un assassino che non hanno ancora preso.-
Si voltano verso di noi,
accorgendosi per la prima volta della nostra presenza
-Ci
mancavano solo quei rompiscatole della stampa!- esclama la Malper
-Noi
facciamo solo il nostro lavoro.- rispondo e, senza scompormi, entro
nell’ufficio. Sul pavimento ci sono ancora le macchie di sangue e residui di
qualcosa su cui non voglio indagare per il bene del mio pranzo. Nelson sembra
imbarazzato quando nota la sorella
-Candace!
Anche tu qui?-
-Lavora
con me.- rispondo per lei –Ed anche lei avrebbe voglia di sapere cos’è successo
qui.-
Blake
Tower alza le spalle
-Non
è abitudine del mio ufficio fornire informazioni alla stampa in questa fase
delle indagini Mr. Urich.- ribatte
-E
lo stesso vale per il mio ufficio.- interviene Nelson –Mi spiace Candace.-
-Ma
Foggy…- comincia a dire lei, ma due poliziotti, con fare deciso, ci spingono
fuori dall’ufficio e poi chiudono la porta.
-Uffa!-
è il commento di Candace. –Quei…quei…-
-Calma
il tuo ardore rivoluzionario, signorina, imparerai ad aver pazienza col tempo.
Anche se, a ripensarci, forse non sei il tipo.-
Scendiamo al piano terreno e lei ne approfitta per
chiedermi.
-Chi
era il generale Coy?-
-Coy
Nguyen Gcoc era un generale dell’esercito del Nord Vietnam, corrotto fino al
midollo, trafficava in droga ed altre piacevolezze. Quando la Guerra finì
scappò in occidente col bottino e stabilì una base di potere sia qui, che a Madripoor.
Il fato cui era sfuggito a Saigon lo ha
raggiunto qui, alla fine.-
All’uscita del palazzo c’imbattiamo
in uno dei miei detectives preferiti: Demitrius Collins, della Procura
Distrettuale.
-Oh
Urich! Senti sempre l’odore del sangue vedo.-
-Si,
sono come un vampiro per questo. Allora, Collins, non farti pregare dammi
qualche dritta.-
Lui
ci pensa un po’, poi si decide.
-Ok, non credo che sia un segreto di stato. Coy è
stato sventrato da un colpo sferratogli al ventre con una spada rituale
giapponese che teneva appesa ad una parete dell’ufficio. Un colpo solo sferrato
con grande precisione, lo ha tagliato da parte a parte.- s’interrompe e si
rivolge a Candace –Mi scusi per la crudezza, miss…-
-Nelson, Candace Nelson e non si scusi per questo.
Non m’impressiono così facilmente.-
-Nelson? Come il nuovo Procuratore Federale?-
È mio fratello!-
-Mm capisco. Beh dicevo…un colpo netto e preciso,
poi l’assassino ha rimesso l’arma a posto e se n’è andato con calma. Niente
impronte naturalmente.-
-Bullseye!- affermo
-Si, è probabile. Questo è solo l’ultimo dei casi in
cui sospettiamo la sua mano, l’ultimo per ora, cioè.-
Non ci
vuole un genio per capire a cosa allude. Scorrerà ancora molto sangue in questa
città e possiamo solo sperare che, prima o poi, non capiti a qualche innocente
di andarci di mezzo.
7.
Questa volta voglio fare
un favore a Josie e così aspetto in cima al tetto fuori dal bar finché Turk non esce e lo
prendo al lazo come fosse un vitello, poi lo tiro su alla mia altezza.
-Ciao Turk. Ho bisogno d’informazioni sui recenti
omicidi e tu mi dirai quel che sai.-
-Non so nulla Devil, non ti dirò nulla, lasciami
andare.-
-Va bene, se è quello che vuoi..-
Lascio la presa sul cavo e Turk precipita:
-Noo! Aiutoo!-
Riprendo il cavo lo fermo a mezz’aria, poi lo lego
al cornicione e mi avvicino a lui sorridendo:
-Posso continuare il giochetto tutta la notte Turk
.- gli dico.-Ma ti conviene? Potrei anche stancarmi sai? E non faresti una
bell’impressione spiaccicato sul selciato.-
-Non lo faresti mai.-
.Mettimi alla prova.- ribatto ed inizio sciogliere
il cavo.
-Va bene, va bene! Dirò tutto quel che so, ma
tirami su per carità!-
Appena
ha finito di parlare, mi prendo il gusto di lasciarlo legato al lampione, a
distanza di sicurezza da terra e, come sempre, sparisco nelle ombre.
La sala agenti della squadra
investigativa del Procuratore Distrettuale somiglia a quelle dei distretti
cittadini, se non fosse perché è stata ritinteggiata di fresco con bel color
verde mela, che qualche buontempone del Municipio ha pensato fosse adatto a
ravvivare l’ambiente. L’odore della vernice ristagna ancora e colpisce le
narici di Willie Lincoln. Willie è cieco, in questi tempi si usa dire non
vedente, ma lui non si è mai nascosto dietro le parole: cieco o non vedente,
negro, nero o afroamericano lui sa bene chi è e la cosa gli è sufficiente. Non
ha i sensi sviluppati di Matt Murdock, ma, da quando ha perso la vista, i suoi
altri quattro sensi si sono naturalmente affinati e così per lui l’odore della
vernice, come gli altri della sala, è abbastanza intenso da creargli qualche
fastidio. Sente il rumore delle sedie degli agenti che si girano a vederlo ed i
loro mormorii. Non se ne cura e, con il suo fedele cane al guinzaglio, entra
deciso.
-Sto
cercando il Detective Collins.- dice
-Willie
Lincoln!- esclama Collins riconoscendolo. –Vieni Willie. Ragazzi questo è il
mio maestro, quello che ha preso una recluta spaventata e l’ha portato indenne
fuori dall’inferno di Harlem
-Non ho
fatto questa gran cosa Demitrius. Eri in gamba e l’hai dimostrato da solo.-
Entrambi
si siedono, Demitrius dietro alla sua scrivania, Willie davanti. Collins
continua:
Si, beh
tu eri il migliore Willie e se…-
-Se non
mi avessero incastrato con una falsa accusa ed espulso dalla Polizia, vuoi
dire? Non preoccuparti, non sono così sensibile.-
-Sei
stato riabilitato alla fine e chi ti aveva incastrato ora è in galera o morto,
grazie a quell’avvocato…Murdock. Ora
saresti almeno Capitano se non avessi ricevuto quella granata in faccia.-
-Si,
infatti!- Entrambi tacciono per un istante, poi Willie dice: -Ascolta
Demitrius. Sono venuto qui per chiederti un favore, un grosso favore, credo, ma
per me è importante.-
-Spara
pure amico, se posso aiutarti lo farò volentieri.-
Marcus Shelby é un
gran lavoratore e spesso si
trattiene fino a tardi in ufficio. È un bene
che lo faccia, perché la società per cui lavora appartiene a me ed io, di
solito, rispetto la dedizione. Certo, stasera Shelby potrebbe pentirsi di
essere rimasto, ma questo, in fondo, non ha grande importanza, perché dovunque
fosse andato, io l’avrei trovato, alla fine.
Quando Lapide
spalanca la porta dell’ufficio, sobbalza e quando vede me, l’espressione sul
suo volto è di stupore e terrore. Insieme.
-Leland !- esclama –Cos a ci fai qui…se ti vedesse
qualcuno….-
-Non preoccuparti di questo, Marcus!- Gli dico -Pensa
piuttosto a cosa potrebbe succederà a te.-
-Co… Cosa vuoi dire?- comincia a sudare e si slaccia il
colletto della camicia.-
-Lo sai benissimo!- ribatto –Credevi davvero che non avrei
capito che tu e quello stupido di Winfield mi avete derubato? Pensavate davvero
che non avrei saputo decifrare i vostri intrallazzi finanziari con i conti che
gestivate per me? Hai dimenticato che io
dettavo legge a Wall Street quando tu, a malapena, conoscevi il significato del
termine Borsa? Siete tutti dilettanti in confronto a me, ma ora il maestro ha
deciso di darvi una lezione.-
-Hai ucciso tu Winfield!-
-Non l’avevi capito? Nessuno prende in giro il Gufo senza
pagarla cara.-
Si allontana indietreggiando verso la
grande finestra
-No, ti prego Leland..siamo sempre stati amici…-
-Lo stendo capo?- mi chiede Lapide, estraendo una pistola
con silenziatore
-No!- rispondo –Certe questioni preferisco risolverle
personalmente. Avanti Marcus, non fare il vigliacco, affronta il tuo destino da
uomo, una volta tanto.-
-No, no..!!.-
Si ritrova
stretto contro la finestra e non può sottrarsi alla mia stretta. Lo sollevo,
come se fosse senza peso, e lo sbatto contro la finestra, che s’infrange,
lasciandolo precipitare per venti piani d’altezza. Lo guardo cadere, poi mi giro
verso l’interno della stanza e mi rivolgo a Lapide:
-Prendi i suoi dischetti e distruggi il resto. Non deve
restare nulla d’intatto qui dopo che ce ne saremo andati.-
-Che cosa ti fa pensare che te ne andrai tanto presto?-
Conosco quella
voce e, quando mi giro, lo vedo accosciato sul cornicione della finestra
infranta. Il mio vecchio nemico: Devil.
Sono arrivato troppo tardi per impedire
che quell’uomo piombasse sul selciato, almeno posso fermare il suo assassino.
Mi fermo sul cornicione della finestra rotta ed all’interno riconosco i
presenti: uno è Lapide e l’altro…una presenza che non sentivo da tempo, ma è
davvero lui?
Quando pronuncio la mia battuta lui
si gira e quasi non credo ai miei sensi. L’ultima volta che l’ho incontrato,
Leland Owlsley era smagrito, con innesti bionici alla schiena ed agli occhi,
tormentato da fantasmi interiori.[13]
Quella che percepisco ora, è un’immagine mentale completamente diversa, simile
a quella che ne ricevetti la prima volta che l’incontrai: una figura massiccia,
una prorompente carica di energia animale, un’estrema sicurezza di se, una
forza superiore ed una carica di pura malvagità concentrati in uomo solo.
-Che ti è
successo Leland? L’ultima volta eri diverso.-
-Sono di
nuovo me stesso, ecco cos’è successo. Sono rinato a nuova vita e tu, invece,
stai per morire!-
Sono del tutto impreparato alla sua
carica. Mi piomba addosso con tutto il suo peso e mi spinge fuori dalla
finestra, ma mentre lui si sostiene volando, io sono trascinato dalla forza di
gravità verso il selciato. Ancora una volta il mio fido cavo mi sostiene
agganciandosi ad un vicino cornicione, ma, a questo punto, interviene Lapide
che, affacciandosi alla finestra, lo tronca con un preciso colpo di pistola.
Ancora? Ma che succede ultimamente? Tutti a tagliarmi il cavo ogni volta che mi
dondolo nell’aria, forse dovrei comprarlo in fibra d’adamantio, ma dubito che
sarebbe abbastanza sensibile. Quattro capriole e due o tre appigli ad un paio
di cornicioni mi consentono di atterrare incolume sui piedi, come i gatti, ma
non riesco a rilassarmi. Faccio appena in tempo ad evitare un mortale Yo Yo,
che mi sibila ad un centimetro dalla testa. Sono certo che è affilato come un rasoio,
così come sono certo che ora comparirà il suo padrone.
-Jester!-
esclamo –Non dirmi che lavori per il Gufo!-
-Allora non
te lo dirò, contento?-
Mi si avventa contro cercando di
infilzarmi con un fioretto, ma io sono più svelto ed evito il fendente. Continuiamo
il giochetto per un po’. Lui a menare fendenti ed io a saltare come un grillo
per evitarli, poi lui mi getta delle biglie fra le gambe e riesce a farmi
perdere l’equilibrio. Ancora una volta mi sia avventa contro, deciso a vibrare
il colpo mortale, ma riesco a fargli lo sgambetto ed a farlo cadere.
-Ben fatto
Devil!- dice ridacchiando –Sei davvero in gamba come speravo.-
A volte, non prendetemi per matto, mi viene in mente che si
diverta talmente tanto a cercare di uccidermi che sarebbe dispiaciuto di
riuscirci sul serio.
-Finiamola
Jester! Gli dico –Quanto vogliamo ancora andare avanti con questo giochetto?-
-Oh, solo
finché riusciremo a divertirci e per ravvivare la festa ho portato dei vecchi
amici. Spero che sarai felice di rivederli.-
Ed ecco che alle mie spalle sento
l’eco dell’aria che si rifrange su una massiccia armatura, un battito di cuore
pesante, il sinistro rumore di due lame rotanti e quello di una cappa che
sbatte contro un ginocchio. Oh no! Ditemi che non sono loro, per favore. Mentre
mi giro lentamente e le immagini mentali si fanno più nitide, sento la voce di
Jester che dice:
-Abbiamo
organizzato una bella rimpatriata per te Cornetto. Ti ricordi di loro vero?
Stilt Man, il Bue, il Gladiatore ed il Matador. Divertiti pure adesso!-
Certi giorni uno non dovrebbe
neanche alzarsi dal letto.
(PARTE
QUARTA)
1.
Certi giorni uno non dovrebbe neanche alzarsi dal letto.
Eccomi qua, Devil l’Uomo senza Paura, il terrore
dei criminali ecc. nel bel mezzo di Wall Street di fronte a cinque nemici
arrabbiati e, presumibilmente al soldo del Gufo, un vecchio nemico che ho
appena scoperto essere tornato in azione. Come se non bastasse Jester a
rendermi la vita difficile, ecco anche quattro vecchie conoscenze dei bei tempi
andati, in cui ero un supereroe novellino: Stilt Man che, come dice il suo
nome, usa un paio di trampoli idraulici che variano d’altezza secondo la sua
volontà, sembra un potere ridicolo, ma vi assicuro che mi ha dato più fastidi
di quanto mi piacerebbe ammettere; il Bue lo conosco poco, ma ho avuto un paio
di scontri con il suo fratello gemello, che aveva lo stesso nome di battaglia,
prima che morisse, anni fa, proprio sotto i miei occhi[14] (a
pensarci bene tutti credono che all’epoca io fossi il mio gemello, la cosa è
divertente in un certo senso); il Matador, che armato solo del suo spadino e
della muleta si atteggiava a ladro gentiluomo finché non incappò nella mia
strada, non lo “vedo” da allora e ne sono passati di anni; dulcis in fundo il
Gladiatore questo non è certo Melvin Potter, da tempo guarito dalle sue
ossessioni e tornato, per così dire, sulla “retta via”, forse è il tizio che
Mr. Fear mi mandò contro a Ryker’s Island un po’ di tempo fa o magari il
gemello cattivo di Melvin (No, nemmeno uno scrittore a corto d’idee avrebbe il
coraggio di usare questo cliché trito e ritrito). Chiunque sia è massiccio
almeno un quintale di muscoli per oltre un metro e novanta d’altezza e sa usare
le sue lame rotanti, direi. Al primo assalto per poco non mi affetta il naso,
ma non mi sono guadagnato una reputazione per niente. Scarto di lato e poi
salto come un grillo, mentre il Bue carica ed evito anche lui, ma mi rendo
vulnerabile ad un assalto del Matador ed il suo fendente manca la mia gola di
un millimetro
-Dategli
addosso ragazzi.- incita Jester, non può sfuggire a tutti noi.-
Ecco,
bravo, dagli anche dei consigli ora. Mmm, forse potrei tentare un trucchetto
che usavo ai vecchi tempi. Devo calcolare esattamente i tempi proprio mentre mi
si avventano contro e…..SALTARE…..Mentre si forma un bel groviglio io ho un
momento di respiro, ma giusto un momento, perché Stilt Man è pronto a colpire.
Devo darmi da fare per evitare le scariche della sua pistola disintegratrice e
questo mi rende vulnerabile all’assalto delle lame del Gladiatore. Non mi danno
il tempo di respirare. Forse potrei batterli uno alla volta, ma cinque
insieme…Riesco ad afferrare i polsi del Gladiatore ed a tenere la lama lontana
dalla mia faccia, ma a che serve? Se perdo concentrazione, lui mi fa a fette e
se mi dedico a lui, uno qualunque degli altri quattro mi fa secco senza
problemi. Devo trovare una soluzione e devo trovarla subito.
La redazione si sta svuotando, tra poco arriverà il
turno di notte e ci troverà alla scrivania mentre Candace sta ancora
armeggiando per decifrare il contenuto del dischetto (lei dice che dovrei
chiamarlo CD ROM, ma per me non ha molto significato) Ecco arrivare Charlie
Snow, uno degli ultimi della vecchia guardia, uno dei migliori per quel che mi
riguarda. Certo ogni giorno combatte la sua personale battaglia con l’alcool,
ma sta facendo del suo meglio e chissà…
-Ehi
Ben, ma non ce la fai proprio ad andartene da qui? E Doris che dice?-
-Un
giorno o l’altro chiederà il divorzio, ma poi dove lo trova un altro come me?-
-Già
dove?-
-Ce
l’ho fatta!- l’urlo di Candace interrompe le nostre chiacchiere.
-Cosa?-
esclama Charlie
-Davvero
ne sei certa?-chiedo
-Sicurissima,
guarda! Ora è in chiaro.-
Guardiamo tutti lo schermo e vediamo
scorrere una serie di nomi, date, cifre.-
-Sembra
una specie di contabilità.- dice Candace –Di qualcosa che si chiama Owlsley
Corporation.-
-Owlsley?
Oh santo cielo!- esclamo sorpreso
-Chi
è? Lo conosci?-
-Benedetta
ragazza!- esclama Charlie –Si vede che sei giovane e non sei di New York. Fino
a non molti anni fa Leland Olwsley era lo Zar di Wall Street, il più grosso
raider del settore, lo chiamavano il Gufo, poi il Fisco scoprì le sue malefatte
e confiscò tutti i suoi bene o quasi.-
-Già!-
Intervengo -Ricordo che nei suoi conti correnti non c’era niente, confiscarono
il suo palazzo e poco altro.-
-Beh
da quel che ne capisco Ben, la tua ragazzina qui ha trovato l’eldorado.-
-Non
sono una ragazzina.- ribatte Candace stizzita. –ho vent….-
Non le badiamo. Sullo schermo scorrono cifre che mi
sembrano molto significative. Un vero organigramma di un impero finanziario che
il Gufo ha ricostituito. Winfield doveva essere uno dei suoi prestanome. Ha
fatto la cresta sui conti, ma il Gufo era troppo in gamba per non scoprirlo e
Winfield ha pagato il prezzo definitivo.
-La
Procura Federale pagherebbe oro per questo!-
-Te
l’avevo detto Urich, il mio Capo vuole quel dischetto e tu me lo darai
stavolta.-
Quella voce la conosco anche troppo
bene. Mi giro di scatto.
-Bullseye!-
esclamo
-Fa
piacere vedere che non mi hai dimenticato.- dice sarcastico –Ora non farmi fare
il cattivo-
Quel che accade dopo, non riesco a
crederlo nemmeno io, ma Charlie gli getta la tazzina di caffè in faccia e lui,
che non se l’aspettava, è preso completamente di sorpresa.
-Giù!-
urlo buttando a terra Candace.
Cos’ho
fatto?-mormora Charlie.
Siamo riparati dietro il tavolo del computer. Un
riparo che ci servirà si e no dieci secondi contro Bullseye. Questo sarebbe il
momento adatto per una di quelle classiche entrate trionfali di un supereroe,
ma sembra proprio che il mio solito angelo custode, Devil, sia occupato altrove
e di questi tempi neanche l’Uomo Ragno passa più da queste parti.
-Ehi
che succede?-
La guardia giurata irrompe sulla scena,
provvidenziale cavalleria, ma Bullseye non se ne cura. Con apparente fastidio
lancia verso l’uomo uno dei suoi shuriken affilatissimi e gli taglia la
carotide prima che quello riesca solo ad aprire bocca
-Oh
mio Dio!- singhiozza Candace
-Un
piccolo fastidio, ma ora veniamo a noi….-
Candace lo guarda avanzare come ipnotizzata. Siamo
decisamente morti a meno che…
Tengo i polsi del
Gladiatore e mi lancio all’indietro, proiettandolo sopra la mia testa e
facendolo finire contro il Bue, poi mi getto di lato e faccio lo sgambetto al
Matador, mi sono appena rialzato, che Jester mi si avventa contro lanciando una
delle sue biglie, ma stavolta sono preparato e salto, evitandole, così quelle
vanno ad esplodere sotto i piedi di Stilt man, che perde l’equilibrio e piomba
contro il Bue ed il Gladiatore. Non posso fare a meno di sogghignare per un
attimo. Mi tornano in mente i bei vecchi tempi e quanto mi divertivano queste
scaramucce, poi mi torna in mente che questa è una lotta per la vita e che, da
solo contro tutti e cinque, forse non me la posso cavare. Ma perché in questa
città affollata di calzamaglie non passa un altro supereroe, quando c’è bisogno
di lui? Sento il Matador che mi fissa M’immagino un sorriso sul suo volto.
-Ben fatto Devil!-dice –Tu es un toro muy
valoroso. Ma anche i più valorosi dei tori cadono dinanzi ad un grande
toreador.- si lancia in avanti con un altro affondo ed ancora una volta lo paro
e lui mi getta sulla testa la sua muleta
-Ay Toro!- esclama. La muleta non può accecarmi,
ovvio, ma mi confonde abbastanza da dare agli altri il tempo di riprendersi e
sento il passo pesante del Bue che mi carica.
Candace Nelson è paralizzata
e Bullseye sorride sinistramente. Una sola possibilità o per noi è davvero
finita. Afferro l’estintore e sparo il suo getto di schiuma proprio sui suoi
occhi, poi, mentre grida dalla sorpresa e dal fastidio, gli scaglio contro il
contenitore e grido.
-Ora!
Via!-
Afferro Candace e la costringo a
muoversi, poi scattiamo tutti e tre verso l’uscita
-Stupidi!-
grida Bullseye –Non potete sfuggirmi.-
Charlie Snow si ferma ed afferra la pistola della
guardia caduta.
-Charlie
cosa fai?- urlo.
-Giusto
Charlie se credi che quella pistola possa servirti, ti sbagli o non ti hanno
detto che sono il migliore con qualsiasi tipo di arma?-
-Ed
io ero il migliore del mio corso all’Accademia dei Marines, bastardo! – dice
Charlie poi spara. Vedo Bullseye ondeggiare sotto l’impatto del proiettile, ma
subito si rialza e Charlie spara ancora prendendolo alla spalla, Bullseye cade
ancora, poi sogghigna e, con un gesto rapido, lancia su Charlie una penna a
sfera che, con una breve traiettoria, si conficca nel petto di Charlie.
-Puoi
ringraziare il vecchio bastardo, Urich!- dice –Te la sei cavata anche stavolta,
ma alla prossima chissà…-
Così
dicendo salta dalla finestra e scompare alla nostra vista. Per quel che mi
riguarda, non m’importa se si è sfracellato in strada, anche se non ci
scommetterei un cent. Al momento mi preoccupo di Charlie. Perde sangue e
Candace sta cercando di tamponarlo.
-Chiama
aiuto!- le intimo, mentre la redazione si riempie con la gente del turno di
notte, finalmente tutti qui. Guardo Charlie, la penna è penetrata nel torace e
lui sanguina molto, ma forse Bullseye non è riuscito ad essere preciso perché
era ferito. Non so per quanto resto lì a cercare di fermare l’emorragia. Smetto
solo quando arriva l’ambulanza e poi, tutti insieme partiamo verso l’ospedale
Il bue mi carica a testa
bassa e, per un attimo, penso che più le cose cambiano, più rimangono le
stesse, ma la muleta è in mano mia ed è anche troppo facile usarla contro di
lui per confonderlo e mandarlo contro un vicino muro. Ho guadagnato solo un po’
di respiro, però, gli altri quattro sono di nuovo pronti ad assalirmi e mi
viene da chiedermi se ho aggiornato il testamento. L’urlo di una sirena ci
blocca di colpo, segno che la lotta non è passata inosservata e che i migliori
di New York sono in arrivo.
-Non è il caso di combattere anche con la polizia,
filiamo!- ordina Jester.
-Posso ancora fare a fettine quel buffone in
rosso.- ribatte il Gladiatore
-No! Avremo ancora la nostra occasione, ma non
adesso vieni.-
Se ne vanno di corsa e
spariscono rapidamente. Dovrei inseguirli, ma non ci penso neppure. Presto o
tardi ci rivedremo, ma in quell’occasione sarò pronto ad affrontarli. Almeno
quando mi faranno a fettine sarò preparato. Non aspetto neanche che le auto
arrivino alla mia altezza e sparisco anch’io nelle ombre. Non è stata una serata
molto fruttuosa, ma almeno sono vivo.
2.
È mattino ormai e nessuno di noi ha dormito. Charlie
ce l’ha fatta, uno dei pochi fallimenti di Bullseye e noi siamo vivi per
raccontarlo. La dottoressa del Memorial Hospital, ha detto di chiamarsi Foster,
è un tipo gentile, ma determinato. Mi ha preso la sigaretta dalla bocca e l’ha
buttata nel cestino senza neanche chiedermi: “Posso?” Ha medicato le nostre
piccole ferite senza dar peso ai lamenti di Candace. Credevo che una che ha
rischiato almeno quattro volte di essere fatta fuori negli ultimi anni fosse
meno schizzinosa dinanzi al mercurocromo.
Il tipo della polizia che m’interroga si chiama
O’Neil e degli irlandesi sembra avere la tenacia.
-Puoi
dire d’esser stato fortunato Urich!- mi dice
-Già,
chissà quanto si ritiene fortunato Charlie Snow. Ma, dimmi O’Neil, cosa porta
uno dei più brillanti detectives della procura ad interessarsi di una comune
aggressione?-
-Lavoro-
risponde laconicamente –In realtà ero già qui per altri motivi e poi…la chiami
una comune aggressione quando Bullseye attacca la sorella del Procuratore
Federale?-
Come a confermare le sue parole,
ecco arrivare un bel po’ di pezzi grossi: Blake Tower, il Procuratore
Distrettuale, ci tiene a farsi vedere in giro in quest’anno d’elezioni.ma forse
sono troppo duro con lui. Ecco arrivare anche Nelson
-Candace!-
grida –Tutto bene?-
-Ma
certo, Foggy.- risponde lei con disinvoltura, mentre io sogghigno –Solo un
graffietto senza importanza.-
-Senza
importanza eh? Conosco Bullseye e non è una cosa senza importanza essere ancora
vivi dopo un incontro con lui.-
-Tutto
merito di Charlie Snow.- intervengo io –Chi avrebbe mai pensato che avrebbe
giocato a fare Rambo? A volte ti chiedi se conosci davvero la gente che ti sta
intorno.-
-Già.-
sospira Nelson, poi si rivolge alla sorella ed io mi distraggo osservando
O’Neil e Tower che discutono. Chissà perché, non credo che parlino
dell’aggressione di Bullseye, ma il mio istinto di giornalista viene distratto
dall’arrivo improvviso di mia moglie Doris:
-Ben
va tutto bene?-
-Ciao
tesoro!- le rispondo con finta disinvoltura –hai portato il brodo di pollo?-
-Fai
poco lo spiritoso Ben.– risponde lei, non ti sei ancora stancato di metterti
nei pasticci?-
-Viviamo
in un mondo strano Doris. Ci sono più buffoni in calzamaglia che normali
cittadini ed a quanto pare amano tutti il Bugle. Ora scusami. Un attimo.-
Mi avvicino a Nelson e gli dico che
la sua cara sorella ha finalmente decifrato il dischetto di Lapide. Non sembra
contento di sapere che c’è di mezzo il Gufo, d’altra parte chi lo sarebbe?
Spero che quello che abbiamo trovato gli serva, perché qualcosa mi dice che i
tempi duri devono ancora arrivare.
Dire che l’aria è tesa nell’aula n° 4 del Tribunale di
Manhattan non sarebbe esatto, non quanto dire che è Becky Blake ad essere
nervosa. D’altra parte è la prima volta che patrocina una causa dopo anni di
lavoro d’ufficio e quando la giuria esce, le sembra di avere la gola secca ed
ha paura di non sembrare abbastanza impassibile mentre il capo dei Giurati si
alza e pronuncia il verdetto:
-Non
colpevole!-
Due semplici parole, ma bastano
perché sulle labbra di Becky compaia un sorriso liberatorio. Quasi non si
accorge della stretta di mano del suo cliente e nemmeno sente le sue parole di
ringraziamento. Ha vinto! Nonostante le sue paure e le sue insicurezze, ce l’ha
fatta, ha superato il suo battesimo del fuoco, può essere orgogliosa di se
stessa. Poco dopo è nel corridoio con il collega David Keller e, senza darsi
peso delle sue insistenze, spinge da sola la sua carrozzella e, forse, è la sua
distrazione nel parlare con David a portarla a scontrarsi con una ragazza che
esce da un'altra aula.
-Oh! Mi
scusi.- dice la ragazza mentre si affretta a rimettere dei libri nella borsa –A
volte ho la testa nelle nuvole e non guardo dove vado.-
Becky
sorride, la ragazza è spontanea, si vede e non sembra imbarazzata dal fatto che
lei è in carrozzella.
-Sono
stata distratta anch’io, dovrei fare più attenzione, lo ammetto.-
-Oh beh
nessuno si è fatto male in fondo. Ma sono maleducata, non mi sono presentata.
Mi chiamo Bernadette Rosenthal, avvocato per essere precisi.-
-Anch’io.
Sono Becky Blake e questo è il mio collega David Keller. Lavoriamo con Nelson
& Murdock.-
-Li
conosco. Gente in gamba. Nelson è il nuovo procuratore federale vero? Ora avete
un buco da riempire vero?-
-Cerca
un posto Avvocato Rosenthal?-
-Chiamami
Bernie. In realtà non sto male nello studio dove mi trovo, il lavoro è un po’
noioso, però…-
Molto interessante, pensa Becky,
forse sarebbe il caso di approfondire il discorso davanti ad una tazza di caffè
al bar degli Avvocati.
Mi sveglio che sono quasi le nove, uno degli inconvenienti
dell’avere un’intensa vita notturna. Niente, però, che una rapida doccia ed una
robusta colazione non possano rimediare. Mentre sono al tavolo ascolto il
notiziario alla radio e vengo a sapere dell’attacco notturno di Bullseye al
Bugle proprio mentre avevo il tète a tète con Jester ed i suoi soci. Neanch’io
riesco ad essere in due posti contemporaneamente, meno male che Ben e Candace
sono stati fortunati. Dopo circa mezz’ora sono in viaggio verso lo studio,
superando il traffico nell’inimitabile modo di Devil e riuscendo ad essere in
ufficio proprio in tempo per il colloquio programmato con Becky.
-Innanzitutto
complimenti per la tua vittoria di stamattina. Sapevo che ce l’avresti fatta.-
-Io no,
finché il capo dei giurati non ha letto il verdetto. Ti ringrazio di avermi
dato fiducia Matt.-
-La
meritavi no? Ad ogni modo non è per questo che volevo parlarti. Ora che Foggy è
Procuratore degli Stati Uniti lo Studio è privo di un amministratore, anche se
ora sono il socio anziano, non posso occuparmene io. Semplicemente non fa per
me, io sono tagliato per le aule e non per la burocrazia. Voglio che lo faccia
tu Becky…-
-Io? Ma
come….-
-Sei in
gamba, efficiente e determinata. Sono tutte qualità importanti. Dirigerai lo
studio. Naturalmente ci consulteremo e mi riservo l’ultima parola, ma d’ora
innanzi sei tu il capo.-
-Beh…come
posso rifiutare? E c’è subito una cosa di cui discutere. Con la partenza di
Foggy siamo rimasti solo in tre. Non ci serve solo un amministratore, abbiamo
bisogno di rinforzi.-
-Mi sembra
giusto. Hai già qualcuno in mente vero?-
-Si è così,
ci hai azzeccato, ma come fai a riuscirci sempre?-
-Se te lo
dicessi non ci crederesti. Allora, chi è?-
-Si chiama
Bernadette Rosenthal. Viene da Brooklin. Ha studiato legge alle scuole serali
ed alla fine si è laureata. È intelligente e sensibile alle questioni sociali,
sarebbe perfetta per il consultorio gratuito di Hell’s Kitchen.-
Non posso fare a meno di sorridere
-Un’ebrea
in un quartiere di irlandesi cattolici. Non molti anni fa sarebbe stato un mix
esplosivo, ma, a pensarci bene non è una cattiva idea. Se davvero pensi che
vada bene, Becky, falle un’offerta e portala con noi.-
Dopo che Becky è uscita mi metto al
lavoro. Ci sono pratiche da studiare e
del lavoro da preparare per le udienze di domani. Non posso permettermi di
rimanere indietro, se questo studio esiste è per merito di Karen e devo farlo
funzionare per tributo alla sua memoria ed anche per me stesso. Afferro la
cornetta del telefono quasi un decimo di secondo prima che il suono dello
squillo raggiunga l’orecchio di un uomo normale, la voce all’altro capo del
filo la riconoscerei dovunque:
-Ciao Matt,
ti disturbo?-
-No Debbie,
anzi, sei una distrazione benvenuta. Cosa posso fare per te?-
-Mi
chiedevo se eri libero per pranzo. Se la risposta è si, mi piacerebbe vederti.-
-Certo,
volentieri.-
-Bene, sarò
da te a mezzogiorno allora.-
Riappendo la cornetta e, per un attimo, mi chiedo perché ho
risposto di si così rapidamente, poi smetto di pensarci e torno al lavoro.
3.
Il momento che ho atteso da tempo sta arrivando, alla
fine. I miei nemici mi credono vulnerabile, ma si sbagliano. Certo ora la
polizia ha in mano il dischetto di Winfield, ma se pensano che gli serva a
qualcosa… Prima che arrivino a bloccarmi i conti correnti li scopriranno vuoti.
Certo perderò qualche proprietà immobiliare, ma niente che non possa ricomprare
con calma. Un fastidio minore, niente in confronto ai vantaggi che posso
ottenere una volta consolidato il mio impero criminale. Ed ecco qui l’uomo che
può essere la chiave di volta del mio trionfo. Mi è costato molto scoprire dove
si trovava il rifugio segreto che Wilson Fisk aveva preparato per la sua moglie
malata ed il suo psichiatra, Ora sono entrambi in mano mia e, finché ho la sua
giovane moglie nelle mi emani, Il professor Mondat mi garantirà il controllo su
Vanessa Fisk in un piatto d’argento. Povero idiota, ma sono cose che capitano a
chi è tanto scemo da innamorarsi di una donna di trent’anni più giovane e da
sposarla. Intanto io devo pensare agli
altri dettagli del mio piano. Mi basta premere un bottone e poco dopo Lapide è
dinanzi a me.
-A che
punto siamo?- chiedo
-Tutto è
pronto Gufo, proprio come lei voleva.-
-Bene,
bene, i miei nemici stanno per imparare che non è salutare sfidare il Gufo e lo
impareranno nel modo più duro, si.-
-Se ora
vuole scusarmi capo…ho un piccolo problema da risolvere in sala.-
-Vai pure,
ma tieniti pronto al mio ordine.-
Lapide esce ed io mi concedo un sorriso
rilassato.
Willie Lincoln sente il rumore della risacca e gli
spruzzi d’acqua salata in volto, mentre il motoscafo approda all’isola. Assieme
agli altri passeggeri viene condotto verso una palazzina. Non può vedere che è
sovrastata da una rupe su cui si erge una bizzarra costruzione a forma di testa
di Gufo, se la vedesse forse sarebbe preoccupato o forse no. Anche prima di
diventare cieco Willie era un uomo coraggioso ed un poliziotto in gamba, non si
sarebbe lasciato intimorire facilmente. Anche ora che è senza vista la sua
determinazione è intatta, si dispiace solo di non aver potuto portare con se il
suo cane, si è ormai abituato a quel devoto amico a quattro zampe. È venuto qui
alla ricerca di un uomo che può fornirgli un’informazione preziosa e lo
troverà. All’interno una babele di suoni ed odori lo avvolge, ma lui è abituato
ad usare i suoi quattro sensi rimanenti al meglio delle loro possibilità ed in
quell’ambiente di luci soffuse riesce a muoversi quasi meglio degli ospiti che
ci vedono. Demitrius Collins aveva ragione: si tratta di una vera bisca su
un’isola privata oltre il limite delle acque territoriali e, quindi, al sicuro
dai rigori della legge. Non ha saputo dirgli molto sull’identità del
proprietario, però. Se Willie avesse
potuto vedere il “Nido del Gufo” sopra la sua testa quando è arrivato, ora
troverebbe quest’ignoranza quantomeno sorprendente, ma non ha potuto vederla e
questo fatto segnerà le sue prossime ore. Ha appena oltrepassato il tavolo
della roulette quando due figuri gli si affiancano e prendendolo con decisione
per le braccia lo spingono verso un angolo:
-C’è una
persona che vuol vederla, signore.-
-Cosa?-
esclama Willie, ma non è in grado di difendersi, mentre i due lo spingono oltre
una porta. Willie sente la porta chiudersi alle sue spalle e percepisce una
fonte di calore diretta proprio verso la sua faccia, una luce probabilmente,
pensa con ragione, e poi una voce secca dice:
-Mi
hanno detto che sei un ficcanaso amico ed a noi i ficcanaso non piacciono
proprio per niente.-
-Vi
state sbagliando.- ribatte Willie cercando di sembrare più spaventato di quanto
in realtà non sia. –Io sono solo un semplice cliente.-
-Certo,
certo, un normale cliente che vuol divertirsi, Non prenderci in giro bello!-
Uno
degli uomini lo afferra per il bavero della giacca e, senza troppi complimenti,
lo perquisisce.-
-Sembra
pulito!-
-Già, ma
chi ci ha passato l’informazione non è tipo da mentire e, se dice che è uno
sbirro, gli credo.-
Mentre
cade a terra, Willie Lincoln non può fare a meno di riflettere su quanto sente.
Dunque, qualcuno ha passato a questa gente l’informazione sulla sua venuta qui,
ma chi? Nessuno ne sapeva niente, a parte….
-Ma
guardalo Mick. È cieco, chi prederebbe un cieco tra gli sbirri?-
-Non lo
so, ma se…-
-Dunque?
Cosa sta succedendo qui?-
La
voce del nuovo arrivato è bassa, ma è, comunque, dura e tagliente come la lama
di un rasoio:
-Abbiamo
avuto una soffiata capo, questo tizio è una sbirro venuto a ficcare il naso nei
nostri affari.-
-Sembra
cieco, che fastidi potrebbe darvi?-
Quella
voce…sono passati molti anni dall’ultima volta che Willie l’ha udita dal vivo,
ma non potrebbe sbagliarsi, comunque:
-Questa
voce!- Esclama – Lonnie, sei proprio tu!-
Lapide
lo afferra e lo porta alla luce e poi un’espressione di stupore si disegna sul
suo, solitamente impassibile, viso:
-Che mi
venga un colpo!- esclama –Willie, ma che bella sorpresa!-
-Lo
conosci Capo?
-Oh
certo che lo conosco, non è vero Willie? Glielo dici tu quanto ci conosciamo?-
Willie respira a fondo e si chiede
che ne sarà di lui adesso.
Il
dovere di un giornalista è scrivere la sua storia, informare la gente,
diffondere la verità, forse sono uno dei pochi rimasti a crederci veramente.
Io, Robbie e perfino Jameson quando non si lascia trascinare dalla sua paranoia
sull’Uomo Ragno. La storia è importante, per questo, mentre Nelson ed il suo
staff esaminano i dati che gli ho fornito, io già mandato la mia storia al
giornale. Esce con l’edizione del mattino proprio mentre Kathy Malper, armata
di un’ingiunzione del Tribunale Federale si prepara a sequestrare tutti i beni
del Gufo indicati nel dischetto e su cui può mettere le mani. Le auguro buona
fortuna, il Gufo è furbo e sono pronto a scommettere che ha già preso le sue
contromisure. Sto ammirando la prima pagina quando dalla radio arriva la
notizia che un commando armato ha assalito un ristorante di Brooklin, uccidendo
il gestore e svariati clienti. Il ristorante apparteneva, a quanto si dice,
alla Famiglia Manfredi e gli assalitori sono descritti come uomini vestiti in
stile “gangster anni trenta” e questo significa che sono uomini di Testa di
Martello. Dopo le uccisioni di boss da parte di Bullseye, qualcuno ha deciso di
prendere delle iniziative personali e questo vuol dire che la guerra tra bande
insanguinerà le strade di questa città molto presto. Per il momento a me tocca
scrivere un nuovo pezzo.
4.
Caesar Cicero non ha più dubbi ora, Deve agire prima che sia troppo tardi per salvarsi la vita.
I miei avvocati m’informano dei
sequestri che il Procuratore Federale Malper sta facendo a tutti i miei beni
che riesce a trovare. Faccia pure, domani un certo giudice annullerà i mandati
oppure i giornali scopriranno che ama passare le sue serate in un certo club molto
privato con ragazze e ragazzi al di sotto dei tredici anni. Non gioverebbe alla
sua rielezione, ne sono certo, per non parlare di almeno dieci anni ad Attica.
Vedremo chi vincerà.
(PARTE QUINTA)
Il mio nome è Fortunato,
considerato il significato del mio cognome nella lingua di mio nonno, direi che
sembra quasi una beffa adesso, mentre giaccio in questo letto d’ospedale, in
quello che chiamano stato di coma vigile, con un tubo in gola per farmi respirare
ed aghi ed elettrodi in tutto il corpo per nutrirmi e far continuare le mie
funzioni vitali. Se mi staccassero da esse, sarei morto in un minuto e devo
ringraziare Wilson Fisk, quel barile di grasso che ama farsi chiamare Kingpin
per questo.
Don Fortunato, il Boss del crimine
organizzato, così mi chiama la Stampa ed ora io, che potevo ordinare la morte
di uomini solo con lo schioccare di un dito, sono bloccato in questo letto,
muto spettatore del mio fato in mano ad altri,
Altri, come questi due, che si
fronteggiano senza parlare, immobili ai piedi del mio letto. L’uomo in blu si
fa chiamare Bullseye e sta puntando una pistola, una classica Colt 45, contro
l’altro e sogghigna; l’altro è vestito di rosso, si fa chiamare Devil. Il primo
è venuto per uccidermi e l’altro vuole fermarlo. Ironico no? Devil, un
difensore della giustizia, vuole impedire la fine di un noto criminale per mano
di un altro criminale. Un colpo di Bullseye ed i macchinari che mi tengono in
vita saranno distrutti. Due uomini diversi combattono per la mia vita ed io non
posso far altro che restare in questo letto e chiedermi: se questa è la vita
che mi resta, chi devo augurarmi che vinca?
1.
Quando
arriva, me n’accorgo dal profumo, un profumo lieve che è ormai impresso nella
mia memoria da tanto tempo. Mentre mi saluta e si siede davanti a me non riesco
a fare a meno di pensare a Karen, il che non avrebbe molto senso in fondo. Lei
e Karen erano molto diverse, anche se furono molto amiche per un po’, ma il
fatto è che anche lei appartiene al ricordo di tempi migliori.
-Ciao Debbie…- dico - …non avresti dovuto
disturbarti a venirmi a prendere.-
Sento la lieve
accelerazione del suo battito mentre risponde:
-Perché no? Tu non puoi guidare e beh…di questi
tempi non c'è niente di strano se è la dama che va a prendere il cavaliere.-
Mi
piace la sua voce, mi piace come parla. Mentre mi siedo al suo fianco in auto,
i miei sensi, quasi automaticamente, la esaminano. Deborah Harris, la
sofisticata ex moglie del mio ex socio in affari ed attuale Procuratore degli
Stati Uniti. Non posso vederla, ma so che i suoi capelli sono nero corvino e
l’eco mi dice che sono lunghi e ricadono leggeri sulle sue spalle, gli occhi
sono azzurri e profondi (almeno così diceva Foggy); il mio senso radar mi manda
l’immagine di una donna snella e ben proporzionata. Le sue misure sono più o
meno le stesse di Karen, tranne forse per il seno, un po’ più ampio, ma nessun
uomo lo chiamerebbe un difetto. Era decisamente bella, tanto da far subito
girare la testa a Foggy, e lo è ancora, lo “sento”. Mi chiedo a che gioco stia
giocando. Dopo quell’incontro alla cerimonia d’insediamento di Foggy, c’è stato
un pranzo ed ora questa cena. Devo ammettere che mi piace stare con lei, ma mi
sento anche strano.
Ci penso ancora nel ristorante, ma è
lei a dar voce a certe ansie:
-Penso spesso a Karen sai? Voglio dire da quando
è….-
-Morta? Puoi dirlo Debbie non sono ferito dalle
parole.-
-Eravamo legate un tempo sai? Lei era così cotta
di te e tu eri così sciocco da non capirlo.-
-Quanto tempo abbiamo perso. Alla fine
l’allontanai da me e forse sarebbe stato meglio per lei se non fosse mai
tornata.-
-Non dirlo mai. Tu sei stata forse la cosa più
bella della sua vita e l’hai salvata dalla degradazione e dalla droga.-
E lei ha salvato me dalla disperazione, potresti
dire anche questo Deb.[15]-
-Era una donna eccezionale Matt, ricordalo sempre.
Sento le sue mani
toccare le mie attraverso il tavolo e le stringo. Il suo cuore ed il respiro
accelerano il ritmo e la cosa mi turba, lo confesso. Perché ho ceduto
all’impulso di invitarla a cena? Perché mi sento solo e lei mi ricorda i vecchi
tempi felici: io e Karen, lei e Foggy? Foggy…anche se sono anni che sono
divorziati ormai, una parte di me si sente in colpa nei suoi confronti. Di
certo lui non sembra aver avuto sensi di colpa quando si è messo con Glorianna
O’Breen mentre io ero scomparso.[16] No,
sono ingiusto con lui, io ero stato un vero bastardo con Glori ed è stata
soprattutto colpa mia se lei ha cercato conforto in Foggy e poi, lui era in
crisi per la scoperta che Debbie l’aveva tradito con Mycah Synn ed il
successivo divorzio.[17] A
quanto sembra abbiamo tutti le nostre colpe.
-Matt…- dice lei -…sono felice di essere qui
stasera.-
-Debbie io…-
Non
riesco a finire la frase. I miei super sensi avvertono la presenza dei tre
uomini armati dietro l’entrata del ristorante, sentono il rumore dei loro
mitragliatori che vengono armati e, mentre le porte si spalancano, riesco a
buttarmi in avanti, facendo cadere Debbie dietro il tavolino, che si rovescia.
La sparatoria è brevissima. Una serie di raffiche in linea retta, le grida dei
feriti, l’odore del sangue, il flebile rumore di due battiti cardiaci che si
fermano, la voce di uno dei killers che sussurra (ma per me è come se urlasse
attraverso un megafono):
-con i saluti di Testa di Martello!-
Poi, il rumore di passi
in corsa, portiere sbattute e la sgommata di un’auto in fuga.
Anche se fossi stato
vestito da Devil, non avrei potuto fermarli ed ormai sarebbe inutile lasciare
Debbie e correr loro dietro.
-Matt stai bene, Matt!-
-Si Debbie, sto bene, non preoccuparti.- le
rispondo, mentre recito, a beneficio suo e dei presenti, la scena del cieco
che, a tentoni, cerca sul pavimento i suoi occhiali caduti. –Tu, piuttosto,
come stai?-
-Neanche un graffio, grazie a te…sei stato grande,
ma come…-
-Pura fortuna ed un buon udito. Ho sentito il
rumore del fucile che veniva armato ed ho agito d’istinto. Non è la prima
sparatoria in cui mi trovo coinvolto sai?-
Posso
sentire l’intensità del suo sguardo. Crede alla mia storia? E perché no, in
fondo, sempre più credibile della realtà e poi…è quasi la verità, in fondo. Mi
aiuta a rialzarmi e mi porge il bastone. Temo che la cena sia finita male e
dovremo anche restar qui sino all’arrivo della Polizia, una bella serata
davvero.
Una classica riunione di partito, pensa il Procuratore
degli Stati Uniti Franklin Nelson. Se potesse, preferirebbe essere altrove, ma
la politica ha i suoi oneri. Certo, alcuni oneri sono più gradevoli di altri.
La donna che gli sta di fronte, ad esempio: Constance, ”Connie” Ferrari, l’ha
già incontrata altre volte in Tribunale. Giovane avvocatessa, già lanciata
verso una fulminante carriera; è socia di un prestigioso studio legale
specializzato in cause finanziarie e commerciali, ma si occupa anche di cause
gratuite per gli indigenti. Italoamericana, Capelli neri corti, occhi castani,
un bel fisico ed un’aria autorevole. Si è fatta convincere ad accettare la
candidatura a Procuratore Distrettuale per il Partito Repubblicano. I grossi
calibri pensano sia il momento buono per scalzare Blake Tower dopo tanti anni e
che una giovane donna sia l’ideale. Certo il cuore di Connie è a Brooklin, ma
il suo portafoglio è a Manhattan. Attento Nelson, dovresti essere ingenuo, non
cinico. Comunque sia, Ferrari non ha praticamente rivali alle primarie. Il
giorno delle elezioni se la vedranno lei e Tower, sembra.
Foggy la saluta e le stringe la mano
-Procuratore
Nelson..è un onore.- dice lei
-Le
auguro ogni fortuna Miss Ferrari.-
-La
ringrazio Avv, Nelson, posso presentarle Steve Rogers…un amico?-
Foggy
stringe la mano dell’uomo, una stretta forte e decisa, un sorriso aperto ed
onesto. Questo Steve Rogers sembra il prototipo del bravo ragazzo americano,[18]
direbbe che sono coetanei, più o meno, anche se ha qualcosa d’indefinibile e
certamente un’aria un po’ spaesata e riluttante.
L’arrivo
di Kathy Malper distrae Foggy.
-Per
fortuna che l’ho trovata Mr. Nelson.-
-Che
succede?-
-Sparatoria
in un ristorante, sono stati uccisi due sottocapi di Fortunato ed uno è in ospedale
grave.-
-Si sa
chi è stato?- chiede Rogers
-I pochi
testimoni concordano su uomini in abiti stile anni trenta. Il marchio di Testa
di Martello.-
-Una
Guerra tra bande in grande stile. Scusatemi signori, ma, a quanto sembra, il
dovere mi chiama.-
I due se
ne vanno e lasciano Connie Ferrari e Steve Rogers da soli.
-Se
verrò eletta simili emergenze capiteranno a me!- esclama lei
-E sei
sicura di volerlo?- le chiede Steve
-Certo,
è un’opportunità unica e non voglio perderla. Ti seccherebbe se divenissi
un’importante figura pubblica Steve?-
-No di
certo, ma spero che tu sappia che oltre agli onori ci sono anche oneri,
credimi.-
-Accompagnami
a casa Mr. Rogers e ne riparleremo lì.-
-Mm.
Molto volentieri Miss. Ferrari.-
Quando
la Polizia finisce d’interrogarci, sono ormai le dieci e mezzo e Debbie mi dice
d’essere troppo stressata e stanca per continuare la serata.
-Mi dispiace Debbie. – le dico. –la serata è
finita male.-
-Non è stata colpa tua ed è stata bella finché non
sono arrivati quegli assassini.-
Mi accompagna sin sui gradini di casa
-Ci rivedremo ancora, vero Matt?- Mi chiede
-Si, certo, per quanto sta a me.- rispondo
Mi
da un lieve e rapido bacio su una guancia e poi se ne va, lasciandomi a
meditare su tante cose e su cosa fare adesso. La notte è ancora giovane e
potrei occuparla facendo un po’ di ginnastica in stile Devil.
2.
L’ufficio dell’intemerato
editore del Daily Bugle J.Jonah Jameson è molto affollato stamani. Oltre al
sottoscritto ed alla sua, quasi inseparabile, ombra Candace Nelson, ci sono: il
direttore Joe “Robbie” Robertson, Betty Brant, Ken Ellis e la fotografa Angela
Yin. A proposito io sono Ben Urich e, come gli altri presenti in sala, sono un
giornalista, ma lo sapete già no?
-Non
possiamo battere la TV in velocità…- sta dicendo J.J.J. -…ma possiamo dare
qualcosa di più: l’approfondimento. Se la TV dice all’uomo della strada cosa
sta succedendo ora, noi dobbiamo dirgli come e perché. Ora c’è questa guerra
tra bande che ne sappiamo realmente?-
-È
cominciata con l’eliminazione dei capibanda rivali di Kingpin da parte di
Bullseye.- intervengo
-Come
parte della sua scalata al potere perduto, certamente.- puntualizza Robbie
-Io
direi che è cominciata con la campagna dell’anno scorso che ha portato alla
scomparsa di molti capi minori ed è culminata con l’attentato a Fortunato.-[19] interviene Betty Brant, una ragazza in gamba,
vorrei dire. Ne ha fatta di strada dai tempi in cui usciva con Peter Parker,
anche lui del resto.
-Ora
è diventata una guerra di tutti contro tutti. Le ultime vittime erano del clan
di Fortunato.-
-Fortunato?-
esclama J.J.J. –Ha avuto a che fare con l’Uomo Ragno, giusto? Che ci sia di
mezzo anche lui?-
-Calma
i bollenti spiriti, Jonah!- gli si rivolge Robbie –Ad ucciderli sono stati gli
uomini di Testa di Martello e lui è un vecchio nemico dell’Uomo Ragno.-
-Ah!
Lo sapevo che c’era una connessione!-
Il caro vecchio Jonah, non cambia mai, ma per quanto
strepiti non riuscirà mai a provare che l’Uomo Ragno è una perversa mente
criminale dietro ai più efferati crimini della città e lo sa bene. Ci fissa
tutti:
-Se
gli elementi criminali della città si fanno la guerra, il Bugle sarà in prima
linea per raccontarla e la vostra priorità sarà trovarmi tutti gli elementi.
Usciremo con un supplemento domenica e lo voglio pieno di notizie e foto se ci
riuscite.-
Dopo che siamo usciti dalla stanza,
m’infilo l’impermeabile e mi dirigo verso l’uscita
-Dove
stai andando Ben?- mi chiede Candace seguendomi
-Le
notizie non vengono a trovarti a casa, ragazza.- le rispondo accendendomi una
sigaretta –Tocca a te andarle a cercare ed è proprio quello faremo. Se hai
intenzione di starmi dietro, cioè…
-Puoi
scommetterci!-
La lancia approda ad un piccolo molo del porto di New
York e, senza molti complimenti, l’uomo chiamato Lapide fa scendere Willie
Lincoln.
-Qui ci
separiamo Willie.-
-Tutto
qui Lonnie?-
-No.
Puoi ritenerti fortunato, chiunque altro mi fosse stato segnalato come spia ora
sarebbe morto, ma tu… beh…non avrei mai potuto farlo, no? Non questa volta
almeno.-
-E così
devo ringraziarti eh?-
-Non è
necessario. Sei sempre un poliziotto Willie.-
-E tu un
killer professionista Lonnie.-
Lonnie Lincoln, alias Lapide,
sogghigna:
-Già…-
risponde -…ma questa volta ti ho lasciato vivo, mentre qualcuno di cui avresti
dovuto fidarti ti ha tradito, pensaci.-
E
Willie ci riflette, infatti, il suo vecchio amico ed allievo Demitrius Collins
lo ha “venduto”, ma perché? Se vuole inchiodarlo dovrà scoprirlo. Ora, almeno,
ha una traccia.
L’interfono suona ed io rispondo meccanicamente sollevando
la testa dai documenti in braille che sto consultando.
-È
arrivata, Matt.- dice l’inconfondibile voce di Becky –La porto da te o…-
-Portala in
sala riunioni.- le rispondo io sarò lì tra un attimo.-
Quando varco la soglia della sala
riunioni, posso sentire gli sguardi di tutti su di me. I miei associati Becky
Blake sulla sua sedia a rotelle e David Keller e la nuova arrivata: una giovane
donna dal profumo lieve e gradevole, capelli lunghi raccolti a coda di cavallo,
battito cardiaco lievemente accelerato.
-Matt, ti
presento il nostro nuovo acquisto l’avvocato Bernadette Rosenthal!-
Le porgo la
mano e sento una stretta decisa.
-È un
piacere per me Avvocato Murdock.- dice –Lei è una vera leggenda tra noi.-
-Il che è
un segno che non sono più tanto giovane.- rispondo sorridendo. –Comunque mi
chiami Matt ed io la chiamerò…-
-Bernie,
gli amici mi chiamano Bernie.-
-Va bene,
Bernie. Becky ti ha già spiegato tutto quello che hai bisogno di sapere?-
-Beh si.
Non è molto diverso da quello che facevo finora e…-
Continuiamo a parlare per un pò, poi
David l’accompagna al suo ufficio ed io e Becky restiamo soli.
-Che ne
pensi?- mi chiede
-Direi che
è in gamba. Hai detto che si è laureata alle scuole serali?-
-Più o
meno. Ha lavorato in un curio shop per un po’, poi è tornata alla Scuola di
Legge per l’ultimo anno ed infine è tornata a stabilirsi a Brooklin.-
-Una donna
determinata, proprio ciò di cui avevamo bisogno. Sei stata in gamba a scovarla
Becky…-
Sento la sua soddisfazione meglio
che se vedessi la sua faccia. Chiacchieriamo ancora per un po’, poi ci
separiamo, Il lavoro aspetta e dopo che l’avrò finito. Mi aspetta una serata
intensa, o meglio aspetta il mio alter ego vestito da diavolo.
Nel palazzo sede degli uffici federali a Manhattan,
nell’ufficio che fu di Rudolph Giuliani, Foggy Nelson guarda il panorama fuori
della finestra, riflette sul compito che l’aspetta e, poi, si rivolge a Kathy
Malper:
-Come
sta andando con le indagini sul Gufo?-
-Ho qui
il rapporto preliminare.- risponde Kathy –Ci è stata fornita una vera e propria
mappa dell’impero economico del Gufo, ma al momento del nostro intervento i
conti correnti erano già stati estinti ed i fondi trasferiti altrove. Anche se
riuscissimo a scoprire dove, non avremmo garanzie che non sia in un paese che
accetti il nostro intervento.-
-Non mi
dice nulla di nuovo Kathy. C’era da immaginarlo, il Gufo ha avuto tutto il
tempo di far sparire ogni segno, mentre mia sorella era impegnata a decifrare i
suoi codici. Fece la stessa cosa anni fa quando lo conobbi la prima volta. Sa
che è stato uno dei primi clienti del primo studio che misi su con Matt
Murdock?[20] Non
durò molto, naturalmente, ma lasciamo perdere, non le interessano di certo i
miei ricordi. Piuttosto come va il caso Fisk?
-Per
dirla tutta, non sono sicura che ci sia ancora un caso Fisk. Tutti i testimoni
che avevamo contro il Grassone o sono scomparsi o hanno perso la memoria,
compreso il nostro teste principale Jimmy “Balena” Sabini[21] e
qualcuno ha fatto sparire dal magazzino reperti il bastone con cui fu ucciso
quel tassista, quello con sopra le impronte di Kingpin.-
-E se
fosse ritrovato, Fisk avrebbe buon gioco nel sostenere che la prova potrebbe
essere stata manipolata. Qualsiasi avvocato appena decente ci riuscirebbe e lui
ha una delle migliori: Rosalind Sharpe.-
Mia madre, pensa Foggy, lavora per
l’uomo che ho giurato di sbattere dietro le sbarre. Perché l’ha fatto. Davvero
è interessata solo ai soldi ed al prestigio? Perché no? In fondo ha lasciato
mio padre e me quando ero piccolo solo perché eravamo d’ostacolo alle sue
ambizioni. Eppure ho seguito i suoi passi ed ero più che ansioso di compiacerla
quando mi ha offerto di associarmi a lei. Maledizione, riuscirò a batterla.in qualche
modo.
La segretaria entra spezzando il
filo dei suoi pensieri:
-Signor
procuratore, c’è l’avvocato Caesar Cicero e vuole parlare con lei.-
-Cicero,
l’avvocato del Maggia? E che può volere da me?- Foggy riflette, guarda Kathy
Malper e nota il guizzo di curiosità nei suoi occhi – Lo faccia entrare Edith!–
Dice. Di certo, pensa, sarà una conversazione interessante.
3.
È sempre un piacere osservare un vero professionista al
lavoro. Prendete il mio vecchio amico Turk, per esempio: eccolo qua mentre cerca
di scassinare il portone di una gioielleria. Un vero artista del furto con
scasso, il nostro Turk, se avesse mezza giornata di tempo riuscirebbe a farla
saltare quella serratura, peccato che tra 15 secondi scatterà il segnale
d’allarme collegato al vicino distretto di polizia. Magari, se intervengo gli
faccio un favore:
-Salve
Turk!-
-De…Devil!!-
Come sempre nei nostri incontri prova
a scappare e, come sempre, il mio fidato cavo lo afferra alle caviglie e, con
uno strattone, lo riporta accanto a me.
-Adesso
facciamo una passeggiata Turk!- gli dico
Salto su di un vicino cornicione e
poi su una vicina asta di bandiera e da lì su un tetto, mentre lui, sempre
dondolando appeso al cavo, mi grida di fermarmi.
-Soffri di
vertigini Turk?- gli chiedo ridendo
-Ti prego
basta!- grida
-D’accordo
amico. Facciamo un patto tu mi dici tutto quello che sai di Bullseye ed io ti
lascio andare, che ne dici?-
-Bullseye
lo trovi al palazzo di Kingpin!-
-Questo lo
so già. Quel che voglio sapere è chi è il suo prossimo bersaglio.-
-In giro si
dice che il grassone voglia sbarazzarsi del vecchio Fortunato e che Bullseye si
occuperà di lui stanotte!-
-Grazie per
le informazioni Turk.- con uno strattone tiro a me il cavo facendo fare a Turk
un paio di piroette, poi mi lancio verso il tetto di fronte mentre lui cerca di
rimettersi in piedi. Se ho fortuna, stavolta prenderò Bullseye prima che compia
la sua missione e regolerò i conti una volta per tutte.
Potrei
dire che è ironico che la mossa decisiva per la mia vittoria sia fornita da una
semplice telefonata, ma sin dai miei giorni a Wall Street ho imparato che quel
che importa non è come si vince, ma, semplicemente vincere, così faccio quel
numero che conosco bene e
-Sono Leland Owlsley, passatemi Mr. Fisk.-
Non discutono
nemmeno, pochi istanti ed ho il mio avversario in linea.
-Buonasera Fisk, spero che abbia gradito il video che le ho
mandato.
-È autentico, vero?- mi chiede lui
-Rigorosamente autentico.- rispondo –Come ha potuto vedere,
Mrs. Fisk ed il suo psichiatra, il Dott. Mondat, sono miei graditi ospiti.-
-Se fai del male a mia Moglie sei morto Gufo!-
-Farle del male? Non io, certo se qualcosa dovesse accadere
al Dott. Mondat o se lo stesso dicesse qualcosa di sbagliato, non garantisco
che la signora superebbe lo shock. Ha fatto molti progressi, sai Fisk? Sarebbe
un peccato, se anni di lavoro dovessero essere annullati.-
-Che cosa vuoi?-
-Nulla di particolare, caro amico. Solo un accordo di
spartizione del potere in questa città, ti farò avere le mie condizioni entro
domani.-
Riattacco.
M’immagino Fisk che ribolle di furia, ma che può fare? Far rapire la moglie?
Anche se ci riuscisse e portasse con se Mondat, beh il vecchio farebbe sempre
quello che dico io, finché sua moglie è nelle mie mani, in ogni caso dopo
domani non avrà molta importanza.
Scivola nelle ombre con consumata
abilità ed arriva nel corridoio. Ci sono due poliziotti all’imbocco. Non sapranno
mai cosa li ha colpiti, cadono senza un grido. Dinanzi alla porta ci sono due
gorilla di Fortunato, ma neanche quelli sono un problema. Ci pensano due
shuriken affilati alla loro gola. Aprire la porta della stanza è un giochetto
per lui ed infine..eccolo lì: Fortunato, il grande Capo dei Capi, attaccato ad
una macchina per sopravvivere, Un solo colpo e sarà finita
La voce
lo colpisce come una frustata.
Quando entriamo negli uffici
della Procura degli Stati Uniti, un vecchio e consumato cronista come me non
può non avvertire la tensione nell’aria. Di certo è successo qualcosa, ma cosa?
Avrei voluto parlare con Nelson, approfittando della nostra vecchia amicizia e
della presenza di sua sorella, ma ci dicono subito che è occupato, troppo
occupato persino per parlare con la sorella sembra. Il mio fiuto giornalistico
annusa subito l’odore di qualcosa di scottante. Se solo potessi sapere di che
si tratta. La fortuna sembra venirmi in aiuto sotto forma di un agente del
F.B.I. che conosco da una vita almeno
-Salve
Corrigan!- gli dico –Come va?-
L’Agente Speciale Phil Corrigan mi lancia uno
sguardo del tipo: “Non è giornata, bello", ma, dopotutto, con lui non è
mai giornata, così mi avvicino ugualmente.
-Ben
Urich sei venuto, come al solito, a ficcare il naso dove non dovresti? Attento,
finirai col perderlo un giorno l’altro.-
Mi
accendo una sigaretta con indifferenza e rispondo:
-Ci
hanno già provato a staccarmelo e sono ancora qui. Allora Corrigan, mi puoi dire
che sta succedendo qui?-
-Riguarda
la guerra di bande?- interviene Candace
-Chi
è la ragazzina? La tua Doris ti fa fare da babysitter alla nipotina, Urich?-
-Non
sono una ragazzina, ma una donna adulta. Mi chiamo Candace Nelson e sono una
giornalista.- sbotta lei.
-La
sorella del Procuratore Nelson…- spiego -…ha un caratterino pepato, come puoi
vedere.-
Già
beh, bambola, se tuo fratello vorrà dirti quel che sta succedendo, cavoli suoi.
Io non dirò una sillaba.-
-Così
dicendo si gira e riprende il suo percorso nel corridoio
-Quel…
quel porco maschilista!- esclama Candace –Ma chi crede di essere?-
-Solo
il miglior agente del F.B.I. DI New York e, forse, dell’intera nazione.-
Rispondo e non posso fare a meno di farmi delle domande Qualunque cosa stia
succedendo dietro la porta dell’ufficio di Nelson, di certo è qualcosa di
grosso e vorrei tanto sapere cos’è.
Nell’Ufficio di Franklin Nelson,
oltre a Kathy Malper, è presente anche uno stenografo. Caesar Cicero ha appena
affermato di aver intenzione di rivelare tutto quello che sa sull’impero
criminale della famiglia Manfredi e sulle altre organizzazioni affiliate al
Maggia. Fornirà tutte le prove necessarie, documenti ecc. In cambio vuole due
cose: l’immunità e protezione anche dopo il processo. Il motivo: paura, paura
che Bullseye o chiunque altro possano fare di lui la prossima vittima nella
scalata di Kingpin e del Gufo ai vertici del mondo criminale.
Foggy e Kathy si scambiano
un’occhiata d’intesa, poi….
-Farò
preparare tutte le carte Cicero e poi le firmeremo. Immunità e servizio di
protezione testimoni se quello che ci dirà servirà a mandare dietro le sbarre
il maggior numero di capi criminali possibili. Lei è un avvocato, sa come
funziona, ma le consiglierei lo stesso di trovarsi un legale che la rappresenti,
uno bravo.-
-Ci ho
pensato, infatti, ed ho deciso di si. L’avvocato di se stesso ha uno sciocco
per cliente, si dice, ed io non sono uno sciocco.Intendo incaricare il migliore
studio della città. Chiamerò Matt Murdock.-
Foggy
sembra sbalordito per un attimo, poi…
-Ehm,
ottima scelta, l'avvertirà non appena sarà fuori di qui.-
Kathy
Malper chiama l’agente Corrigan che stazionava fuori della porta
-L’avvocato
Cicero resterà con noi per qualche tempo.- gli dice. –Si occupi lei della sua
sistemazione.
-Non si
preoccupi, sarò per lui una tenera chioccia.-
Ed ora siamo in ballo, pensa Foggy.
4.
-Non
lo farai, Bullseye!- la frase è semplice e diretta, qualcuno la definirebbe un’entrata
classica. Io non penso a questo mentre mi trovo davanti l’uomo che ha ucciso la
donna che amavo.
-Ben arrivato rosso!- risponde lui con calma –In
tempo per il meglio della festa.-
-Sapevi che sarei arrivato!- non è una domanda, ma
una constatazione.
-Ho fatto in modo che le voci di un mio attacco a
Fortunato circolassero. Sapevo che ti saresti fatto vedere.-
-Molto fortunato. E che avresti fatto se invece
fossero arrivate alle orecchie di Moon Knight o dell’Uomo Ragno?-
-Sarei rimasto molto deluso, sei l’unico che
voglio affrontare. Dopotutto c’è un legame tra di noi no?-
Legame?-
-Non lo credi anche tu? È sempre stato così
dall’inizio no? Avversari nati. Predestinati a scontrarci come in quei vecchi
romanzi cavallereschi che certo ti piacciono tanto, dopotutto siamo simili io e
te.-
-Io non ho niente in comune con te, niente!-
-Davvero? Sono stato nei tuoi panni, ricordi? E tu
hai vestito i miei. Non è stata un’esperienza esaltante?[22]-
-Hai ucciso Karen!-
La tua ragazza? Non volevo ucciderla, davvero, ma
lei si è messa sulla linea di tiro per proteggerti. Sciocca! Ce l’avresti fatta
lo stesso a salvarti, ci scommetto. O, magari, miravo proprio a lei, chissà?
D’altra parte te ne avevo uccisa un'altra, ricordi? Certo, poi l’hanno
riportata in vita.[23] Stupida
magia ninja, non puoi neanche squartare qualcuno con la certezza che resti
morto.-
-Non te ne importa niente. Di Karen o di chiunque
altro, sei totalmente amorale, senza sentimenti.-
Beh ne hai tu per tutti e due. Hai compassione per
tutti, perfino per questo vecchio relitto di tempi che furono. Uno a cui farei
un favore se lo liberassi dalle sue miserie uccidendolo. Tu vuoi salvargli la
vita, a lui, che se fosse vivo ti farebbe uccidere senza alcun rimorso.-
-Nessuno può ergersi a giudice della vita altrui.-
-Dici?-
All’improvviso, con
incredibile velocità, estrae dalla cintura una pistola. Una Colt, direi, dalla
forma rimandatami dal radar e me la punta contro.
Rimaniamo fermi in
quella posa per chissà quanto tempo. Potrei dire: fissandoci, se non fosse che
i miei occhi, in realtà, non sono in grado di guardare alcunché. Alla fine
sento la sua risata, la sua mano che si apre e la pistola che cade ai miei
piedi.
-È lo stesso tipo di pistola che una volta usasti
per giocare alla roulette russa con me, quando avevo la schiena spezzata, e mi
raccontasti la storia di quel ragazzino che sparò ad un compagno di scuola con
l’arma rubata al padre.[24] Ora che
ci penso, mi raccontasti anche la tua storia quel giorno. Avanti, usala per
vendicarti, vediamo se ne hai il coraggio.-
Esito
un breve istante, poi la raccolgo e la impugno con la destra. Sento il freddo
dell’acciaio, il peso del calcio, la punto alla testa di Bullseye. Il suo
battito rimane costante.
-Ci vuole più coraggio a scegliere di non prendere
una vita quando ne hai la tentazione e nessuno potrebbe fermarti, ma dubito che
tu possa capirlo.-
Apro la mano e la
pistola ricade sul pavimento. Lui ride.
-Sapevo che l’avresti detto. Sei sempre il solito,
patetico, buon samaritano. Beh se tu non hai il fegato di fare quello che devi,
io, invece, assolvo sempre il mio compito.-
Quante
volte ero presente quando l’ha fatto? Eppure riesce ancora a sorprendermi. Non
so capire cos’abbia lanciato, forse una siringa o qualcosa d’altrettanto
appuntito. Ne seguo la traiettoria verso il suo bersaglio predestinato, il tubo
che permette a fortunato di respirare. Istintivamente, mi lancio in quella
direzione e sento Bullseye ridere alle mie spalle.
-Buona fortuna cornetto! – lo sento dire –Al
prossimo incontro.-
Sento
il rumore del tubo che si spezza, il gorgoglio dei polmoni di Fortunato che
cercano di trattenere l’aria, il respiro che si spezza. Riesco ad estrarre quel
che rimane del tubo dalla sua gola senza fratturargli la laringe e comincio a
praticargli la respirazione bocca a bocca. Sento l’urlo del sistema d’allarme,
tra poco i medici saranno qui, ma, per quanto siano veloci, non riusciranno a
salvarlo. Solo io posso sperare di mantenerlo in vita abbastanza a lungo perché
possano soccorrerlo e, se questo significa che Bullseye riuscirà a fuggire, beh
riuscirò a sopportarlo. Tu lo sai Karen, nessuno muore, se io posso fare
qualcosa per impedirlo, nessuno, nemmeno uno come Fortunato. Respira vecchio,
deciditi a respirare, maledizione.
EPILOGO
Sono qui, bloccato in questo
letto e sento la vita che mi viene strappata via. Devil sta lottando per
salvarmi, ma io non so, se voglio essere salvato. Ho vissuto una vita piena e,
forse, è arrivata l’ora di lasciarsi andare al riposo. I preti, che ho conosciuto
nella mia infanzia, mi direbbero che sono destinato all’Inferno, ma, mentre il
buio scende su di me, io penso a mio figlio: farà le scelte giuste? Saprà
prendere il peso della mia eredità? Penso anche all’uomo che ha ordinato la mia
morte. Augurati che non sopravviva Fisk, perché, se vivo e riesco a scendere da
questo letto, verrà la tua ora, puoi esserne certo.
Te lo giura Fortunato.
(PARTE SESTA)
1.
Come
ogni mattina, è il sole che penetra dalle tapparelle a svegliarmi, il solito
raggio di sole insistente all’altezza del mio volto. Come ogni mattina, allungo
la mano verso l’altro lato del letto e, come sempre, non c’è nessuno. Quanto tempo è passato senza che io sia
riuscito ad abituarmi? Il pensiero di Karen è con me anche mentre mi preparo la
colazione, fresco della doccia mattutina, mentre la radio trasmette le ultime
notizie.
<<…senza alcun’opposizione Connie Ferrari si
è guadagnata la nomination repubblicana per l’elezione a Procuratore
Distrettuale. in quella, che sembra destinata a diventare la campagna più
combattuta, da quando il procuratore Tower sconfisse il suo rivale, l’attuale
Procuratore degli Stati Uniti Franklin Nelson Jr….>>>
Ho conosciuto Connie
Ferrari, una donna fiera e determinata, con un reale senso della giustizia.
Sarebbe un buon Procuratore, se vincesse. Naturalmente non voterò per lei, ma
questa è un’altra storia.
Quando
arrivo in ufficio, quasi tutti sono già ai loro posti, sento il saluto delle
segretarie e so che c’è una visita ancora prima che mi sia annunciata e,
naturalmente, riconoscerei il battito cardiaco e l’odore del dopobarba.
Nientemeno che Ivan Petrovitch il fedele tutore della Vedova Nera (che, tra le
donne che conosco, è forse quella che meno ne ha bisogno, o, forse, è il
contrario?)
-Buongiorno Ivan, che posso fare per te?-
-Devo parlarti in privato.-, mi dice e dal tono
della sua voce capisco che la cosa è seria. Una volta dentro il mio ufficio gli
chiedo:
-Cosa c’è?-
-Conosci una donna di nome Cheryl Mondat?- mi
chiede
Quel
nome evoca ricordi di anni prima. Cheryl, la giovane moglie cieca di un noto psichiatra,
Paul Mondat, fu fatta rapire da Kingpin per ricattare il marito, perché curasse
la moglie Vanessa dai problemi psichici che aveva da quando era stata vittima
di un attentato ed aveva avuto una brutta esperienza nelle fogne.[25]
Cheryl era stata affidata ad un Killer psicopatico e drogato di nome Victor ed
a me toccò l’ingrato compito di liberarla. Curioso come, poi, le cose presero
una piega del tutto bizzarra. Io lasciai Cheryl da sola in casa mia dove fu
raggiunta da Victor e dovette affrontarlo, ritrovandosi a spaccargli la testa
con un attizzatoio per legittima difesa e, mentre io penetravo nell’edificio di
Kingpin, Mondat si guadagnava la fiducia di Vanessa e convinceva Kingpin a
lasciarli andare entrambi. L’ultima volta che sentii parlare di loro erano in
Svizzera tutti e tre in un dorato esilio a spese del grassone.[26] Ricordo bene Cheryl Mondat, lunghi e soffici
capelli biondi, una figura snella e morbida, il suo odore fragrante…basta Matt,
meglio non indulgere in certi pensieri.
-Si. La conosco.- rispondo. –Le è successo
qualcosa?-
-Il Gufo l’ha rapita e la sta usando come arma di
pressione contro il marito. A quanto ho capito, vuole manovrare la moglie del
ciccione per mezzo del vecchio psichiatra e costringere Fisk a fare non so
cosa.-
Sembra
il sequel di un film già visto, il Gufo è furbo, sa che Vanessa è il punto
debole di Kingpin e che quella donna è totalmente dipendente da Mondat ormai e,
naturalmente, Cheryl è il punto debole di Mondat. Un piano contorto, ma
funzionante. Ecco perché, da settimane, tengono tutti e due un basso profilo,
stanno giocando a scacchi con la vita di due donne.
-Come l’hai saputo? –chiedo
-Non deve interessarti.- risponde Ivan –Diciamo
che un mio vecchio amico mi ha dato quest’informazione insieme ad un’altra altrettanto
importante.-[27]
Il
battito del suo cuore ha un’improvvisa accelerazione, è chiaro che in questa
storia di cui non vuole parlare c’è qualcosa che lo infastidisce od imbarazza.
Non voglio indagare su questo, per rispetto ad un vecchio amico, ma c’è una
domanda che devo fargli:
-Quale altra informazione?-
-Hanno messo una taglia sulla tua testa e su
quella dell’Uomo Ragno. Un milione di dollari.-
-E chi l’ha messa?-
-Il mio informatore non sa dirmelo, ma è certo che
un bel po’ di assassini a pagamento arriveranno a New York per tentare di
riscuoterla. Tu regolati come ritieni opportuno.-
-Ti ringrazio Ivan…Natasha come sta?-
-Bene, è a Londra in questo momento. Ora scusami,
ho un appuntamento di lavoro tra poco.-[28]
Mi
lascia a riflettere sul da farsi.
Franklin Nelson, Foggy per gli amici, riflette sugli ultimi eventi. Caesar Cicero è in un luogo sicuro, o almeno lo spera, e, se riesce a mantenerlo vivo abbastanza a lungo da testimoniare, beh sarà il più grosso terremoto che il crimine organizzato di New York abbia mai visto negli ultimi anni. Tutto dipende dalla protezione che il suo testimone avrà. Se non avesse la mente altrove, mentre entra nel palazzo federale, noterebbe la donna bionda che sta uscendo e non ci finirebbe contro.
-Oh mi scusi, mi scusi.- borbotta –Sono un tale imbranato io…-
Poi, mentre l’agente del F.B.I. che lo scorta aiuta la donna a raccogliere gli oggetti caduti dalla sua borsetta, la vede, finalmente, in volto.
-Liz! –esclama –Sei proprio tu?-
-Si Foggy, ovviamente sono proprio io.- risponde Liz Allen Osborn
-Cosa…cosa facevi qui?-
-Ero venuta a parlare con quelli dell’I.R.S. per una questione di tasse della Osborn. Uno dei pasticci di mio suocero…-
-Uhm…se ti serve aiuto…io…beh…potrei..—
-Lo so Foggy, ora scusami, ma devo andar via, ho da fare.-
Lui la guarda andar via e gli ci vuole più coraggio che ad affrontare Kingpin in Tribunale per richiamarla
-Liz! Liz fermati!-
-Cosa vuoi Foggy?-
-Ecco… so che non ho scusanti per quello che è successo con quella…beh era una trappola di Mysterio, ma la scelta l’ho fatta io ed ho sbagliato,[29] ma al nostro rapporto ci tenevo e…dammi un’altra occasione ti prego.-
Liz lo guarda severa, poi…
-Una sola occasione Foggy, non di più, telefonami stasera.-
-Io…va bene, grazie.
La guarda allontanarsi e si chiede se non abbia fatto la figura dello stupido. Ma che importa? Basta che lei sia tornata nella sua vita. Lo sguardo dell’agente del F.B.I., gli fa capire che ha stampato in faccia un sorriso stupido
Riunione di redazione nel grande quotidiano
cittadino. J.J.J. sembra eccitato.
.-Il
nostro giornale appoggerà la candidatura di Connie Ferrari a Procuratore
Distrettuale.- dice.
-Il
che non significa che il nostro giornale non coprirà la campagna elettorale con
obiettività.- interviene Joe Robertson –Il punto di vista del giornale sarà
esposto nei nostri editoriali
-Mmf.- borbotta
Jameson, ma rinuncia a dire altro.
Ritornando ai nostri tavoli, Candace Nelson mi chiede:
-Chi pensa che vincerà Mr. Urich?-
-Beh Tower ha fatto un ottimo lavoro in questi
anni, ma se mi chiedi se penso se di questi tempi, la spunterà su una bella
ragazza italoamericana, appoggiata dal Sindaco uscente, beh..prova a pensarci.
A proposito io sono Ben, non Mr. Urich.-
-Capito…Ben.-
Ragazza
sveglia.
Wilson Fisk è preoccupato. Non l’ammetterebbe mai con nessuno, ma sa che qualunque mossa facesse gli si ritorcerebbe contro. Non vuole perdere Vanessa, ma nemmeno darla vinta al Gufo, se può evitarlo, ma come riuscirci? Come? Il rumore delle pale di un elicottero interrompe le sue riflessioni. Non c’è più tempo Lui è qui.
Entra nell’ufficio con passo pesante e senza preoccupazioni, lo misura come se fosse suo. Se Kingpin è infastidito dal suo sorriso arrogante, non lo da minimamente a vedere.
-Sei pronto Fisk?- chiede il Gufo
-Sono sempre pronto Owlsley!- ribatte lui senza degnare di uno sguardo Lapide, il killer personale del Gufo.
Il Gufo si fa passare una borsa e ne estrae dei documenti.
-Firma ora.- dice semplicemente
-Che garanzie ho?- chiede l’altro
-Nessuna ovvio, a parte quella che, se non firmerai, tua moglie soffrirà di sicuro.-
Se gli sguardi potessero incenerire, il Gufo sarebbe già morto ora, ma Wilson Fisk sa che, anche se lo uccidesse ora, non servirebbe a niente. Afferra la penna e firma.
-Molto bene.- dice il Gufo –Arrivederci a presto Fisk.-
-E mia moglie?-
-Questo è l’indirizzo a cui potrai trovarla, ma attento, non andrà da nessuna parte senza il Dott. Mondat e lui non farà mai niente, senza la sicurezza che alla sua bella e giovane moglie non accada nulla di male.-
-Vattene!-
-Certo, ma tornerò….-
Ed esce ridendo, mentre Kingpin pensa: troverò un modo di fartela pagare.
La prima parte è riuscita
perfettamente. La faccia di Fisk era, da sola, degna di tutti gli sforzi fatti,
ma sarà ancora meglio dopo che gli avrò portato via l’ultimo pezzo del suo
impero ed il Gufo avrà, finalmente quello che avrebbe dovuto essere suo sin
dall’inizio.
2.
Trovare un passaggio per l’isola del Gufo non è
stato così difficile, in fondo. Convincere Turk a guidare il motoscafo è stato
un giochetto e Josie non ci ha neppure rimesso la vetrina. Il mio riluttante
collega mi porta in vista della costa ed io balzo dal motoscafo.
-Aspettami qui.- gli dico –E non pensare di
andartene, sai che ti ritroverei e che te la farei pagare.-
-Vai tranquillo Devil.
-Sono sempre tranquillo con te, Turk.- dico e poi
sparisco nelle tenebre. Devo ammettere che mi diverto a recitare la parte
dell’eroe tenebroso.
Mi
concentro sulla mia missione e vorrei non pensare a quello che mi ha detto Ivan
sulla taglia messa sulla mia testa e su quella dell’Uomo Ragno. Chi ci vuole
morti? Un sacco di gente a dire il vero, ma molti farebbero il lavoro da soli.
Chi ha quella somma spropositata da pagare? Ho provato a chiamare Peter Parker,[30]
ma al telefono ha risposto una ragazza che ha detto che Peter era fuori. Quel
ragazzo mi stupisce Io pensavo che fosse innamorato perso della moglie ed ecco
che già vive con un’altra donna. Forse non dovrei giudicarlo, in fondo non conosco tutta la storia e chi sono io per
giudicare gli altri? Ho i miei peccati, in fondo.
Scivolo,
non visto, sino alla fortezza del Gufo, il suo nido, come lo chiama lui,
entrarvi è la parte più facile, come, ad esempio, sbarazzarmi delle due
assonnate sentinelle. Del resto, quando abiti su un’isola non ti aspetti grosse
sorprese e due delinquentelli di quart’ordine non sono un problema per il
grande supereroe di città. Il problema serio viene adesso. Percorro i corridoi
cercando di captare da dietro le porte il rumore di respiri e battiti
femminili., ma senza successo, poi..eccolo. Deve essere lei per forza: è sola e
la porta è chiusa dall’esterno. Non ci sono sentinelle. Il Gufo deve confidare
nel fatto che una donna cieca su un’isola non potrebbe fuggire molto lontano.
Non senza aiuti almeno.
Scassinare il lucchetto è
un gioco da ragazzi, per uno con i miei talenti. Entro nella stanza buia, non
che faccia differenza per me e per lei dopotutto. Cheryl dorme, il suo respiro
è troppo regolare, l’hanno drogata. La sfioro, ha indosso solo una camicia da
notte. Mmm se non lo conoscessi meglio, penserei male del vecchio Leland. Beh
coraggio, muoviamoci.
La prendo tra le braccia e
la fragranza del suo profumo mi colpisce un profumo dolce e delicato che esalta
la sua fragranza naturale. Attento Matt, mantieni il tuo autocontrollo.
Rifare la strada già
percorsa è più facile e non vorrei essere nei panni delle sentinelle, quando il
gufo tornerà per accorgersi di quanto è successo.
Da un’altra parte Deborah Harris non riesce a dormire. Non pensava mai che potesse succedere, ma è davvero attratta da Matt Murdock e sa che anche lui è attratto da lei. Potrebbe essere imbarazzante, visto che Matt è il più vecchio e caro amico del suo ex marito, ma dovrebbe lasciar perdere per questo? No, assolutamente. Sa già che lo chiamerà domattina ed il resto non importa. Certo che Matt è molto diverso da Foggy, anche se è sempre uno dei tipi più seri che conosce.
Ha funzionato, ormai siamo
sulla via di casa. Sento il rumore di un elicottero che arriva. Troppo tardi,
tanti saluti Gufo, sarà per la prossima volta.
L’uomo mi osserva giustamente
spaventato e balbetta:
-Mi…mi
spiace, capo, mi ha colto di sorpresa, io…-
-Tu
eri pagato per non farti cogliere di sorpresa, idiota!- gli dico, prendendolo
per il collo e sollevandolo da terra. Una rapida torsione ed il crack delle
vertebre che si spezzano. Lo lascio ricadere a terra.
Provvedete
al cadavere.- ordino., poi mi volgo verso l’altro uomo di sentinella.
-Io
l’ho visto, capo. Non ho potuto fermarlo, ma l’ho riconosciuto, prima che mi
abbattesse. Era Devil!-
-Devil!-
esclamo –Dovevo immaginarlo che poteva essere solo uno come lui. Non so come
abbia saputo, ma non m’importa, l’importante è ritrovare la Mondat e presto,
prima che Fisk venga a saperlo!-
-E
come capo?- mi chiede Lapide –Nessuno sa chi sia Devil e dove abita.-
-Il
Devil attuale, forse…- replico -…ma io ho combattuto l’originale e lui era il
fratello di quell’avvocato: Murdock. Devil e Murdock sono sempre stati legati e
non c’è niente di più facile che l’abbia portata da lui. Troviamo Murdock ed
avremo trovato la donna, credimi.-
-Devo
occuparmene io capo?-
-No,
so già chi incaricare di questo lavoro e ne sarà ben felice.-
Sorrido soddisfatto.
Willie Lincoln respira a fondo prima di entrare nell’Ufficio dei
Detectives della Procura Distrettuale di Manhattan. Ha passato settimane a
prepararsi per questo, ma si sente come ai tempi della sua prima irruzione,
quando era un semplice agente di pattuglia. Conosce quel luogo e sa dirigersi
con sicurezza verso la scrivania di Demitrius Collins.
-Willie!- esclama Demitrius –Che piacere
vederti qui. Mi spiace dei guai che hai avuto in quell’isola.-
-Me la sono cavata.- risponde Willie -Certa
gente pensa che se sei cieco, sei anche innocuo.-
-Beh, sono contento della tua fortuna. Cosa
ti porta qui?-
-Ho bisogno del tuo aiuto Demitrius, ho
scoperto che nel tuo dipartimento c’è un agente che si è venduto alle gang, lo
stesso che aiutò Biggie Benson ad incastrarmi, tu puoi aiutarmi a farlo uscire
allo scoperto.-
Demitrius Collins
serra le labbra e riflette in silenzio per qualche attimo, poi:
-Dimmi cosa posso fare, amico.-
Poco lontano, il
compagno di Demitrius, il Detective Brady O’Neil, osserva la scena in silenzio
3.
Si
sta svegliando, l’effetto del narcotico è finito. Mi chiedo cosa dirà una volta
sveglia. Vorrei non sentire l’aroma del suo profumo, è lo stesso che usava
Karen e mentirei se non ammettessi che la cosa mi turba.
-Dove sono?-
Quella sensibilità, tipica dei ciechi, le dice
subito che non è più nel Nido del Gufo, ma, ovviamente, questo la disorienta.
-Si
trova tra amici Mrs. Mondat, Devil l’ha liberata e l’ha portata da me, il mio
nome è Matt Murdock.-
-La
sua voce la conosco, lei mi ospitò anni fa,
dopo che fui rapita da quell’orribile uomo, Victor.-
Non puoi ingannare un cieco sembra. Non le dissi mai il mio nome o che ero Devil,
ma non è sciocca e, se le do l’occasione, capirà. Stranamente non m’importa
molto. Cheryl Mondat è una donna molto sensuale. Forse non se ne rende conto,
ma è lo stesso effetto che mi faceva Natasha, anche se il profumo mi riporta a
Karen.
-Mi
ha portato lei in questo letto?- mi chiede e capisco i sottintesi nelle sue
parole.
-Si,
diciamo di si, ma non deve preoccuparsi per questo Cheryl, com’è vestita non ha importanza per me. Vede, io
sono cieco, come lei.-
-Oh-
esclama lei semplicemente e quella sillaba mi mette i brividi
Ad
uno dei moli di New York, l’uomo chiamato il Bue scende da un motoscafo,
controlla bene l’indirizzo dove deve andare e poi sale su una limousine in
attesa e parte per la sua destinazione.
Le ho preparato del the ed ho appena finito di
versarlo nelle tazze, che lei entra nel salotto. Dal fruscio capisco che
indossa una vestaglia, una di quelle di Karen. Ha appena fatto, su mio
suggerimento, una doccia e vorrei che si fosse messa qualcosa in più. Sono
cieco, è vero, ma i messaggi che mi mandano i miei sensi sono anche troppo
eloquenti.
Si avvicina alla tazzina e la prende, guidata,
probabilmente, dall’aroma e dal calore. Ostenta una sicurezza che solo la
familiarità con la sua menomazione può darle. Avere dei supersensi può
compensare certe mancanze, ma mentirei, se dicessi che la vista non mi manca e
lei deve farcela senza.
-Grazie!-
dice. -È stato molto gentile!-
-Dovere…vuol
chiamare suo marito?-
-Non
saprei dove trovarlo.- risponde lei –So che quell’uomo…-
-Il
Gufo?-
-Si,
lui. Mi ha fatto rapire dopo che avevo lasciato la Svizzera.Volevo una vacanza.
No, volevo allontanarmi da Paul, dalle sue ossessioni per il lavoro, volevo una
vita per me stessa….e cos‘è successo? Il Gufo mi ha fatto rapire ed ha fatto
venire Paul qui con Vanessa Fisk, credo voglia usarla per ricattare suo
marito…Kingpin.-
-Lo
supponevo. Beh, finora lei è stata al sicuro qui Mrs. Mondat, ma forse sarà
meglio portarla altrove ora…-
-Questo
posto mi piace…è…confortevole e lei è un uomo buono e gentile.-
Non mi chiede nemmeno il permesso, mentre mi passa
le sue dita affusolate sul viso, per studiare i miei lineamenti. Forse immagina
che, essendo cieco come lei, lo consideri scontato. Forse…
-Si
è un bel volto…- mi toglie gli occhiali -…i lineamenti di un uomo sicuro e
forte….forse un pò malinconico.-
-Forse…si.….-
-E di me che pensa?-
Mi
prende le mani e se le porta sul volto. Non è come Karen, l’ovale è più
allungato, chissà perché mi viene in mente la porcellana?
-Mrs. Mondat…-
-Cheryl..- sussurra –Mi chiami Cheryl ed io la
chiamerò Matt.-
Che ci sta succedendo? Lei
è una donna sposata ed io….io penso a Karen e poi a Debbie Harris, Che direbbe
se mi vedesse ora? E dovrebbe importarmi?
Il Bue è arrivato, alla fine, alla casa d’arenaria dove abita Matt Murdock. Se la ragazza che vuole il Gufo è lì, bene, altrimenti il cieco farà bene a cantare se vuol restare con tutte le ossa intatte.
Nessuno in giro. Bene è il momento di agire
4.
Sento il rumore della porta che viene scardinata e mi rendo subito conto di cosa sta per succedere. Non ho tempo da perdere ed agisco con prontezza. Un gesto per aprire il passaggio segreto, che porta alla mia palestra sotterranea, e spingervi dentro Cheryl.
-Resta qua e zitta, non muoverti qualunque cosa succeda.-
-E tu?-
-Io me la caverò, ho un angelo custode.-
O, meglio, un diavolo.
Richard Fisk non vorrebbe essere lì, o così si dice. Continua a ripetersi che lo sta facendo per sua madre, eppure… ha appena saputo che la Rosa, l’uomo che aveva preso il suo posto in quel ruolo, è stato ucciso da Tarantola Nera,[31] è stato lui a creare quel ruolo e, forse, dovrebbe fare qualcosa. I suoi pensieri sono interrotti dal crepitare di un mitra e dalla porta della sua suite, che s’infrange mentre entrano tre sicari vestiti come gangsters anni 30.
-Con i saluti di Testa di Martello!- grida uno di loro.
Richard riesce a buttarsi dietro una poltrona ed afferra una pistola. Un altro uomo sarebbe rimasto fermo a farsi uccidere, ma il figlio di Kingpin, suo malgrado, è fatto di un’altra pasta. Il conflitto a fuoco è intenso, ma è Richard ad uscirne vincitore.
Meglio andarsene, pensa, mentre sente le sirene della Polizia in arrivo. Era destino che dovesse essere coinvolto in tutto questo, Dovrà parlarne con suo padre.
L’ho riconosciuto subito: il respiro pesante, la
figura massiccia, l’odore di dopobarba a buon mercato. Non c’è dubbio su chi
sia:
-Bue..- gli dico -…non lo sai che i bravi bambini
non dovrebbero girare da soli a
quest’ora del mattino?-
-Devil!- esclama –Allora il Gufo aveva ragione,
hai portato qui la Mondat.-
-Non li troverai qui, lei o Murdock.- replico
-Quindi: perché non te ne torni da bravo a casa, o, meglio, ancora, potremmo
aspettare la polizia insieme.-
-Prendimi pure in giro Devil!- ribatte lui
–Vedremo, se sarai ancora così spiritoso dopo che ti avrò spezzato la schiena,
-Sento dell’ostilità repressa o sbaglio?-
Salto, evitando la sua carica e lui finisce contro la parete. La testata che da non sembra nemmeno rallentarlo, ritorna alla carica. È proprio come un vero bue, ostinato e testone ed è anche troppo forte per me. Durante i nostri precedenti scontri, sono sempre riuscito a stancarlo e la mia unica tattica rimane quella di sfiancarlo, tormentarlo sino a trovare la giusta opportunità.
Eccoci al solito balletto: lui sferra un colpo, io lo evito, gli sferro un calcio, non sembra nemmeno scuoterlo. Mi sferra un altro pugno ed io lo evito ancora. Colpisce una parete sbrecciandola. Maledizione l’avevo fatta sistemare da una settimana. Questo non si fa Bue.
Mi maledico, avrei dovuto pensarci prima che il
Gufo avrebbe pensato alla possibilità che Cheryl potesse essere da Matt
Murdock. Il legame tra noi è noto, anche se pochi sospettano quanto sia
stretto. Dovrò fare qualcosa, se
sopravvivo cioè..
Continuiamo il balletto del colpisci e fuggi per
un bel pezzo. Salto sopra la ringhiera delle scale e mi precipito verso il
piano superore, Il Bue mi segue.
-Non
mi scapperai idiota in costume!- grida
-Non
ci penso nemmeno.– ribatto -E per quanto riguarda chi sia un idiota…beh il
dibattito è aperto, credo..-
Lo colpisco con tutta la mia forza, quanto basta per farlo
barcollare e non ho bisogno d’altro, un altro colpo alle gambe e perde
l’equilibrio, rovinando giù per le scale. Non so quante volte il suo testone
sbatte contro qualcosa nella discesa, quanto a me, con un balzo sono di nuovo
al pian terreno. Il Bue cerca di rimettersi in piedi.
-Ancora
sveglio? Ma che ci vuole per abbatterti?-
-Più…
di quanto…tu abbia…- risponde lui.
Sento l’affanno nella sua voce, non devo dargli
tregua. Lo colpisco con un calcio, poi con un colpo del taglio delle due mani
unite, al collo. Mi faranno male per giorni, credo. Riprova ad alzarsi ed a
caricarmi. L’aspetto e, quando mi passa accanto, mi scanso facendolo piombare
contro la parete opposta. Si gira e si muove contro di me ancora una volta. Ma
che ci vuole per abbatterlo? Stavolta non mi muovo, il rumore del respiro
mozzato e del battito del cuore mi dice qualcosa di quanto sta per succedere.
Avanza, un passo, due…poi cade letteralmente ai miei piedi.
-Come
al solito.- commento –Troppo stupido per capire subito di essere stato
abbattuto.-
Mezz’ora dopo Codice Blu prende in consegna il
Bue. Quanto a me, aspetto finché il furgone cellulare non è partito e poi
rientro in casa, mi rimetto i panni di Matt Murdock e scendo nella palestra.
Cheryl mi aspetta
-Sei
qui finalmente!- mi dice abbracciandomi –Avevo tanta paura.-
-Sono
a posto, grazie a Devil.- non dico altro, ci sarà tempo per spiegarle tutto più
tardi e potrò trovare una buona spiegazione per questa palestra nascosta. Ora
riesco solo a pensare al suo corpo stretto al mio e mi maledico per questo
-Chelyl..-
D’improvviso mi bacia ed io non mi oppongo, la
stringo ancora di più, poi…
-Cheryl...
io…noi…dovremmo…-
-Non
dire niente, ti prego, non ora, tienimi solo stretta adesso.-
Scivoliamo sul materasso della palestra e non
pensiamo più a niente che non sia noi due ed il momento che stiamo vivendo.
Per i pensieri ed i rimorsi, ci sarà tempo un altro giorno.
(PARTE SETTIMA)
1.
Il mio nome è Leland Owlsley, ma quasi
tutti mi conoscono e mi temono con il nome di Gufo. Nel corso degli anni mi
sono costruito una reputazione come spietato squalo della finanza. Ho comprato
e venduto società e corrotto l’animo di uomini e donne. Senza alcun rimorso ho
portato colletti bianchi di Wall Street e comuni operai alla disgrazia in nome
del mio profitto. Alla fine, come Al Capone sono stato raggiunto dalle grandi
mani del Fisco. Questo non mi ha fermato, ho solo cambiato i miei obiettivi ed
ho deciso di divenire il Signore del crimine di New York. Per anni i miei
obiettivi sono stati frustrati e le malattie mentali e fisiche sembravano avere
il sopravvento su di me, ma alla fine, ho trionfato su ogni avversità ed ora,
il trionfo che mi spettava di diritto è nelle mie mani.
L’uomo di fronte a me si chiama Wilson
Fisk, ma molti lo conoscono come Kingpin. Anche lui aspira ad essere il capo
dei capi criminali di New York. Un tempo occupava quella posizione, ma ne è
stato scalzato per opera dello stesso uomo che è stato la mia bestia nera per
anni: Devil, il cosiddetto “Uomo senza paura”, il mio prossimo bersaglio dopo
che avrò finito con Fisk.
Il mio vantaggio su Fisk è che lui
ancora non sa che Devil ha liberato dalla prigionia Cheryl Mondat, la moglie
dello psichiatra di Vanessa Fisk. Fintanto
che Kingpin e Paul Mondat credono che quella donna sia ancora nelle mie mani,
io posso controllarli entrambi. Fin dai miei giorni nell’alta finanza, ho
imparato quanto sia essenziale agire con rapidità per trarre il massimo
profitto da una situazione, prima che le circostanze mutino a proprio sfavore.
Eccomi qui, pertanto, in quest’ufficio di Manhattan per l’ultimo atto della mia
operazione.
Fisk mi guarda con uno sguardo di
fuoco, ma non si scompone, mentre firma l’ultimo degli atti che mi trasferiscono
il pieno controllo della Fisk Corporation e di tutte le sue consociate. La mia
vittoria, finalmente.
-hai avuto
quel che volevi ora!- dice con ira repressa Fisk –Tutte le mie proprietà
legittime ed i mezzi di controllare quelle illegali sono in mano tua, adesso
tocca a te mantenere la tua parte del patto.-
-Ma certo!-
rispondo con studiata allegria. –Ti assicuro che Mrs. Mondat sarà libera prima
ancora che tu esca da questa stanza e questo…- gli porgo un foglietto ripiegato
-…è l’indirizzo in cui troverai il dottor Mondat e tua moglie, in perfetta
salute, …almeno per ciò che dipende da me. Puoi andare vecchio amico e non
scordare di sgombrare i tuoi uffici dal Palazzo, che ora è mio, prima della
fine della giornata.-
Il pretenzioso Kingpin non dice niente,
ma mi rivolge uno sguardo di disprezzo ed odio che mi limito ad ignorare,
continuando a sorridere.
Dopo che sono usciti, mi rivolgo al mio
Killer di fiducia: Lapide.
-Voglio che
per domattina il Dottor Mondat, Matthew Murdock e Cheryl Mondat siano tutti
morti, occupatene -tu.-
-Non siamo
sicuri di dove sia la donna.- ribatte Lapide
-Segui
Murdock e lui ti porterà da lei e da Devil, ma Devil lascialo vivo, voglio
occuparmene personalmente.
-E Kingpin
e sua moglie?-
-Uccideteli
se potete, Wilson Fisk vivo sarà sempre una minaccia e lo scontro finale tra
noi avverrà inevitabilmente prima o poi.-
Lapide esce ed io mi alzo dalla
scrivania e guardo il panorama di una città che, ora e per sempre, è di nuovo
mi a e rido soddisfatto.
Non posso dire di essere soddisfatto di me. Si
dice che un eroe debba attenersi a rigidi principi morali. Se è così, io,
Matthew Michael Murdock, non sono stato all’altezza del ruolo. L’altra notte,
sono stato a letto con una donna che ho preso sotto la mia custodia e che è
anche sposata con un uomo che ho avuto i miei motivi per ammirare in passato.
Adesso non posso negare di avere dei sensi di colpa nei confronti di Paul
Mondat. Mi chiedo che ne direbbe Karen, mi condannerebbe o mi comprenderebbe? E
Natasha? Direbbe che non sono poi così santo, dopotutto. Avrebbe ragione no?
Non ho mai preteso d’essere perfetto e la mia vita è costellata d’errori,
specialmente con le donne. Porto ancora il peso della responsabilità per il
suicidio di Heather[32]
ed anche con le altre non sono stato tenero. Chissà cosa penserebbe di me
Debbie Harris…e perché penso a lei ora? Siamo stati molto vicini in queste
ultime settimane e, quale che sia il legame che si sta formando tra noi, non è
solamente fisico come quello che ora esiste sicuramente con Cheryl. A pensarci
bene forse ho bisogno di lei adesso.
Sento Cheryl entrare in cucina alle
mie spalle ed ancora noto quanto è intenso il suo profumo, la sua fragranza
naturale. Non indossa molto. Uno dei vantaggi dell’essere entrambi ciechi, se
vogliamo dire così, è che non ci preoccupiamo del reciproco pudore. Mi chiedo,
però, se davvero conosco questa donna, quello che è avvenuto la scorsa notte in
palestra è stato così improvviso e che non ho avuto modo di rifletterci. Si
stringe a me e mi bacia lievemente.
-Ciao.-
mi dice semplicemente –Hai preparato la colazione? Sei davvero un uomo dai
molti talenti.-
-Ci
provo.- rispondo –Come ti senti?-
-Bene
e male al tempo stesso.- risponde –Ieri ho lasciato via libera a tutti miei
istinti repressi, Non so perché…era tanto tempo che io non….Beh Paul…non so
come dirlo….-
-Credo
di capirlo.-
-No…non
ne sono sicura, forse credi sai la solita storia della ragazza giovane, sposata
con un uomo che ha il doppio dei suoi anni. È vero, Paul è molto più vecchio di
me, ma io sono sempre stata una buona moglie per lui, non ho mai …-
-Lo
so!- dico sfiorandole le mani –Ti credo.-
-Lui
è troppo buono con me ed io…beh non voglio ferirlo. Forse il nostro rapporto è
giunto ad un bivio, ma non è giusto per lui che mi abbandoni col primo che
incontro….Scusa non volevo…-
-Non
sono offeso.- rispondo –Capisco cosa vuoi dire. Lo comprendo, se c’è qualcosa
di cui essere colpevoli, lo siamo in due.-
-Credo
che tu sia troppo buono Matt.-
Mi sfiora la guancia con le dita ed
io cedo all’impulso di abbracciarla. Non so per quanto tempo restiamo così, poi
mi riscuoto, abbiamo problemi urgenti da risolvere e dovremo farlo ora.
2.
L’Ufficio del Procuratore degli Stati
Uniti a Manhattan ferve d’attività in questi giorni. Non solo c’è il processo
contro i Signori del Male a cui far fronte, ma ci sono i preparativi per la più
importante inchiesta giudiziaria del secolo. Al tavolo delle riunioni, oltre al
Procuratore federale Franklin “Foggy” Nelson e la sua Assistente Esecutiva
Kathy Malper, ci sono il Procuratore Distrettuale di Manhattan Blake Tower ed
il suo Vice Esecutivo William Hao, d’origine cinese.
-Dunque
è tutto chiaro?- chiede Foggy
-Per me
si.- risponde Tower -Con le rivelazioni di Caesar Cicero ed i riscontri che ci
ha fornito abbiamo materiale per processare i capi criminali di questa città
per decine di crimini. Scuoteremo il loro potere dalle fondamenta.-
-Quelli
che sono sopravvissuti alla faida in corso almeno.- interviene Kathy Malper
-Giusto.-
replica Tower –Il mio ufficio ha terminato la lista delle persone da
incriminare e dei reati a loro attribuiti per quel che riguarda la mia
giurisdizione. Non ha appena voi federali siete pronti, possiamo partire. Vero
Bill?-
-Certo.-
risponde Bill Hao, uno specialista della lotta al crimine organizzato. –Ho già
richiesto una convocazione del Grand Jury e la prossima settimana ci sarà
l’udienza, le incriminazioni sono certe.-
-Molto
bene.- dice Foggy –Il mio ufficio ha fatto la stessa cosa per i reati federali,
il Grand Jury Federale si riunirà in contemporanea con quello cittadino ed
anche qui sono certo del rinvio a giudizio.-
-Ci
abbiamo messo anni….- commenta Tower -…ma alla fine ce l’abbiamo fatta, abbiamo
il mezzo di dare uno scossone al crimine organizzato della città. La più grande
vittoria dalla condanna di John Gotti anni fa. Peccato che il processo avverrà
dopo le elezioni.- conclude con un sogghigno amaro
-Non è
detto che le perderai Blake.- gli dice Foggy
-Grazie
Franklin, ma non mi faccio illusioni. Connie Ferrari è in crescita nei
sondaggi. Chissà, dopo tanti anni, forse è giusto cambiare. Bando alle
malinconie, dobbiamo pensare ai mandati d’arresto. Io ho preparato i miei e
voi?-
-Sono
già nelle mani del giudice.- risponde Kathy Malper –Se agiremo rapidamente, per
domattina un bel mucchio di gente sarà in manette.-
Foggy respira a fondo e prega che
nulla vada storto.
È tutta una questione d’istinto. Chiedetelo a
qualunque giornalista e vi dirà la stessa cosa: quel misterioso istinto che ti
porta nel posto giusto al momento giusto. Nel mio caso l’istinto mi ha portato
nel bar dove il mio vecchio amico Phil Corrigan viene a rinfrescarsi la gola ed
eccolo là, infatti, seduto ad un tavolo d’angolo, con un impeccabile vestito
scuro ed i capelli perfettamente pettinati, a parte un ricciolo che gli ricade
sulla fronte, facendolo sembrare un incrocio tra Superman e James Bond versione
Sean Connery. Mi vede, ma ostenta indifferenza anche quando accenno a sedermi:
-Posso?-
chiedo
-Questo
è un paese libero, Ben Urich.- si limita a rispondere –Immagino tu sia a caccia
di notizie per quel tuo giornalaccio da quattro soldi.- mi dice
-Il
Bugle è un quotidiano a diffusione nazionale e non un fogliaccio scandalistico.-
ribatto.
-Ok.
Ok non ti scaldare. Tu sei un tipo in gamba e penso di potermi fidare. Se ti
dico una cosa, rimarrà confidenziale?-
Si guarda intorno con fare
melodrammatico e sogghigna
-Non
stamperò nulla finché non me lo dirai tu.- rispondo
-C'è
in ballo qualcosa di molto grosso. Un’operazione che partirà oggi stesso e
coinvolge tutte le forze di polizia federali, statali e locali della
città.Qualcosa che non s’era mai visto prima d’oggi.-
È
collegato alla scomparsa di Caesar Cicero?- chiedo
-Sei
davvero furbo Urich.- ribatte Corrigan –Hai capito anche troppo.-
All’improvviso, ecco arrivare un
giovanotto anche lui in abiti scuri, capelli castani tagliati corti ed
occhiali. Si rivolge a Corrigan.
-Ci
siamo.- dice -È l’ora!-
Corrigan si alza di scatto e mi
dice:
-Ci
sentiamo Urich e ricorda: tu non sai nulla ed attento a dove metti i piedi.-
-Guardo
sempre dove cammino Phil.- rispondo
Se ne va ed io rifletto sul poco che
so. Un’operazione anticrimine, su larga scala. Big C. deve aver detto un sacco
di cosucce interessanti e se ci metto insieme quel che i miei informatori mi
hanno detto su un sacco di fermento ai tribunali cittadini, beh, direi che i
federali ed i migliori di New York si stanno preparando…a cosa esattamente? Sta
a me scoprirlo perché sette milioni di lettori lo sappiano a tempo debito.
3.
Deborah Harris giunge a casa mia
meno di 40 minuti dopo la mia telefonata. Provo un po’ di vergogna a
coinvolgerla, ma non ho scelta, Cheryl non può rimanere a casa mia, non dopo
l’assalto del Bue. Deve essere portata fuori di qui, ma non voglio coinvolgere
le autorità, non finché non so che ne è di suo marito o di Vanessa Fisk.
-Benvenuta
Debbie.- le dico accogliendola e la porto in salotto dove Cheryl sta aspettando
in vestaglia. Colgo il battito di Debbie accelerare mentre la vede. Le spiego
tutto di Cheryl e di quanto è avvenuto nell’ultima giornata, omettendo,
ovviamente, i dettagli più intimi. Le reazioni di Debbie sono evidenti:
sorpresa, delusione e forse anche gelosia. Non avrei dovuto coinvolgerla, ma
lei è l’unica, per ora, a non essere collegata con me, non ci siamo visti per
anni prima di… prima di cosa? Non voglio indulgere oltre in simili pensieri.
-Questo è tutto.- termino di dire -È rimasta
da me questa notte, ma non può restare. Il Gufo conosce il mio legame con Devil
e potrebbero esserci nuovi attacchi.-
Sento che Debbie la sta fissando,
poi riporta lo sguardo su di me e dice.
-Vorresti
che il guaio passasse a me allora?-
-No!-
rispondo –Ho bisogno del tuo aiuto per portarla via di qui in un posto sicuro,
ma non posso farlo da solo. Non voglio nessuno collegato allo studio, tu sei
l’unica che credo non sia sotto controllo…ancora.-
Debbie riflette, poi…..
-Non
abbiamo molto tempo.- dice –Prima o poi arriveranno anche a me. Hai detto che è
arrivata qua in camicia da notte. Non ha vestiti, dunque. Hai ancora dei
vestiti di Karen?
-Si…non…non
sono riuscito a sbarazzarmene.-
-Bene
lei è un po’ più alta ed un po’ più magra, ma andranno bene lo stesso. Venga
con me Mrs. Mondat.-
La prende sottobraccio senza neanche
guardarmi. È evidente, per me, che ha percepito una certa intimità tra noi e la
cosa non le piace, ma, almeno apparentemente, non le da peso.
Non so quanto tempo passa, mentre
attendo squilla il telefono ed io rispondo quasi meccanicamente:
-Matt,
sono Becky!- dice la voce della mia socia aldilà del filo –Volevo avvertirti
che il Bue è stato rilasciato stamani. Hanno pagato la sua cauzione.-
-Non
è una bella notizia, ma grazie lo stesso Becky.-
-Sta
attento, potrebbe riprovarci.-
Mentre riattacco, penso che è
proprio quello che mi aspetto.
Alla
fine escono dalla stanza da letto e percepisco che Cheryl ha indossato un abito
semplice: camicetta e gonna. Sento i capelli che scivolano sul colletto.
Indossa i suoi occhiali neri e tiene la testa abbassata.
Mi rivolgo a Debbie e le do
l’indirizzo della Missione di Hell’s Kitchen
-Portala
lì e rivolgiti a Padre Gawaine e Sorella Maggie, vi daranno tutto l’aiuto di
cui hai bisogno.-
-Tu
non vieni con noi?- mi chiede Cheryl
-No!-
rispondo –Ho…altre cose da fare, vi raggiungerò più tardi. Andate ora.-
Cheryl stringe forte le mie mani, il
suo respiro si blocca per una frazione di secondo. Sento che vorrebbe dirmi
qualcosa, ma, infine rinuncia. Io attendo che la porta si sia chiusa alle mie
spalle, poi m’infilo la tuta di Devil e salto fuori dal lucernario.
Demitrius Collins entra
nell’edificio di Harlem dove abita Willie Lincoln. Non può dire che quello che
sta per fare gli piace, ma non ha molta scelta. Dopotutto ne va della sua vita
e della sua libertà ed è più importante d’ogni altra considerazione. Bussa e
Willie apre.
-Benvenuto
Demitrius.- dice –Entra.-
-Come
sapevi che ero io? – chiede l’altro
-Sono
cieco, ma gli altri sensi funzionano perfettamente. Hai un dopobarba
inconfondibile per me.-
-Sei
sempre stato in gamba Willie, sin dai tempi in cui io ero un semplice agente di
pattuglia e tu già un veterano.-
-Ero
solo un ragazzo da poco promosso detective e nient’altro e tu eri tanto in
gamba da guadagnarti la promozione dopo due anni. Peccato sai? Avevi stoffa, la stoffa di un buon
poliziotto.-
-Che vuoi
dire?-
-Lo sai
benissimo no? È per questo che hai insistito a volermi incontrare nel mio
appartamento, da solo. Tu sai che l’agente corrotto della Squadra del
Procuratore Distrettuale, sei proprio tu.-
-Tu sei
pazzo Willie.-
-Davvero?
Da quanto sei nel libro paga del Maggia, Demitrius? Per anni mi sono chiesto
chi potesse avere avvertito Biggie Benson che stavo per incastrarlo. Chi
l’avesse aiutato nel prepararmi la trappola che mi fece radiare dalla Polizia.
Non avrei mai pensato che fossi tu, il migliore dei miei compagni, ma ho dovuto
ricredermi e l’ho fatto sull’isola del Gufo.-
-Che
vuoi dire?-
-Mi
aspettavano Demitrius e solo tu potevi averli avvertiti, ma non hai considerato
una cosa molto semplice. Lapide!-
-Che
c’entra Lapide adesso?-
-Demitrius
mi deludi davvero. Il nome di Lapide, il vero nome intendo, dovresti
conoscerlo…-
-Lincoln…-esclama
Collins –Lonnie Lincoln…ma certo lui è…-
-Infatti!
Non mi ha ucciso come speravi Demitrius, anzi, abbiamo fatto un’interessante
chiacchierata mentre la sua lancia mi accompagnava a New York ed indovina cosa
mi ha detto?-
Willie si siede su una poltrona ed
accarezza il capo del suo pastore tedesco.-
-Lo
posso immaginare.- risponde Demitrius –Ti ha parlato dei miei vecchi legami con
Morgan[33] e
del traffico di Droga che coprivo al Memorial Hospital.-
-Quello
che hai attribuito a quel paramedico Jake Olson?[34] Si,
me l’ha detto. Interessante come certi segreti siano molto noti in certi
ambienti.-
-È stato
molto facile sai, dopotutto ero l’agente della Narcotici, incaricato di
investigare sul caso. Fabbricare prove false contro Olson è stato facile e lui,
col suo strano comportamento, mi ha ancor più facilitato il compito.-
Willie sente il rumore di una
pistola che viene estratta e della sicura che viene alzata.
-Mi
dispiace Willie, davvero, ma capirai che non ho scelta.-
Willie sospira e sorride sotto gli
occhi sbalorditi di Collins
-Mi hai
deluso Demitrius, non solo come amico e poliziotto, ma anche perché non hai
capito che questa era una trappola. O credevi davvero che, sapendo quello che
so, non avessi preso le mie precauzioni?-
Collins esita ed in quel momento
eccheggia una voce stentorea
-Sei in
arresto Demitrius Collins, se farai resistenza ti staccherò la testa dal collo
con piacere!-
Dalla stanza accanto esce il
compagno di Demitrius, il Detective Brady O’Neil con la pistola puntata.
-O’Neil,
tu?-
-Se non
avessi già avuto sospetti sulla faccenda Olson, forse non avrei creduto alle
rivelazioni di Lincoln, ma tu mi hai dato tutte le conferme di cui avevo
bisogno.- dice O’Neil
-Avete
registrato tutto.- afferma Demitrius
-Esatto.-
conferma Willie –Non hai scampo Demitrius. Ma dimmi: perché? Perché hai tradito
i tuoi ideali?-
-Perché?
Per denaro che altro? Ero stufo di spaccarmi la schiena per pochi dollari e per
gente che, se m’incontrava in borghese, passava sull’altro marciapiede solo
perché sono nero. Ho detto basta. Se il mondo è dei furbi, io sarei stato uno
di loro.-
-La
solita giustificazione.- dice Willie –E non mi ha mai convinto. Mi dispiace
Demitrius, non c’è nulla da fare per te.-
-Sbagli
Willie, ho ancora una scelta.-
Con una mossa fulminea Demitrius
Collins alza la sua pistola, la punta contro la propria testa e preme il
grilletto. Il cane di Willie abbaia ed O’Neil abbassa la propria arma. Willie
si alza.
-Perché
ha dovuto farlo?- chiede a nessuno in particolare
-Sapeva
cosa accade ai poliziotti che finiscono in carcere.- risponde O’Neil –Ha
preferito chiudere qui e adesso.
-Potevi
fermarlo O’Neil, sei stato lento a reagire.-
-Dici,
Lincoln? Può darsi, ma non è detto che trent’anni ad Attica o Sing Sing
sarebbero stati preferibili per lui.-
-Chiamerò
un’ambulanza, forse può ancora essere salvato.-
-Si
forse.-
-Era un
buon poliziotto una volta O’Neil. Che gli è accaduto?-
-Quel
che accade a noi tutti Willie, la vita, nient’altro. Lui non ha saputo reggere
alla pressione. Non era come te, tu ce l’hai fatta amico.-
Chissà, pensa Willie, forse è vero,
forse alcuni sono più forti di altri, ma non dovremmo essere capaci di capirlo
prima che sia troppo tardi?
Seguo l’auto di Debbie nel suo tragitto da casa
mia verso Hell’s Kitchen e, come pensavo, c’è un’auto che la segue. Tenevano
d’occhio casa mia. Solo quell’auto, ne sono sicuro. Con mossa sicura atterro
sul tettuccio. Dall’interno sento le loro voci. Tre uomini. Uno di loro è il
Bue, libero dopo il nostro scontro di ieri grazie al nostro efficiente sistema
giudiziario. Quanto agli altri, i loro commenti mi dicono chiaramente che si
tratta dei suoi abituali soci: Fancy Dan e Montana, i Duri. Sono passati al
servizio del Gufo sembra, Leland deve offrire paghe migliori di quelle di
Kingpin, forse. Non sono stupidi, si sono accorti del passeggero in più e
cominciano una serie di manovre per buttarmi giù dal tetto ed io non posso che
reagire. Con un’ardita acrobazia mi proietto dentro l’abitacolo, sfondando il
finestrino del lato passeggeri. I miei piedi incontrano la testa di quello
chiamato Montana.. Comincia un parapiglia in quello spazio ristretto, in cui
Montana ed il Bue cercano di mettermi le mani addosso, mentre Fancy Dan cerca
di mantenere il controllo della macchina, senza grande successo. Sbanda e
piomba contro un lampione. Per fortuna aveva frenato e nessuno ha riportato
danni, per ora almeno. Approfitto dell’occasione per uscire dall’auto e, poco
dopo, i tre mi imitano. Se non altro, li ho distolti dal loro obiettivo. Ora
Cheryl e Debbie arriveranno al sicuro. Per me, naturalmente è tutta un’altra
questione. Intendiamoci, qualcuno potrebbe considerare questi tre un po’
ridicoli, specialmente se paragonati ad un tipo come Bullseye, od ai ninja
della Mano, ma vi assicuro che sono decisamente letali, anche se battersi con
loro ha, indubbiamente, i suoi lati divertenti. Mi mancava il gusto dello
scontro, la battaglia come esercizio ginnico, diciamo. A volte mi chiedo quando
ho smesso di divertirmi, quando il lato serio delle cose ha preso il
sopravvento? Mi chiedo anche se riuscirò a smettere di filosofeggiare ed a
concentrarmi per restare vivo. Evito il sibilante lazo di Montana con un salto
ed il lazo va ad ingabbiare il Bue, come avevo predisposto. Fancy Dan mi
assale, è piccolo, ma molto agile, cerca di inchiodarmi con un paio di colpi di
karatè, ma potrei evitarli anche ad occhi chiusi. Oops, ho fatto una battuta,
peccato che Dan non potrebbe mai capirla.
Lo mando contro Montana. Vecchia tattica: usarli l’uno contro l’altro.
Non sarebbe considerata una mossa leale, però, qui siamo tre contro uno:
-Il
nostro capo vuole la ragazza Devil, viva o morta e tu ci sbarri la strada.-
-Hai
un talento per sottolineare l’ovvio, Montana.- gli ribatto –Hai frequentato
troppo il Bue, cominci a ragionare come lui.-
-Io
ti ammazzo buffone!- urla il Bue caricandomi, ma non si rende conto di essere
ancora avvolto al lazo di Montana. Fermo la corda col piede e strappo e lui
finisce dritto contro un muro di mattoni. Lo so, ho già usato questo trucco, ma
che ci posso fare? Sono un tradizionalista. Quanto agli altri due, beh, non
voglio dire che li sistemo rapidamente, ma…beh li sistemo abbastanza
rapidamente. Il loro capo spenderà una fortuna in cauzioni e, sarò onesto con
voi, non ci piangerò sopra.
Bullseye osserva il Dottor Mondat salire nella limousine
con Vanessa Fisk e partire per destinazione ignota, almeno per lui
-C’è una
cosa che non capisco, capo.- dice senza alcuna particolare inflessione nella
voce –Avete intenzione di farla passar liscia al Gufo?-
Kingpin solleva appena la massiccia
testa e risponde:
-La
vendetta è un piatto che va servito freddo, Bullseye. Il Gufo si goda pure la
sua vittoria, io ho già ottenuto quel che volevo, la salvezza di mia moglie,
per il resto….Sono caduto molte volte e sono ancora qui, come vedi.-
Il cellulare di Kingpin squilla e…
-Cosa?
Si ho capito. Non perdeteli d’occhio. Di Devil non m’importa nulla, ma mio
figlio dev’essere protetto ad ogni costo. Mi sono spiegato bene? Ad ogni
costo.-
Interrompe la comunicazione.
Bullseye riflette. A lui non interessano i giochi di potere di Kingpin, ma per
ora gli conviene seguirlo, anche perché ci sarà un nuovo scontro con Devil e
lui non aspetta altro.
Tribunale di Manhattan. Una giovane
donna di colore alta e magra, i capelli lunghi e crespi annodati da un foulard
color lavanda, come il suo tailleur, entra nella sede locale dell’Ufficio
Giustizia Penale del Dipartimento di Polizia di New York, l’Ufficio che si
occupa del coordinamento dell’esecuzione dei mandati ed altre cose relative al
rapporto con i Tribunali.
-Detective
Connor Trevane?- chiede
L’uomo alla scrivania alza gli occhi
a fissarla con l’aria apparentemente annoiata.
-Sono
io.- risponde
-Vice
Procuratore Distrettuale Maxine Lavender.- si presenta la donna, porgendogli la
mano, che Trevane stringe in maniera asciutta e sbrigativa. –Il Procuratore
Tower mi ha mandato per questi.-
Con gesto teatrale, apre la sua
borsa e ne estrae un consistente mucchio di fogli.
-Sono
mandati di perquisizione e sequestro per tutti i beni delle persone indicate in
questa lista.- indica un altro foglio. Trevane lo legge ed emette un fischio
-Cavoli,
potete davvero farlo?-
-Si. È
un’operazione congiunta tra uffici locali e federali. In questo stesso momento,
altri miei colleghi stanno facendo questo stesso discorso ad altri suoi
colleghi nelle sedi dei Tribunali della città, mentre, coordinati da un Vice
Procuratore degli Stati Uniti gli uomini dell’I.R.S.,[35]
assistiti da agenti del Servizio Segreto, stanno procedendo a bloccare conti
correnti e carte di credito di tutti gli indiziati Gli uffici locali del F.B.I.
sono pronti ad intervenire per gli arresti.-
-Non ho
mai visto nulla di simile e non speravo di vivere per vederla. Di cosa ha bisogno,
avvocato Lavender?-
-Di due
Detectives ed almeno dieci agenti di pattuglia per ogni Distretto di Manhattan,
per non parlare delle Forze Speciali. Sarete autorizzati ad arrestare ogni uomo
delle liste che vi consegnerò e prevedo che faranno resistenza-
-Avrà.Tutto
quel che le serve.- replica Trevane
-Bene.
Lei coordinerà l’operazione e risponderà direttamente a me ed io risponderò a Tower ed all’Ufficio
di Coordinamento per la Lotta al Crimine Organizzato.-
Questa è la volta buona che mi
guadagno la promozione a Sergente, pensa Trevane e, magari, un incarico meno
sedentario anche se mia moglie non l’approverebbe.
Padre Gawaine mi sta aspettando e mi sorride.
-Sono
arrivate?- gli chiedo
-Si,
nessun problema.- risponde –Sorella Maggie ospiterà Mrs. Mondat nel convento
per tutto il tempo necessario.-
-Che
spero sia poco, intendo risolvere questa faccenda il più presto possibile.-
-Matt?-
Cheryl si affaccia sulla porta della
canonica
-Scusate,
pensavo di aver sentito la voce di Matt Murdock.- dice.
Trattengo il fiato, temevo che
potesse succedere. Essendo cieca, Cheryl non si fa ingannare da un costume e,
nonostante io alteri il timbro vocale quando indosso la maschera, beh lei ha un
udito più affinato di altri.
-No
c’è Devil qui.- risponde Gawaine. -È venuto per assicurarsi che fosse al
sicuro.-
-Devil?
L’ho conosciuto in passato e…ma dov’è?
-Se
n’è andato. È una sua vecchia abitudine sparire così.-
Non potevo affrontare Cheryl, non ora. Più tardi
tornerò nei panni di Matt e vedremo cosa fare. Per ora, sono davvero stanco.
Questa guerra tra bande sta assorbendo tutto il mio tempo libero, per non parlare delle vittime che sta
falciando. Come al solito, volteggio per il cielo del mio quartiere per
distrarmi, sperando di non essere coinvolto in niente di serio.
Le ultime parole famose. Il mio radar capta due
figure che escono da un tombino. Qualcosa che la gente normale non fa. Scendo
verso di loro guardingo, finché non rischio di svenire. Puzzano come tutti i
cadaveri del cimitero messi assieme... almeno per me. L'odore dev'essere
insopportabile anche per le persone normali.
-Toh,
che coincidenza! - sento dire da uno dei due. Riconosco la voce e il battito
dell'Uomo Ragno.[36]
-
(EPILOGO)
Di Carlo Monni
1.
Ci
sono momenti nella storia in cui i protagonisti possono legittimamente dire:
“Io ho visto, io c’ero”. Questo è uno di quei momenti per me: Ben Urich,
reporter del Daily Bugle. Una storia dovrebbe, però, cominciare dall’inizio, o,
almeno da quello che per me fu l’inizio. Eccomi, dunque, in compagnia di
un agente del F.B.I. di nome Phil Corrigan, una vera leggenda nell’ambiente dei
G-Men, quando arriva a chiamarlo un suo giovane collega che, più tardi, avrei
appreso chiamarsi James McElroy. Non so quale compito li stia attendendo, ma
ricordo quel che mi ha detto Corrigan su quanto sta per avvenire:
“Qualcosa che non s’era mai
visto prima d’oggi”, parole a cui un esperto cronista non sa resistere.
Il mattino dopo ho capito cosa intendeva e così mi trovo
ai tasti del mio PC per scrivere della più grande retata della storia, mentre
ogni TG comincia già a mandare notizie da ogni dove di capi criminali
arrestati, di beni sequestrati nella più grande retata della storia. Solo
Wilson Fisk, l’uomo che ama farsi chiamare Kingpin, è, per ora, sfuggito, ma è
solo questione di tempo anche per lui.
-Che ne pensi Ben?- mi
chiede Candace Nelson. Abbozzo un sorriso e m’infilo in bocca una sigaretta,
Candace mi rivolge uno sguardo di rimprovero ed io esito ad accenderla. Queste
norme antifumo mi faranno impazzire prima o poi.
-Della più massiccia
operazione di polizia da quando Elliot Ness arrestò Al Capone, vuoi dire?- le ribatto
sarcastico –F.B.I., Servizio Segreto, Polizia di Stato, Polizia cittadina
simultaneamente all’opera in tutti i Cinque Borghi per sequestrare roba ed
arrestare chiunque trovino, che io sappia, non è mai stato fatto a questi
livelli.-.
-Cosa pensi che voglia
dire?-
-Che il tuo caro fratello,
ha messo le mani su qualcosa di grosso e, se a questo aggiungi che si parla di
convocazione simultanea del Grand Jury Federale e di quello Cittadino e che
nessuno sente più parlare di Caesar Cicero da settimane….-
-Santo cielo! Tu credi
che…-
-Che per salvarsi la
pellaccia dalla guerra da bande, Big C abbia spifferato tutto quel che sa sulle
attività criminali della città e che, con le prove che ha fornito loro, i
nostri baldi tutori dell’ordine si apprestino ad incriminare tutti i grandi
boss con la prospettiva di buttar via la chiave della cella.-
-Wow! Foggy fa le cose in
grande stavolta.-
-E noi ne ricaveremo la più
interessante serie di articoli che il Bugle abbia mai visto.-
Chissà, magari anche il Premio Pulitzer. Sognare non
costa nulla.
Come avvocato, il sottoscritto, Matt
Murdock, ha avuto a che fare con la gente più varia e posso assicurarvi che il
mio attuale assistito non è una delle persone più piacevoli che mi sia capitato
di difendere. Oh certo: usa un profumo di marca, indossa solo camicie di seta e
vestiti fatti su misura, ma non potrà mai dirsi pulito, non nel senso morale
del termine. Caesar Cicero, detto Big C, è stato per anni uno degli uomini più
influenti del Maggia e ne conosce tutti i segreti, segreti che è disposto a
vendere alla Giustizia in cambio dell’immunità per i crimini commessi e
l’ammissione al Programma Protezione Testimoni del Dipartimento della
Giustizia. Nelle scorse settimane, gli accordi sono stati presi, Big C, è stato
preso in custodia dai federali ed ha cominciato a parlare. Ieri, sulla base
delle sue dichiarazioni e dei documenti consegnati da lui, i maggiori capi
criminali della città, quelli che sono sfuggiti all’epurazione ordinata da
Kingpin cioè, sono stati arrestati ed i loro beni sequestrati, tutti, a parte
Kingpin stesso ed il suo killer Bullseye, ma di loro mi occuperò io, nei panni
del mio alter-ego, il supereroe Devil.
-Ho
paura Murdock.- mi dice Cicero –Non arriverò vivo al processo.-
-Un
po’ di fiducia big C, finora non ti hanno trovato.-
-Quel
Bullseye è un demonio, mi scoverà e mi farà fuori come gli altri.-
-Bullseye
è un uomo, non un demonio, è già stato fermato prima e lo sarà ancora|-
-Pensi
a Devil? Si, forse è l’unico che può riuscire!-
-Non
sottovaluti il nostro servizio di protezione Mr. Cicero.- interviene una voce
decisa. Mi volto verso la sua fonte ed il mio radar mi rimanda l’immagine di un
uomo massiccio dal battito cardiaco forte, mi tende la mano destra e scommetto
che è sorpreso di vedere me, un cieco, afferrarla con tanta sicurezza.
-Piacere
di conoscerla avvocato Murdock, sono l’U.S. Marshal Gerard, capo del gruppo di
protezione. Siamo noi che ci occupiamo di tenere in buona salute l’amico e lo
porteremo davanti al Giudice il giorno della sua testimonianza.-
-È
un piacere sentirla così sicuro.-
Il rumore del suo respiro mi dice
che sta sorridendo
-Dovrei
dirle che è il mio lavoro. In realtà, di solito, mi occupo dei fuggiaschi dalle
nostre prigioni, ma per questa storia hanno richiesto i migliori, detto senza
falsa modestia.-
Battuta ed atteggiamento degni di
John Wayne, eppure sento che è sincero, che la sua non è solo una vanteria.
-Se
ha finito, la faccio riaccompagnare in città.- mi dice.
Pochi minuti dopo, un elicottero
decolla da una piccola tenuta della contea di Westchester verso New York. Cerco
di rilassarmi, ma nei prossimi giorni verrà il peggio, quando Big C. dovrà
comparire di fronte ai Grand Jury e poi al Processo. Sono certo che tenteranno
il tutto per tutto, ma Devil sarà lì e non da solo stavolta.
L’uomo biondo entra nell’ufficio in penombra. Aveva
giurato di non avere più nulla a che fare col mondo di suo padre, ma quando il
tuo nome è Richard Fisk e tuo padre è Kingpin lo Zar del Crimine, certe
promesse non sono facili da mantenere e lui lo sa.
-Benvenuto
figliolo.- dice la voce quieta di Wilson Fisk
-Che
cosa vuoi da me, papà?- risponde Richard venando l’ultima parola con una nota
di disprezzo che non sfugge all’altro.
-Solo
che tu faccia il tuo dovere di figlio.- risponde –Tua madre sembra star bene,
ma, per il bene della sua terapia e della sua stessa vita, deve sparire da qui
con il Dottor Mondat. Al momento sono in un rifugio sicuro, ma voglio che tu li
accompagni.-
-Ti
aspetti guai, vero?-
-Il Gufo
mi ha costretto a cedergli tutte le mie proprietà, mi ha lasciato tempo fino a
domani per lasciare quest’edificio, ma sa che io non mi arrenderò facilmente.
Non vuole lasciare vivi né me, né Vanessa, né nessun altro che gli sia
d’ostacolo. Solo lasciando il paese Vanessa sarà al sicuro.-
-E tu
sarai libero di vendicarti no?-
-Infatti.
Il potere non è solo questione di ricchezza o di forza. Già altre volte ho
perso tutto quello che avevo e sono tornato a galla. Lo farò ancora, tutto qui.
.-
-Molto
bene, farò quello che mi chiedi, per la mamma.-
Kingpin gli dice l’indirizzo e
Richard esce. Bullseye esce dall’ombra
-Ora che
facciamo capo?- chiede
-Aspettiamo,
presto avremo visite.-
-Abbiamo
già scansato la Polizia ieri notte, vuol restare qui per essere arrestato?-
-Non
aspetto la Polizia, aspetto un nostro vecchio amico. Sono certo che verrà..e
presto.-
Ho aspettato a lungo il momento del
trionfo ed ora ho finalmente tutto quello per cui ho duramente lottato, io
Leland Owlsley, il Gufo ho riavuto tutto quello che è mio di diritto. Domani
questa città si sveglierà con un nuovo padrone.
L’arrivo di Lapide, interrompe il
flusso dei miei pensieri
-Che c’è
d’importante?- gli chiedo
-Questa
notte hanno arrestato gli ultimi capi criminali: Silvermane, Testa di Martello ed
anche quella pazza di Ma’ Gnucci, hanno dovuto espugnare la sua fortezza di
Brooklyn con le armi per prenderla, manca solo Kingpin, per ora.-
Sogghigno divertito
-Ci hanno
risparmiato il compito di eliminarli.- affermo –Raccoglieremo i cocci dei loro
territori e domineremo incontrastati. Dovrò mandare un consistente contributo
alla Polizia. Sarà davvero il caso di pensarci.-
Mi alzo sotto lo sguardo perplesso di
Lapide e mi dirigo vero la cima della Torre del mio nido del Gufo e da là,
dall’alto spio la mia città
-Sto
tornando da te New York.- sussurro
2.
Torno a casa, dopo il viaggio in elicottero
da Westchester e decido di farmi una doccia. Mentre l’acqua calda m’inonda
dandomi una sensazione di benessere, faccio i piani per l’immediato futuro: devo
andare a Hell’s Kitchen per assicurarmi che Cheryl stia bene e per decidere
cosa fare con lei a proposito del suo rapimento e, magari, della sua vita, poi
dovrò passare dall’ufficio…ah e naturalmente occuparmi dell’intruso che è
appena entrato dal lucernario.
Non perdo
tempo a vestirmi, indosso l’accappatoio e scendo le scale. So chi è, ho
riconosciuto il suo peculiare battito cardiaco e poi: quanti uomini conoscete
che sanno arrampicarsi sui muri come un ragno? Io due
-Buongiorno
Uomo Ragno, posso offrirti un The e, magari, qualche biscotto?- gli dico con
calma
-Sembra
un invito da gentleman inglese, non da avvocato irlandese.- ribatte lui
saltando sul pavimento
-Beh
un po’ di gentilezza non guasta, non sei d’accordo Peter? Perché sei Peter
giusto? Non Ben o chiunque altro.-
-Sono
proprio io, il tuo amichevole Uomo Ragno di Quartiere.-
-Troppo
difficile suonare alla porta vero?-
-Non
sarebbe in carattere e poi, anche tu ami questi scherzetti o sbaglio?-
-Toccato.-
ribatto ed intanto sono andato in cucina a preparare il the, mentre Peter si è
sfilato la maschera e comincia ad intaccare la mia riserva di biscotti.
-Mmm,
buonissimi.- dice addentandone uno e poi un altro
-No
si parla con la bocca piena, credevo che tua zia ti avesse insegnato le buone
maniere.-
-L’ha
fatto, ma io sono un po’ impulsivo a volte. Beh, so di essere arrivato
inaspettato, ma sei stato tu a chiamarmi dopotutto.-
–Volevo
vederti per due motivi: ho bisogno del tuo aiuto per una questione delicata, ma
di questo parleremo dopo, e poi…beh non c’è modo di dirlo in maniera indolore,
sono stato informato che qualcuno ha messo sulle nostre teste una taglia di un
milione di dollari.-
-Cosa?
E chi è?-
-Non
sono riuscito a saperlo, ma direi che è qualcuno che abbiamo affrontato
insieme.-
-Mmm.
La lista è lunga purtroppo. Possiamo escludere Kingpin, non è nel suo stile e
poi, se fosse stato lui, lo sapremmo di certo.-
-Sono
d’accordo, ma questo ci lascia con una bella lista, anche se direi che possiamo
escluderne altri: come Ringmaster ad esempio[37]
-Si,
non sa neanche com’è fatta una banconota da mille, figuriamoci un milione.-
Sto per dire altro quando suona il
campanello.
-Aspettavi
qualcuno?- mi chiede Peter
-Non
aspettavo neanche te.- rispondo. Mentre mi avvicino alla porta ho già
riconosciuto il profumo ed il battito, ma la voce mi toglie ogni dubbio
-Matt,
sei in casa? Sono Debbie, voglio parlarti.-
Ottimo, ci voleva anche questa. Mi
rivolgo verso Peter.
-Nasconditi,
non deve sapere che sei qui. Mi libero di lei e ti raggiungo.-
Apro la porta e solo dopo mi rendo
conto d’essere ancora in accappatoio.
-Ehi
accogli sempre così le tue amiche?- mi chiede allegra Debbie
-Scusa,
stavo facendo la doccia.-
-Non
c’è bisogno di scusarsi, non sono offesa, anzi…-
-Che
posso fare per te Debbie?- le chiedo
-Molte
cose, direi, ma, per la verità, sono qui per parlarti di quella Cheryl Mondat.-
Sospiro. Era inevitabile che mi
avrebbe chiesto di lei, prima o poi, ma speravo di evitarlo ancora per un po’.
A dir la verità non ero sicuro di cosa ci fosse tra me e Cheryl. La mia parte
razionale continuava a dirmi che era una donna sposata e che suo marito non si
meritava un comportamento simile da parte mia, ma, d’altro canto, non potevo
negare quello che era successo due notti prima. Cheryl ed io potevamo anche
cercare di razionalizzare la cosa, ma la verità era decisamente cruda e non
contava il fatto che Cheryl avesse già lasciato il marito prima di…la mia
attenzione fu ricatturata dalle parole di Debbie.
-…mi
ha detto molte cose durante il viaggio verso Hell’s Kitchen. È confusa Matt e
credo che tu alimenti la sua confusione.-
Il suo battito cardiaco era
aumentato, il suo era solo nervosismo o qualcos’altro?-
-Tu
cosa consigli, Deb?-
-Non
farle pressione Matt, siete entrambi emotivamente fragili. Lei non sa se ha fatto
bene a lasciare il suo esilio dorato in Svizzera e tu, beh il ricordo di Karen
è ancora fresco…-
Aveva ragione, dannazione, ma non avevo voglia di
sentirla, non adesso almeno
-Ascolta,
Debbie… le dico -…probabilmente hai ragione, ma non posso parlarne adesso, sono
impegnato in questioni, d’ufficio, ma ne parleremo a cena se vuoi.-
-Stasera,
vuoi dire?-
-Certo,
se vuoi…-
-Naturalmente
che voglio, non sognarti di farmi il bidone.-
La sento uscire e poi sento l’Uomo
Ragno uscire da un angolo buio.
-Certo
che ci sai fare con le donne Murdock.-
-Come
te Parker?- ribatto
So di aver detto la cosa sbagliata e
vorrei scusarmi. Sento l’intensità del suo sguardo, il suo battito fa un salto
verso l’alto e forse direbbe o farebbe qualcosa di cui ci pentiremmo entrambi,
se non squillasse il telefono
-Murdock.-
rispondo. Ascolto la voce all’altro capo del filo, poi –D’accordo,
c’incontreremo al mio Consultorio di Hell’s Kitchen tra 40 minuti.-
Riattacco e Peter mi chiede:
-Sembri
turbato, chi era?-
-Richard
Fisk, sai chi è vero?-
-Kingpin
Junior? Certo, lo conosco da anni ormai, anche se è un pezzo che non si fa
sentire. Che voleva da te?-
-Suo
padre l’ha incaricato di portare Sua madre ed i Mondat al sicuro. Sa che io so
dov’è Cheryl e mi ha chiesto di portarlo da lei.-
-Lo
farai?-
-Si,
penso di si, ma non andrò solo, sempre che tu sia d’accordo.-
-Scherzi
socio? Quando si parte?-
-Dammi
il tempo di vestirmi.-
Franklin “Foggy” Nelson, si adagia nell’ampia poltrona
del suo ufficio ed appoggia le mani sul suo ventre prominente. Non è la prima
volta che pensa ad una dieta, ma non è mai riuscito a portarne a termine una.
Eppure le donne della sua vita sembravano apprezzarlo così com’era: la sua ex
moglie, Debbie, il loro matrimonio era finito così male e lui non riusciva più
a ricordare per colpa di chi; ha sentito che da qualche tempo frequenta Matt,
il suo vecchio socio. Niente di male…in fondo anche lui finì con Glorianna dopo
che lei e Matt avevano rotto, povera Glori, finire in quel modo per colpa di un
pazzo…e poi c’era Liz, ora stavano ricominciando a vedersi….Liz, oh cielo,
questa storia di Cicero gli ha fatto dimenticare…chiama immediatamente la sua
segretaria
-Edith,
per favore, si assicuri che alla signora Osborn arrivi quella dozzina di rose
rosse che ho ordinato, grazie.-
Anche questa è fatta, pensa. Poco dopo arriva il suo Vice Esecutivo della
sezione Crimine organizzato, Kathy Malper. Bella ragazza, pensa Foggy, capelli
biondo cenere, misure giuste, un po’ troppo aggressiva, forse. Single, gli pare
di ricordare e si chiede come mai. Forse spaventa i potenziali compagni.
Attento, si dice, questi pensieri ti portano in direzioni pericolose.
-Come
vanno le operazioni?- le chiede Foggy
-Bene,
finora.- risponde Kathy –Abbiamo arrestato Silvio e Joseph Manfredi senza
grandi problemi, Testa di Martello c’è costato fatica, ma è caduto anche lui ed
anche quel bel tipo di Mamma Gnucci e dei suoi figli si sono arresi, alla
fine.-
-Come va
con la stesura dei capi d’accusa?-
-Una
marea di sole imputazioni federali, poi ci sono quelle dei nostri amici della
Contea di New York, solo per leggerle, terranno occupati gli avvocati per
giorni. Abbiamo un’accusa solida, stavolta. Solida, ovviamente, se il nostro
supertestimone arriva vivo al dibattimento.-
-Deve
farlo, voglio Kingpin e gli altri in galera, non falliremo stavolta.-
E poi, pensa Foggy, Matt è
l’avvocato di Cicero, posso contare sulla cooperazione di Devil.
L’incontro avviene nella sede del mio Consultorio
legale gratuito a Hell’s Kitchen. Era stata Karen a convincermi ad aprirlo,
anni fa, quando le macchinazioni di Kingpin avevano provocato la mia ingiusta
radiazione dall’albo per un certo periodo. Era finito in rovina durante quel
piccolo affare che i media chiamarono “Inferno”,[38] ma non appena ho potuto, l’ho riaperto, in
questi locali concessimi dalla Parrocchia. Lo dovevo alla memoria di Karen, se
non altro. Dovrei smettere di pensare a lei, ma non è facile, non lo è per
niente. Il Consultorio è chiuso per la pausa pranzo quando ci arrivo, ma, per
me, è meglio così, m’infilo uno degli abiti di riserva che tengo in uno
scomparto segreto, per ogni evenienza e sono pronto, quando arriva Richard
Fisk. Sembra un ragazzo gentile, molto diverso dal padre. Certo, so che lo si
sospetta di essere stato la Rosa, ma io non bado alle apparenze e lo credo
sincero quando mi dice che il suo unico desiderio è portare la madre al sicuro.
Vuol convincermi che anche Cheryl dovrebbe partire con Vanessa ed il Dottor
Mondat, Contro ogni logica, decido di fidarmi di lui. Andiamo alla Chiesa di
Padre Gawaine sorvegliati discretamente dall’Uomo Ragno e nella sagrestia mi
ritrovo a parlare con Cheryl.
Vorrei che non usasse lo stesso profumo
di Karen, che il suo odore non somigliasse al suo, vorrei non sentirmi così
turbato in sua presenza..
-Non
sei obbligata a seguirli..- le dico –Tu e tuo marito potreste testimoniare
contro il Gufo, portarlo in Tribunale…-
-E
tu credi che funzionerebbe? Io sono cieca, credi che la mia testimonianza
reggerebbe, un bravo avvocato la invaliderebbe non è vero?-
-Forse…non
voglio convincerti, ma rifletti….-
-Si,
ci pensi Mrs. Mondat. – interviene Richard –Se anche il Gufo fosse incriminato
per rapimento, crede che lei e suo marito sfuggireste a lungo alla sua
vendetta? È stato capace di trovarla una volta, no? Mio padre la garantisce
meglio del Programma Protezione Testimoni e poi…c’è un chirurgo ottico in
Europa che potrebbe ridarle la vista e, dopo quella, l’indipendenza a cui
aspira da tanto…-
Credo di lanciare uno sguardo duro a
Fisk, ma lui non sembra curarsene e sento il battito di Cheryl accelerare e poi
calmarsi, ha preso una decisione.
-Partirò
con lei Mr. Fisk.-
-Bene,
non perdiamo tempo, allora.-
Cheryl si volge verso di me e…
-Mi
perdoni Matt?- mi chiede
-Non
potrei non farlo, Cheryl.-
Li accompagno fin sul sagrato e poi,
Cheryl si ferma e mi bacia lievemente
-Addio!-
dice semplicemente
Fisk tossisce lievemente e poi mi
dice:
-Ho
un messaggio di mio padre per il suo amico Devil. “Tra un’ora nel suo
ufficio”.-
-Solo
questo?-
-Solo
questo, ha detto che avrebbe capito.-
-Infatti
è così. Buona fortuna Fisk, badi a sua madre ed anche a Cheryl e si tenga
lontano dalle strade di suo padre.-
-Ci
ho provato molte volte, ma forse il mio destino è tracciato nel mio sangue.-
-Non
lo creda mai, i soli artefici del nostro destino siamo noi.- gli replico
-Lo
insegnano alla Scuola Parrocchiale?-mi ribatte
Gli rispondo con un sorriso. Lo
sento andar via e rimango fermo finché la sua limousine e le auto di scorta non
sono sparite all’orizzonte.
-Tutto
bene Matt?- mi chiede Padre Gawaine
-Non
lo so padre, davvero non lo so.- rispondo e mi avvio verso il consultorio. Ci
sono appena entrato che da una finestra spunta l’Uomo Ragno
-Sani
e salvi sino ai confini del quartiere.- mi dice –Odio dirlo, ma penso che sia
al sicuro con Fisk. Ora che facciamo?-
-Kingpin
ci ha chiesto di andarlo a prendere e noi lo faremo, ovviamente.- gli rispondo,
mentre mi sfilo gli abiti civili e riprendo il costume di Devil..-
3.
Wilson
Fisk, detto Kingpin, osserva l’ultimo facchino portar via i suoi effetti
personali dall’ufficio. Non può dire di essere affezionato a quel palazzo,
nella sua vita ha provato affetto sincero solo per due persone: sua moglie e
suo figlio ed è giunto all’amara conclusione che staranno meglio senza di lui.
Le cose non hanno valore, si possono vendere o comprare senza problemi.
Ricomincerà, le risorse non gli mancano, deve solo chiudere alcuni affari in
sospeso…
-Capo,
siamo pronti a partire.- gli dice Bullseye –Ma dobbiamo sbrigarci, la polizia
sta tornando e si preparano a circondare l’edificio.-
-Perché
avere fretta?- dice una voce che sia Kingpin che Bullseye conoscono molto bene
–Non andrete da nessuna parte.-
Entrare nell’ufficio di Kingpin non è stato
affatto difficile, l’ho fatto un milione di volte almeno e, lo confesso, non
avrei lasciato il piacere dell’arresto di Bullseye a nessun altro. Con uno come
lui, i poliziotti morirebbero a decine prima di mettergli le manette, se mai ci
riuscissero, no… sarò io a prenderlo, non ci sarà altro sangue.Lo farò per
Karen e per tutte le altre vittime, lo farò anche per me stesso Mi rivolgo
all’Uomo Ragno al mio fianco
-Tu
occupati di Kingpin, Bullseye è mio.-
-Ok,
nessun problema, fa quel che devi.-
-Oh
si, Devil, fa quel che devi, se ci riesci.- ribatte Bullseye e si mette in
posizione di combattimento.
Certo Devil, nessun problema,
lascia a me il grassone. Eccolo davanti a me, imponente come sempre. Mi ricordo
la prima volta che l’ho incontrato, avevo poco più di 18 anni e lo credevo un
ciccione qualunque, ero convinto che l’avrei battuto facilmente. Dieci minuti
dopo ero a terra, dopo essermi preso una bella battuta, stordito dal gas emesso
dal fermaglio della sua cravatta. Stavolta, però, le cose sono diverse: sono
più anziano, più esperto, più consapevole, sicuro…sicuro che mi ridurrà ad uno
spezzatino.
Tento l’approccio allegro
-Ehilà
cicciobello, non ci s’incontrava da parecchio eh? Dì la verità, hai sentito la
mia mancanza?-
Mi arriva un diretto al plesso
solare di cui il mio senso di ragno non riesce ad avvertirmi in tempo, è stato
più veloce di quanto mi aspettassi ed il colpo mi spedisce a terra sulla mia
parte più morbida, togliendomi il fiato. Ok, non ha sentito la mia mancanza, ma
poteva dirmi un semplice: “No”, avrei capito lo stesso. Mi rimetto in piedi con
un balzo e gli sferro un diretto alla mascella. Non lo scuoto nemmeno.
Scommetto che al campionato mondiale di Sumo arriverebbe primo senza sforzo.
Uno scontro tra lui e Blob sarebbe un vero spettacolo, chissà se mi prenderebbe
come manager?
Mentre
penso tutte queste scemenze, continuo a bersagliarlo di pugni e calci, senza
grandi risultati.
-Accidenti
a te…- gli dico -…dopo tutti questi anni, non hai ancora imparato che voi
cattivi, dovete cadere quando noi buoni ve le suoniamo? Dovrò farti avere
l’edizione più recente del “Manuale del supereroe e del supercriminale”.-
-Parli
troppo!- mi dice lui, afferrandomi una gamba, mentre sto vibrandogli l’ennesimo
calcio.
-Me
lo dicono tutti…- ribatto -…ma sono niente in confronto a Deadpool, lui si che
è un chiacchierone, se ti capita di…-
-Sta
zitto!- esclama sbattendomi sul pavimento.
Eccoci qui. Lo sapevi che sarebbe
successo Bullseye, ora la faremo finita una volta per tutte. La pagherai per
Karen, per tutti coloro che hai ucciso dal nostro primo incontro. Non mi
fermerò, finché non sarai a terra e tu lo sai. Sento il tuo battito accelerare,
ti prepari a colpire…ora!
Ero pronto ai tuoi shuriken, il mio
bastone li ferma tutti, ma tu lo sapevi, giusto? Pensi di essere abbastanza
furbo da prevedere le mie mosse vero? E lo sei, io e te siamo molto simili,
quasi due immagini speculari, ma proprio come due immagini riflesse, siamo
l’uno il contrario dell’altro e, se esiste una giustizia, tu non vincerai. Un
altro lancio? Stai diventando prevedibile, mi basta alzare il bastone per
fermarli. No! Aspetta un momento! Non li hai lanciati verso di me, colpiscono
ogni angolo della stanza, rimbalzano, tornano indietro, rimbalzano ancora,
confondono il mio senso radar, non riesco a percepirle e..ah una mi ha colpito
la gamba destra, il dolore mi ha fatto cadere in ginocchio e solo per questo ne
ho evitata una che mi avrebbe aperto uno squarcio nella nuca, ma non sono
riuscito ad evitare la terza e quella mi ha preso il polso, facendomi cadere il
bastone. Prima di riuscire a riafferrarlo, ti sento arrivare e prenderlo e
sento la tua voce dire:
-Bene,
cornetto, a quanto pare non sei così imbattibile quanto credevi!-
Sento il freddo acciaio della canna
di una pistola sulla fronte, il peso del proiettile, in canna, la pressione del
dito sul grilletto.
Il primo round è tuo Bullseye, ma la
partita non è ancora finita
Kingpin mi sbatte sul pavimento
una seconda volta.
-Calma,
ciccione!- gli dico –Se vuoi schiacciare gli scarafaggi, prenditi una paletta!-
Mi libero dalla sua stretta e
torno all’attacco, un diretto a tutta forza, che lo fa vacillare per un attimo,
poi mi afferra alla schiena e mi stringe in una micidiale presa dell’orso.
-Adesso
basta.- esclama –Ti schiaccerò come quell’insetto che sei!-
Sento le mie vertebre
scricchiolare, se non lo fermo ora, saranno in molti a rammaricarsene: Ben,[39]
Mary Jane, la mia piccola figlia May e, soprattutto, io. Anche J.J.J. non ne
sarebbe così felice: con chi se la prenderebbe senza di me? L’unico felice
sarebbe il mio fisioterapista. No, non può finire così. È già successo al tizio
con le orecchie da pipistrello e non ha funzionato con lui.[40]
Devo fare qualcosa e farla subito. Con uno sforzo supremo alzo le braccia e
colpisco, con due pugni gemelli, le orecchie di Kingpin. Il dolore improvviso
lo costringe a lasciarmi andare ed io ne approfitto per martellarlo di colpi. Alla mascella, al
naso allo stomaco. Lo incalzo senza pietà
-Chiariamo
una cosa…- gli dico mentre continuo a colpirlo –…L’ho detto un milione di
volte: i ragni sono aracnidi e non insetti. Ricordatelo la prossima volta, si
dice: “Ti schiaccerò come l’aracnide che sei”.-
Lo sento ansimare, la mia
reazione lo ha preso di sorpresa e gli ha impedito di reagire efficacemente al
mio contrattacco. Cavoli! Sono forte almeno quanto dodici uomini, non posso
permettere a questa palla di lardo di
tenermi in scacco e se devo vincere, devo farlo adesso.
Quando Kingpin cade dopo il mio
ultimo colpo, l’impatto si deve sentire per tutto il palazzo. Resto ad
osservarlo finché sono sicuro che non si muove più, poi mi volto verso Devil
che lotta con Bullseye.
Un attimo prima che il grilletto sia
premuto ed il colpo parta, colpisco di taglio il polso di Bullseye,
disarmandolo.Lo sento ridere mentre dice:
-Perfetto,
Devil, non mi aspettavo di meno da te. Ora, però, vediamo come te la cavi
contro la tua stessa arma.-
Maneggia il mio bastone come se
fosse nato per farlo. Oltre la sua abilità naturale, ha avuto modo di far
pratica in quel periodo in cui m’impersonò per un po’.[41]
Evitare i suoi colpi non è possibile e mi ritrovo ancora a terra. Si avvicina e
gli sferro un calcio sbattendolo sul pavimento. Mi rialzo. Grazie a Dio, i
tendini non sembrano lesionati, la gamba mi regge, anche se a fatica. Con uno
sforzo, mi tolgo lo shuriken dalla caviglia. Non esce molto sangue, né da lì,
né dal polso, grazie al cielo. Ce la farò, dovessi morire, ti prenderò Bullseye
-Fatti
sotto benefattore, ti senti sicuro no? Mi hai sempre battuto prima, non è vero?
Beh provaci ancora, dunque.-
-Mi
stuzzica e ci riesce bene. Mi lancio su di lui, solo per incontrare il suo
ginocchio. Ricado all’indietro. Il dolore mi ottunde i sensi, ho bisogno di
tempo per mettere a fuoco le cose e lui lo sa, m’incalza, non mi da tempo. Ogni
cosa che trova è un’arma per lui: le penne sulla scrivania, il barattolo che le
contiene, il mio stesso bastone.
-Avanti
Devil, so che vuoi portarmi in prigione, provaci, non scapperò stavolta.-
Un altro balzo in avanti, lui mi
lancia contro il bastone, ma stavolta sono pronto ad intercettarlo e lo lascio
ricadere a terra. Lo sento muoversi per la stanza, ha afferrato di nuovo la
pistola, tra poco sparerà, ho solo una possibilità. Un trucco che ho tentato
poche volte, ma con lui deve riuscire o non avrò un’altra occasione. Mi sbaglio
o sta rallentando appositamente per consentirmi di prendere il bastone? Si,
forse è così, sarebbe nel suo stile. Spara, io alzo il bastone verso la
traiettoria del proiettile e… lo ribatto indietro, proprio contro la pistola.
Mentre lascia cadere l’arma, non sento stupore nelle reazioni di Bullseye,
piuttosto, forse, ammirazione? Non sto a pensarci troppo, mi lancio su di lui,
l’afferro alla vita, cadiamo l’uno sull’altro. In un corpo a corpo, sono quasi
certo di poterlo battere e, comunque, devo riuscirci a tutti i costi, le mie
risorse si stanno esaurendo, non resisterò a lungo.
-Hai
ucciso Karen!-gli urlo –Hai ucciso la donna che amavo e l’hai fatto per puro
divertimento, non era un ostacolo per te, era me che volevi, me!-
Mi colpisce con un pugno al mento
-Certo
che volevo te, la ragazza era una sciocca, voleva salvarti, sciocca
sentimentale, era nel posto sbagliato al momento sbagliato. Era come te e
finirai come lei, perché sei troppo sentimentale per vincere veramente.-
Scatto con le gambe afferrandolo al
collo e proiettandolo sopra la mia testa, facendolo ricadere sulla schiena.
-Ti
sbagli Bullseye. Io non sono debole perché ho degli ideali, anzi questo mi
rende più forte, più forte di Kingpin, di te. Non sono così puro di cuore
Bullseye, ma credo fermamente che la Giustizia esiste e se esiste quelli come
te non prevarranno mai, mi senti? Mai! Tu perderai, alla fine, perderai!-
-Sento
una mano afferrarmi il polso, strappandomi un urlo di dolore
-Basta,
ora, Devil, è battuto.-
È L’Uomo Ragno ed ha ragione,
Bullseye sta cadendo a terra ed anche Kingpin è a terra svenuto. Riprendo fiato
e sento che anche il cuore di Peter ha un ritmo martellante. Non è in forma,
Kingpin lo ha conciato per bene ed è la seconda volta che gli capita in pochi
giorni,[42]
per fortuna che ha dei buoni poteri di recupero. Vorrei averli io.
Il portone si spalanca ed ecco arrivare la
Polizia.
-Detective
Trevane, come al solito hai un tempismo perfetto.- dice l’U.omo Ragno ad uno
dei poliziotti
-Zitto
Tessiragnatele.- replica il Detective –Abbiamo atteso quanto ci avete detto di
attendere voi due buffoni in costume, prima di entrare. Ora abbiamo quel che
volevamo: Kingpin e Bullseye.- si rivolge al suo compagno:
-Chi
li sveglia, Corrigan, tu od io?-
-Ci
penserò io, ho portato le manette rinforzate
-Voi
due eroi, avete bisogno di un po’ di assistenza medica o sbaglio?-
Abbozzo un sorriso
-In
effetti un po’ di bende non mi farebbero male…- dico, poi smetto di sentire
qualsiasi cosa e svengo.
Mentre Devil viene curato da
un’avvenente dottoressa di nome Foster, a me capita un tizio biondo dall’aria
efficiente. Si chiama Keith Kincaid ed ha un’aria vagamente familiare, anche
se, a quanto ricordo, non l’ho mai incontrato prima.
-Niente
di serio….- mi dice osservando le
radiografie -…un paio di costole incrinate ed un leggero schiacciamento di
alcune vertebre dorsali, ma non vale la pena di ingessarle, basterà una
fasciatura stretta per un qualche giorno-
-Grazie
dottore.- gli rispondo reinfilandomi la maglietta –E grazie per aver rispettato
la privacy mia e di Devil.-
Il dottor Kincaid sorride
-Nessun
problema, ora vai Uomo Ragno, anche il tuo amico dovrebbe esser pronto ora, le
sue ferite mi sono sembrate superficiali.-
Usciamo al fresco della sera e
respiriamo l’aria inquinata.
-E
così è finita.- gli dico –Come ti senti?-
-Non
lo so- risponde –Pensavo che la sconfitta di Bullseye mi avrebbe fatto sentire
bene, ma sbagliavo, la morte di Karen ha lasciato un vuoto dentro di me ed ora
non so se potrà essere colmato.-
-Ho
provato la stessa cosa dopo la morte di
Gwen Stacy e la vendetta su Goblin non mi fece star meglio, almeno finché non
accettai la presenza di Mary Jane nella mia vita, allora capii che non avevo
perso la capacità di amare ed ora ho una figlia deliziosa e so che un giorno
ritorneranno nella mia vita tutte e due, ne sono certo. A questo proposito, mi
sembra di ricordare di aver sentito che avevi un impegno per cena.
-È vero! Debbie,! Me ne stavo quasi
dimenticando. Ho appena il tempo di passare da casa, farmi una doccia, mettermi
un vestito decente e pensare ad una spiegazione per le ferite. Ci vediamo Uomo
Ragno.-
Lo vedo sorridere, mentre si
lancia fra i tetti. Gli auguro buona fortuna, quanto a me, ho una telefonata da
fare in Florida stasera.
4.
Sono le otto del mattino ed il sole
penetra dalle tapparelle abbassate del mio ufficio di Wall Street. È un piacere
tornare a camminare per queste sale. Sono ancora ricercato, è vero, ma che
importa? Dovevo tornare per assaporare il mio trionfo. Oh certo, le proprietà
di Fisk sono state sequestrate, ma ho uno stuolo d’avvocati ben pagati che
convinceranno dei giudici ben disposti che, dal momento che Fisk me le ha
cedute legalmente prima del sequestro, debbono essermi restituite. Ci vorrà un
po’, ma ho tempo.
-Non
funzionerà Leland!-
Esce dalla penombra dietro la
scrivania, è Devil e non perdo tempo a chiedere come ha fatto ad entrare,
conosco i suoi talenti.
-Mi
aspettavo una tua visita, - gli dico –Sei venuto a rendere omaggio al nuovo
padrone della città, forse?-
-Sono
venuto a dirti che seguirò ogni tua mossa Gufo ed un giorno o l’altro anche tu
cadrai come chi ti ha preceduto e sarò a pensarci, come ho sempre fatto.-
-Vedremo, per
il momento scusami, ho alcuni affari da sbrigare, a meno che tu non voglia
rivolgerti alla polizia….-
Sto parlando ad una stanza vuota. Hai
detto la tua Devil, ma io e te non abbiamo ancora finito, attento a te, perché
sentirai ancora parlare del Gufo.
Il
Daily Bugle ha circa sette milioni di lettori ed oggi, questi lettori sapranno
che una fetta consistente del crimine organizzato della città è stato
decapitato. Certo, non è la vittoria definitiva. Robertson, che approva il mio
pezzo, e Jameson, che sorride soddisfatto, io, tutti sappiamo che c’è ancora
molto da fare, nella lunga ed incessante battaglia per la verità e la
giustizia, ma, finché esisterà una verità da stampare, una storia da far
conoscere, io sarò là per scriverla
È il mio lavoro: io sono Ben Urich, sono un giornalista e
questa è stata la mia storia per oggi.
FINE
NOTE DELL’AUTORE.
Benvenuti.
Quella che avete appena letto, e, se
avete retto sin qui, complimenti, è l’Ultimate Edition dei primi 8 episodi del
Devil MarvelIT, che compongono una storyline chiamata: “Giochi di Potere”
Confesso,
ma non dev’eesere difficile capirlo, che Devil è il mio personaggio preferito e
nella mia gestione per Marvel It ho, consapevolmente recuperato temi e
personaggi di tutta la quasi quarantennale storia del personaggio, rifacendomi
esplicitamente ai cicli di Miller e Nocenti., ma strizzando, anche, l’occhio al
mitico periodo di Stan Lee, in particolar modo alla sua collaborazione con due
mostri sacri come John Romita Sr. E Gene Colan. Ritrovando così, come dicevo
nel primo, originale episodio,
Supercriminali in costume, gangster da salotto e tensioni sentimentali
vecchio stile.
Parlando
di recupero di personaggi dimenticati, credo che sarà necessaria una breve
presentazione del nostro cast, dando per scontato che i personaggi principali:
Devil/Matt, Foggy Nelson, Kingpin e Bullseye e al defunta Karen Page, siano ben
noti al lettore, eccovi alcune notizie sui buoni e cattivi apparsi in questa
UE:
1)
Il
Gufo. Leland Owlsley è uno dei più vecchi avversari di Devil, essendo apparso
per la prima volta in Daredevil Vol 1° #3 dell’agosto 1964. Nel corso della sua
esistenza editoriale, il personaggio aveva subito un progressivo snaturamento
della sua iniziale natura, io l’ho, per così dire, riportato alle origini. Ora
il Gufo, lungi dall’essere ridicolo, è diventato un avversario temibile, che
darà molto filo da torcere al nostro eroe.
2)
Deborah
Harris, apparsa per la prima volta in Daredevil Vol 1°#10/11 del 1965 , in
veste di aspirante dark lady, ritornò in DD #36 e da allora divenne, in veste
di fidanzata di Foggy, parte fissa del cast e sposò, Foggy in DD #166. In
seguito, in episodi inediti in Italia il loro matrimonio andò a rotoli, lei
ebbe una relazione extraconiugale e tutto finì con il divorzio, dopo 16 anni di
oblio, eccola di nuovo come interesse sentimentale di Matt
3)
Padre
Sean Patrick Gawaine e Thomas “Pop” Fenton sono apparsi per la prima volta in
DD #68 del 1969. A quell’epoca “Kid” era un pugile in corsa per il titolo dei
pesi massimi, che era sfruttato da un'organizzazione gangsteristica, che lo
ferì quasi mortalmente. Riapparve anni dopo in DD #119 del 1975, dove fu
spiegato, che, toccato dalla vocazione, mentre si trovava sul letto d’ospedale,
si era fatto prete. I nomi di battesimo dei due, non sono mai stati citati,
sono sempre stati chiamati Kid e Pop, così li ho inventati io, sicuro che non
sarò facilmente smentito. -_^. Mio è anche il collegamento col convento dove
vive Suor Maggie, la presunta madre di Matt.
4)
Riguardo
agli altri personaggi citati: Dante Rigoletto è apparso ne L'Uomo Ragno Marvel
Italia per l’ultima volta nel n. 267, e Gavin Thorpe, creato da Howard Mackie
durante la saga del Clone, si è visto, invece, sul n. 223
5)
I
personaggi dell’Agente dell’F.B.I. Phil Corrigan e dell’U.S. Marshal Sam
Gerard, non sono originali Marvel. Chi mi sa dire da dove li ho presi?
6)
Chi
vuole uccidere Devil e L’uomo Ragno e perché? Per la soluzione dell'enigma su
chi ha messo una taglia su Devil e l'Uomo Ragno, dovete ancora attendere, ma,
prometto, la saprete presto.
7)
Cheryl
Mondat: non giudicatela troppo male. Vi assicuro che il suo comportamento ha
una giustificazione e ne sapremo di più in futuro. Promesso anche questo;
8)
Richard
Fisk, che rivediamo qui dopo gli eventi di Web of Spider-Man #100 (UR, MITA
#159) è tornato per restare, ma sulle sue vere intenzioni, consentitemi di
mantenere un certo riserbo per ora;
9)
Nell’intervallo
tra la settima e l’ottava parte, Devil è comparso in Uomo Ragno MIT #18, che
potrete trovare in Uomo Ragno Ultimate Edition #3
E questo, per ora, è proprio tutto.
Carlo
[1] In Web of Spider Man #56/57 (Uomo Ragno, Star #122)
[2] In Daredevil Vol 2° #5 (Devil, (in Devil l’Uomo senza paura #5, altrimenti detto Devil & Hulk #66)
[3]In “L’ultima mano” in Daredevil #181 (FQ, Star, #15)
[4] Vedi Marvel Knights MIT #3
[5] “Mike Murdock” ha avuto la sua stagione da Daredevil #25 a 42 (Devil, Corno, #20/38)
[6] Ci si riferisce al periodo in cui Devil indossò un costume rinforzato Blu e rosso e fece credere che Matt Murdock era morto assassinato (Vedi DD #321/344 in D&H #19/35)
[7] Eventi avvenuti in DD #82/83 (Devil, Corno, #81/82)
[8] Deborah Harris è l’ex moglie di Foggy ed ha una storia ricca e complessa di cui avremo modo di riparlare
[9] Ovvero le saghe “Ultimi Riti” in DD 297/300 (D&H #3/5) e quella di Kruel in DD #337/342 (D&H #30/32)
[10] Nello storico Amazing Spider Man Vol 1° #52 (Uomo Ragno, Corno, #47)
[11]Ben non lo sa, ma noi si, però Jake Conover è anche il Boss del crimine chiamato la Rosa, anche se questo non avrà molta importanza tra non molto
[12] Una vecchia storia di DD che risale a DD #113/115 ovvero Devil (Corno) #126 e UR (Corno) #130
[13] In ASM #396 e PPTSSM #219 (UR, Mita, #180)
[14] Per ben due volte in Daredevil Vol 1° #15 (Devil Corno #13) e Daredevil Vol 1° #86 (Devil, Corno, #85)
[15] Nell’ormai mitica saga “Rinascita” (Born Again”)
[16] Un altro riferimento a “Rinascita”
[17] In episodi inediti di Daredevil
[18] C’è bisogno che vi dica che Steve Rogers era, all’epoca, Capitan America e che compare qui dopo gli eventi di Vendicatori #8?
[19] In Peter Parker Spider Man (Vol 1°) #95 (UR, Marvel Italia, #268)
[20] Daredevil #3 (Devil, Corno, #3 oppure Devil Classic, Star, #1)
[21] Vedi Daredevil #300 (Devil & Hulk #6)
[22] In Daredevil dal #284 al #290 (FQ, Star dal #104 al #110)
[23] In Daredevil #190 (FQ, Star #24)
[24] In Daredevil #191 (FQ, Star #25)
[25] Per quanto è successo a Vanessa, vedi Daredevil #172/179 (FQ, Star, #3/10)
[26] Per un resoconto accurato degli eventi vedi la Graphic Novel: “Devil: Amore e guerra”.
[27] Simyon Borisovitch Kurazov, lo zar della mafia russa in Marvel Knights #5
[28] Per sapere a che si riferisce Ivan non mancate di leggere Marvel Knights #6
[29] Per sapere a cosa si riferisce Foggy, rileggetevi la Saga Guardian Devil in Daredevil Vol 2° #1/8 (in Devil l’Uomo senza paura #1/8, vale a dire: Devil & Hulk #62/69)
[30] L’Uomo Ragno
[31] Come? Dove? Scopritelo in: L’Uomo Ragno (MarvelIt) #16 ovvero UR Ultimate Edition #3
[32] Heather Glenn, che fu per lungo tempo fidanzata di Matt, s’impicco in Daredevil Vol 1° #220 (FQ, Star, #33)
[33] Morgan, Boss del crimine di Harlem fino ad alcuni anni fa è stato visto per l’ultima volta in Marvel Team UP #88
[34] Per la storia di Jake Olson vi consiglio: Thor Vol 2°, i primi cinque numeri del Thor Marvelit e lo Speciale Thor Guerra dei Mondi
[35] Internal Revenue Service, il Fisco americano
[36] Per sapere cosa succede con L’Uomo Ragno e chi siano coloro che l’accompagnano vedi L’Uomo Ragno MIT #18 in UR Ultimate Edition #3
[37] Affrontato dai due in Amazing Spiderman #16 (Uomo Ragno, Corno, #13)
[38] Nell’omonimo crossover del 1990
[39] Ben Reilly, l’altro Uomo Ragno
[40] Devo dirvi a cosa sta alludendo Peter?
[41] In Daredevil Vol 1° #285/289 (FQ, Star, #105/109)
[42] Vedi UR Ultimate Edition #3